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Dalla decrescita felice alla decrescita serena: ecco la (non) svolta del M5s

Luca Roberto

Altro che maturazione. L’analisi del sociologo De Masi sul futuro politico dei cinquestelle è un’accozzaglia di idee ritrite

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Roma. Dopo 5 anni all’opposizione e una seconda legislatura vissuta sin dal principio al governo del paese, è lecito chiedersi quanto e come (e se) il tempo abbia cambiato il Movimento cinque stelle. Se cioè le tendenze euroscettiche che premevano per uscire dall’euro o la guerra condotta contro “i taxi del mare” o ancora il modello economico statalista siano solo rimasugli di un passato inaccessibile, o sensibilità sempre pronte a riemergere a galla. In fondo gli Stati Generali del 17 e 18 novembre erano stati pensati con l’intento preciso di fare i conti con i propri fantasmi e darsi un orizzonte politico di più largo respiro. E proprio per preparare la seduta psicanalitica del congresso, la senatrice Barbara Floridia ha commissionato al sociologo Domenico De Masi un’indagine per cercare di scoprire, attraverso sondaggi anonimi sottoposti ad alcuni esponenti del movimento, qual è e quale sarà in futuro la cultura politica dei cinque stelle. Un contributo che Luigi Di Maio s’è affrettato a definire “una mappa per orientare il Paese nelle sfide dei prossimi 20 anni”.

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Roma. Dopo 5 anni all’opposizione e una seconda legislatura vissuta sin dal principio al governo del paese, è lecito chiedersi quanto e come (e se) il tempo abbia cambiato il Movimento cinque stelle. Se cioè le tendenze euroscettiche che premevano per uscire dall’euro o la guerra condotta contro “i taxi del mare” o ancora il modello economico statalista siano solo rimasugli di un passato inaccessibile, o sensibilità sempre pronte a riemergere a galla. In fondo gli Stati Generali del 17 e 18 novembre erano stati pensati con l’intento preciso di fare i conti con i propri fantasmi e darsi un orizzonte politico di più largo respiro. E proprio per preparare la seduta psicanalitica del congresso, la senatrice Barbara Floridia ha commissionato al sociologo Domenico De Masi un’indagine per cercare di scoprire, attraverso sondaggi anonimi sottoposti ad alcuni esponenti del movimento, qual è e quale sarà in futuro la cultura politica dei cinque stelle. Un contributo che Luigi Di Maio s’è affrettato a definire “una mappa per orientare il Paese nelle sfide dei prossimi 20 anni”.

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De Masi è l’intellettuale di riferimento dei grillini, ispiratore del reddito di cittadinanza e del lavorare meno a parità di salario di cui il M5s s’è fatto interprete negli anni. E che di cambiamenti ne siano stati riscontrati è stato lo stesso De Masi ad accennarlo, a partire da un inedito europeismo e dall’archiviazione delle tendenze anti immigrazione che avevano caratterizzato l’esperienza di governo con la Lega, presunti indici di maturità. E però basta dare una scorsa nel testo alle ricette in campo economico per scoprire come il passato ritorni con una fin troppo furba operazione di cosmesi linguistica.

 

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Se prima la parola chiave era decrescita felice, il nuovo mantra diventa quello della decrescita serena, “intesa come riduzione graduale, pianificata e condivisa degli eccessi patologici del sistema consumista e dell’economia neo-liberista”. A questo scopo, “sarà necessario abbandonare le logiche del consumismo; ritornare a una vita improntata alla parsimonia e ai valori etici; rispettare l’ambiente e le comunità; recuperare alcuni mestieri di carattere artigianale”. In parole povere, ricalcare esattamente quanto prescritto da Serge Latouche. E infatti poco dopo lo stesso documento recita: “decrescita e tutela dell’ambiente saranno elementi inscindibili di tutto ciò che viene declinato con il termine ‘economia circolare’.

 

In termini di condotta macroeconomica “si prospetta all’orizzonte una strada che si collocherà nel solco di un nuovo socialismo liberale sulla falsariga di quello descritto da Rosselli ma depurato dalle logiche craxiane e dai fallimenti blairiani o clintoniani”. E come garantire sviluppo se non attraverso “uno stato centrale forte” che “pianificherà l’economia nei settori strategici”?

 

Ma non è finita qui. Come concessione esplicita alle proprie origini casaleggiane si evoca la necessità di “riportare in Italia il modello Olivetti”, così come viene buona per ogni stagione la proposta di creare un e-commerce del made in Italy che faccia concorrenza ad Amazon. A un certo punto, pur di tranquillizzare qualche osservatore esterno si fa esplicito cenno al fatto che “la proprietà privata e il libero mercato resteranno garantiti”. Salvo poi elencare come possibili esiti di governo futuro scenari che vanno dal localismo esasperato al comunismo. Farà anche sorridere come si sancisca che in futuro “le competenze saranno fondamentali” anche per il M5s. Ciò non toglie che se dovessero essere impiegate per realizzare il passaggio dalla decrescita felice a quella serena, i grillini potrebbero scoprire di non essere cambiati di una virgola. Forse solo di un aggettivo.

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