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Industriali di fuoco

"Basta piagnoni. Rispettare il coprifuoco, collaborare con il governo". Parla Pasini

Carmelo Caruso

"La ripresa economica esiste. Il coprifuoco in Lombardia andava fatto. Il Mes va preso. Il Recovery è occasione storica". Intervista a Giuseppe Pasini, presidente della Confindustria Brescia e di Feralpi

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Dice che è l’ora di smetterla di lamentarsi del coprifuoco (“se è necessario si fa e basta”), dice che la ripresa non è un’invenzione di Giuseppe Conte ma che è timida ma vera (“per questo occorre fare di tutto per non sprecare la ripartenza”). E dice pure che il Recovery Fund è qualcosa di enorme, di mai visto, che il Mes va preso, che Confindustria ha usato toni troppo severi con il governo (“A volte siamo stati troppo duri. E duramente ci ha risposto il premier. Ma si esce tutti insieme dalla pandemia. Dunque voltiamo registro”). Tutte queste cose le dice Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia e presidente di Feralpi.

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Dice che è l’ora di smetterla di lamentarsi del coprifuoco (“se è necessario si fa e basta”), dice che la ripresa non è un’invenzione di Giuseppe Conte ma che è timida ma vera (“per questo occorre fare di tutto per non sprecare la ripartenza”). E dice pure che il Recovery Fund è qualcosa di enorme, di mai visto, che il Mes va preso, che Confindustria ha usato toni troppo severi con il governo (“A volte siamo stati troppo duri. E duramente ci ha risposto il premier. Ma si esce tutti insieme dalla pandemia. Dunque voltiamo registro”). Tutte queste cose le dice Giuseppe Pasini, presidente di Confindustria Brescia e presidente di Feralpi.

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Si tratta di un gruppo siderurgico che fattura oltre un miliardo di euro, 1.500 dipendenti, tre stabilimenti di cui uno in Germania “che sta varando le misure necessarie perché la pandemia è comune. Non è che l’Italia fa peggio o meno degli altri. L’Italia fa quello che va fatto”. Accetta dunque il coprifuoco, le chiusure anticipate? “Ma le sembra che dopo quello che è accaduto nella mia regione faccio polemica sul coprifuoco?”. Matteo Salvini ha detto che la parola non gli piace e che fa tornare in mente gli anni terribili. “Ho capito che la parola non è gradita e che quando si dice coprifuoco si pensa al Cile e a Pinochet. Ma dopo quello che la Lombardia ha dovuto vivere, dopo il costo in termini di vite umane, il coprifuoco non mi spaventa mentre mi spaventa il ricordo di marzo e aprile scorso. Le imprese ferme. Le strade vuote. E’ questo che non ci possiamo permettere”.

 

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Ripete che adesso l’unico pensiero fisso degli italiani dovrebbe essere uno: cosa posso fare per evitare un lockdown. “Ebbene, io mi sono fatto la domanda e dato una risposta. Fare tutto ciò che serve per evitare la prossima chiusura”. Una frase alla Mario Draghi? “E’ la frase di uno che pensa che se fermiamo un’altra volta la Lombardia e il paese, questa volta si fermerà per sempre l’Italia. Il coprifuoco? Ma se occorre non uno, ma due”. La Lega non sarebbe convinta e anche Fdi, ieri ha dichiarato che forse non è la migliore soluzione. La decisione è finita sulle spalle di Attilio Fontana che è il presidente che le prende da tutti. Ci tocca difendere il “povero” Fontana? “E cosa avrebbe dovuto fare ? Stiamo parlando di una regione che ha avuto oltre 700 zone rosse. Prudenza, velocità. Questo serve. Chi non avrebbe chiesto il coprifuoco?”. Chiediamo quindi a Pasini se è vero che ci sia quella ripresa economica di cui parla Conte. E’ una fantasia, un messaggio d’allegria o è un piccolo segnale? “Parliamo di Brescia. Abbiamo registrato una bella ripresa ad agosto. A settembre abbiamo lavorato bene. E’ chiaro che rispetto al 2019 la riduzione è significativa e che siamo sotto il livello (-25.7 %) ma se riusciremo a superare la pandemia, scongiurare la chiusura, possiamo farcela. Non deve divampare”. Sembra di capire che lei è ottimista. “Si, lo sono. Brescia è una comunità manifatturiera. E’ nel nostro dna. Siamo ottimisti e questo ci permette di resistere e rialzarci”.

 

Per Pasini bisogna arrivare al 2021 quando sarà possibile ricevere le risorse del Recovery Fund. Ci crede in quel denaro? “Non solo. Lo ritengo la più grande delle opportunità che ci è mai capitata. E sa perché? Perché è legato a progetti virtuosi. Ricerca, formazione, sostenibilità. Per spenderli serve però una grande coesione fra imprenditori, sindacati e governo. Grazie a quello strumento possiamo recuperare il gap degli ultimi dieci anni”. Non è che le piace Conte? “Sul Recovery non posso che fargli un plauso, ma sul Mes lo pizzico. Così come sulla manovra. Poco attenta alle imprese. E’ un peccato che ci rinunci. Lui dice che il Mes non ci serve. Io credo invece di sì”. Pasini non si intende di “effetto stigma”. E’ il fantasma che ha agitato Conte per giustificarne il rifiuto. “Non so se ci sia un effetto stigma. Quei soldi ci traghetterebbero al 2021. Ripeto. Ci servono”. Dicono che a voi imprenditori serva lo sblocco dei licenziamenti. Solo quello. “Ma davvero si può credere che un imprenditore desideri licenziare dopo tutto quello che ha speso per formare un dipendente? Io non ho mai licenziato nessuno senza una valida causa. Ecco che torniamo alla necessità di rispettare le regole. La pandemia significa chiusura, cassa integrazione, la tenuta sociale a rischio. Evitiamolo”. Non siete quindi ostili per statuto al governo? “Collaborando con prefetto, sindacati, a Brescia, siamo ripartiti primi di tutti gli altri. La Confindustria ha a volte usato toni troppo duri e duramente ci ha risposto Conte. Ne usciremo ma tutti insieme”. La Lombardia, un giorno, ne uscirà? “E’ il motore dell’Italia, se non ce la facciamo noi chi dovrebbe farcela?”.

 

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