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Contagi a quota 15 mila

La linea Merkel per governare la pandemia: è ora di stare a casa

E’ ora di pensare alle soluzioni, non alle colpe. E’ ora di agire. E’ ora di ricominciare a stare a casa. Cosa imparare dal metodo Merkel

Claudio Cerasa

I dati registrati ieri in Italia – 15.199 casi nelle ultime 24 ore, 127 morti, 56 nuovi ingressi nelle terapie intensive, 177.848 tamponi – dovrebbero suggerire di entrare in una fase nuova della polemica politica all'interno della quale l'obiettivo prioritario dovrebbe essere per tutti non ragionare su ciò che non è stato fatto finora per farci trovare pronti di fronte alla seconda ondata ma è ragionare su cosa andrebbe fatto ora per evitare che la seconda ondata ci travolga come è stato con la prima

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Nella nostra quotidiana convivenza con la pandemia, abbiamo imparato che arriva sempre un momento in cui l’opinione pubblica e la classe dirigente hanno il dovere di fare un salto di qualità e di passare dalla fase della ricerca delle colpe alla fase della ricerca delle soluzioni. I dati registrati ieri in Italia – 15.199 casi nelle ultime 24 ore, 127 morti, 56 nuovi ingressi nelle terapie intensive, 177.848 tamponi – dovrebbero suggerire di entrare in una fase nuova della polemica politica all’interno della quale l’obiettivo prioritario dovrebbe essere per tutti non ragionare su ciò che non è stato fatto finora per farci trovare pronti di fronte alla seconda ondata ma è ragionare su cosa andrebbe fatto ora per evitare che la seconda ondata ci travolga come è stato con la prima. E per ragionare su ciò che andrebbe fatto oggi per provare a governare la seconda ondata, per provare a responsabilizzare le istituzioni, per provare a non deresponsabilizzare i cittadini, il modello migliore da ascoltare, da seguire e da studiare è quello messo in campo in questi mesi dall’unica democrazia al mondo che, pur trovandosi nel cuore dell’Europa, pur essendo uno dei pilastri della globalizzazione, pur essendo il fulcro degli scambi di un continente, pur essendo circondata da paesi ad alta densità di contagi, è riuscita finora a fare in modo esemplare quello che tutti i paesi liberi del mondo in questo momento stanno probabilmente sognando: vivere con il virus senza isteria, con prudenza, senza paura, senza litigare, senza pensare che l’emergenza sia temporanea e tenendo in equilibrio costante la tutela della salute e la tutela dell’economia, evitando di inseguire gli spericolati e irresponsabili teorici dell’immunità di gregge.

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Nella nostra quotidiana convivenza con la pandemia, abbiamo imparato che arriva sempre un momento in cui l’opinione pubblica e la classe dirigente hanno il dovere di fare un salto di qualità e di passare dalla fase della ricerca delle colpe alla fase della ricerca delle soluzioni. I dati registrati ieri in Italia – 15.199 casi nelle ultime 24 ore, 127 morti, 56 nuovi ingressi nelle terapie intensive, 177.848 tamponi – dovrebbero suggerire di entrare in una fase nuova della polemica politica all’interno della quale l’obiettivo prioritario dovrebbe essere per tutti non ragionare su ciò che non è stato fatto finora per farci trovare pronti di fronte alla seconda ondata ma è ragionare su cosa andrebbe fatto ora per evitare che la seconda ondata ci travolga come è stato con la prima. E per ragionare su ciò che andrebbe fatto oggi per provare a governare la seconda ondata, per provare a responsabilizzare le istituzioni, per provare a non deresponsabilizzare i cittadini, il modello migliore da ascoltare, da seguire e da studiare è quello messo in campo in questi mesi dall’unica democrazia al mondo che, pur trovandosi nel cuore dell’Europa, pur essendo uno dei pilastri della globalizzazione, pur essendo il fulcro degli scambi di un continente, pur essendo circondata da paesi ad alta densità di contagi, è riuscita finora a fare in modo esemplare quello che tutti i paesi liberi del mondo in questo momento stanno probabilmente sognando: vivere con il virus senza isteria, con prudenza, senza paura, senza litigare, senza pensare che l’emergenza sia temporanea e tenendo in equilibrio costante la tutela della salute e la tutela dell’economia, evitando di inseguire gli spericolati e irresponsabili teorici dell’immunità di gregge.

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Nel mondo libero, il modello Merkel è l’unico che sembra stia funzionando e una delle caratteristiche più importanti del metodo scelto dalla cancelliera tedesca è quello di provare a intervenire non dopo la manifestazione di un problema ma ben prima che questo si manifesti. E per questo, nonostante i contagi ben più limitati rispetto a quelli registrati ieri in Italia, 7.595 nuove infezioni nelle ultime 24 ore con 39 decessi,  Merkel pochi giorni fa ha deciso di parlare alla nazione invitando la popolazione a fare spontaneamente quello che i governi vorrebbero evitare di imporre ai propri cittadini: stare di più a casa, uscire solo quando è necessario, per proteggere la nostra economia, la nostra salute, la scuola dei nostri figli. “Dobbiamo farlo per la nostra economia e per i nostri posti di lavoro: rispetto e buon senso sono i mezzi più efficaci che abbiamo, al momento, contro la pandemia”. Siamo in un’emergenza, dice Merkel, ma l’emergenza non riguarda solo il presente, riguarda anche il futuro, e chi ha responsabilità di governo ha il dovere di spiegare ai propri cittadini che la convivenza con il virus purtroppo non sarà breve.

 

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Già, ma come si fa a copiare la Germania? Karl Lauterbach, che è un membro del Bundestag dal 2005 e che appartiene all’Spd, tre giorni fa ha offerto al Guardian un editoriale magistrale con cui ha spiegato qualche segreto sul miracolo tedesco. Secondo Lauterbach, la forza della Germania non è stata solo quella di avere un sistema sanitario molto forte (in Germania ci sono poco meno di 800 pazienti in terapia intensiva a fronte di 30 mila posti letto attrezzati a questo scopo, con 9.000 posti liberi già adesso e altri 12 mila attivabili in caso di emergenza), di avere un numero di letti per i ricoveri ordinari dedicati al Covid pari a 200 mila posti (in Italia, in tutto, i posti letto dedicati ai ricoveri ordinari sono circa 190 mila) e di avere una capacità di tracciamento molto importante (da mesi la Germania traccia un milione di persone a settimana e già oggi ha una capacità di test settimanali pari a 1,5 milioni, l’Italia si attesta oggi sui 700 mila test a settimana). Non c’è solo questo, dice Lauterbach, ma c’è molto altro. C’è una comunicazione trasparente su ciò che sappiamo scientificamente e su ciò che invece non sappiamo, “che è la base delle nostre decisioni politiche”. C’è l’idea di evitare a tutti i costi di dare alla popolazione “l’impressione di adottare una politica non basata sull’evidenza”. Ma c’è soprattutto l’idea che l’incertezza e il dubbio su come agire non siano una vergogna per scienziati o politici in questo momento e per questo abbiamo scelto di fare di tutto affinché “tutti i risultati scientifici fossero trattati in modo trasparente e che ogni incertezza fosse ammessa apertamente”. E’ ora di pensare alle soluzioni, non alle colpe. E’ ora di agire. E’ ora di ricominciare a stare a casa.

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