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L'antisceriffo

Del Bono, sindaco Pd di Brescia: "Dpcm raffazzonato. Poteri chiari e Mes subito"

Carmelo Caruso

Il vicepresidente dell'Anci, critica il governo: "Meno dpcm notturni e più concertazione. I sindaci non possono chiudere in autonomia tutto". L'intervista

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Quindi lei, a Brescia, non vuole fare il “sindaco sceriffo”? Davvero Emilio Del Bono rinuncia ai “pieni poteri” che da ieri il  dpcm di Giuseppe Conte  assegna? “Innanzitutto non voglio fare lo sceriffo. Ai pieni poteri preferisco i poteri chiari. Ai testi promulgati di sera preferisco i testi ragionati del mattino. Nel dpcm approvato domenica non ci sono pieni poteri, ma solo indicazioni confuse. E’ mancata la concertazione fra governo e sindaci. Il risultato non è un buon risultato”. E invece si dice che adesso voi sindaci vogliate eludere le responsabilità e che avete paura di fare la vostra parte: “mezzi sceriffi”, “mezzi amministratori”. Siete diventati i nuovi malmostosi italiani?  “Io non ho paura. Si vogliono dare più poteri agli amministratori locali? Rispondo: ‘Ci sono’. E però, non posso accettare testi raffazzonati. Non si può rompere la catena della logica. Alle responsabilità devono corrispondere i mezzi. Ebbene, quei mezzi mancano. I sindaci non hanno autorità sanitaria. Non sono loro che possono chiudere tutto”.

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Quindi lei, a Brescia, non vuole fare il “sindaco sceriffo”? Davvero Emilio Del Bono rinuncia ai “pieni poteri” che da ieri il  dpcm di Giuseppe Conte  assegna? “Innanzitutto non voglio fare lo sceriffo. Ai pieni poteri preferisco i poteri chiari. Ai testi promulgati di sera preferisco i testi ragionati del mattino. Nel dpcm approvato domenica non ci sono pieni poteri, ma solo indicazioni confuse. E’ mancata la concertazione fra governo e sindaci. Il risultato non è un buon risultato”. E invece si dice che adesso voi sindaci vogliate eludere le responsabilità e che avete paura di fare la vostra parte: “mezzi sceriffi”, “mezzi amministratori”. Siete diventati i nuovi malmostosi italiani?  “Io non ho paura. Si vogliono dare più poteri agli amministratori locali? Rispondo: ‘Ci sono’. E però, non posso accettare testi raffazzonati. Non si può rompere la catena della logica. Alle responsabilità devono corrispondere i mezzi. Ebbene, quei mezzi mancano. I sindaci non hanno autorità sanitaria. Non sono loro che possono chiudere tutto”.

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E infatti, l’Anci, di cui Del Bono è vicepresidente in qualità di sindaco di Brescia, uomo del Pd, ha contestato il dpcm e la parola “sindaco” che è stata pronunciata di sera  ma annacquata di mattina. Almeno lei ha compreso cosa è accaduto? “Mi sembra chiaro che il documento sia stato concertato da governo e regioni”. Dunque dopo il duello stato-regioni ci attende la triplice sfida: governo-regioni-comuni? “In quest’occasione, i sindaci sono stati trattati da convitati di pietra”. E’ stato così chiamato in causa il ministero dell’Interno che ha promesso “non lasceremo soli i comuni”, si è precisato che sarà il comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza pubblica a stabilire chiusure insieme a loro. 


E il motivo lo  spiega Del Bono: “Non si è mai visto un sindaco che in autonomia autorizzi un tso così come non si è mai visto un sindaco intervenire in materia sanitaria senza consultarsi con le aziende sanitarie”. A Brescia, ad esempio, buona parte dei provvedimenti, di buon senso, erano già stati adottati da mesi senza dover attendere un nuovo dpcm. Nella città di Del Bono, già a maggio, si è data una stretta alla movida, si è vietata la somministrazione di alcolici, si sono previste solo consumazioni ai tavoli. Significa che buona parte delle misure in vigore da ieri appare quasi superata. Dicono che Conte abbia deciso che non decidere è bellissimo, che rimandare è saggio, ma per Del Bono non sempre è praticabile. “Serve coraggio. E so che è drammatico dirlo. Se la situazione peggiora è ragionevole impedire il movimento, pensare a provvedimenti drastici”. Si arriverà alla chiusura? “Non parlo di lockdown. Ma è  probabile che si arriverà a limitare la socializzazione. Troncare, limitare la socializzazione nelle regioni in cui si rende necessario, è un modo per salvarci”. E allora per quale ragione i comuni non possono farlo? “Perché non dispongono degli agenti necessari, perché servono misure sovracomunali. In Lombardia, i numeri sono già impressionanti. Basta davvero chiudere la piazza di un comune?”. E’ vero che le regioni sono in ritardo? “Mi sembra che si stia perdendo tempo. La medicina di territorio è rimasta fragile. Ho come l’impressione che si stiano ripetendo gli stessi errori di un anno fa. Si va verso l’ospedalizzazione della malattia”.

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E ci sono i trasporti che rimangono ancora l’insoluto. “Vogliamo tenere aperte le scuole? Non posso che essere d’accordo ma si devono destinare risorse eccezionali. Non basta l’orario differenziato”. Chiudiamo ristoranti e palestre? “Ecco, E’ la dimostrazione di quello che dico. Non bisogna legiferare nell’astratto. Criminalizzare settori. Ho visto ristoratori rigorosissimi nell’applicare le norme e altri che le hanno aggirate. La verità è che siamo vulnerabili nel controllo”. Ma siamo ormai certi che non accetteremo il Mes per evitare “l’effetto stigma”.  Così l’ha definito Conte. “L’effetto stigma? Qui si continua a non capire che quel denaro ci serve ora. Subito. Dobbiamo assumere medici di base. Non possiamo attendere ancora”. Perché il governo aspetta? “Perché c’è chi da mesi soffia sul fuoco. Con una destra responsabile, con una destra che, per una volta, e dico solo una volta, si dimostrasse aperta, tutto sarebbe più semplice. La destra può essere decisiva. Con il suo coraggio si avrebbe più coraggio”. Rinuncia dunque alla stella da sceriffo? “Mi è sempre bastata  la fascia da sindaco”.

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