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Lo scenario

Covid, Conte frena sullo stop a scuole e ristoranti. Per ora solo più smart working

Il premier resiste ma è circondato, Franceschini si infuria. Le regioni vanno in ordine sparso. E Arcuri attacca i governatori

Simone Canettieri

Il governo esclude nuovi Dpcm all'orizzonte, ma domani c'è il consiglio dei ministri della verità. Questa sera il vertice sulla manovra, i nervi sono tesissimi

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Venerdì mattina, il cielo è nero. Come l’umore di Dario Franceschini. Il capo delegazione del Pd prende il cellulare e telefona a Palazzo Chigi: “Sapete se il presidente tornerà a Roma in serata?”.

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Venerdì mattina, il cielo è nero. Come l’umore di Dario Franceschini. Il capo delegazione del Pd prende il cellulare e telefona a Palazzo Chigi: “Sapete se il presidente tornerà a Roma in serata?”.

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La risposta è negativa. D’altronde, il premier è a Bruxelles, poi volerà in Calabria per i funerali di Jole Santelli e la sera è atteso a Genova per il festival di Limes. “Ah, no. Non ci sarà? Bene. Arrivederci”.

E così Franceschini detta all’agenzia Ansa una nota affilata come una lama. Con la quale chiede a Conte una riunione per decidere “senza indugio”  nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le regioni. Nell’espressione “senza indugio” sono racchiuse l’irritazione del Pd e la posizione attendista del premier. Che frena, quasi sembra non farsi trovare, salvo poi far trapelare che non vuole arrivare a un lockdown, che la Campania ha fatto male a chiudere le scuole ma allo stesso tempo blocca la tentazione della ministra Lucia Azzolina di impugnare l’ordinanza di De Luca. Lo descrivono dunque tormentato. Ma è soprattutto circondato. Perché Franceschini fa asse con Roberto Speranza e il M5s non è pervenuto. Non battono un colpo il capo politico Vito Crimi, tace il capo delegazione Alfonso Bonafede che anzi chiama il ministero dell’Istruzione per capire quale sia la linea. Già, qual è?   Il Pd chiede al premier di spicciarsi e di non mandare avanti le regioni: didattica a distanza per le superiori, smart working potenziato e, forse, ma solo forse, stop a ristoranti e bar. Ma Conte frena. 

“Il presidente è combattuto – raccontano a Palazzo Chigi – e molto colpito dalle lettere che gli arrivano in questi giorni”.  Gli scrivono promessi sposi, ma anche donne  che si vogliono maritare in preda a turbamenti. “Presidente, ma se richiudete tutto, il mio lui mi aspetterà?”. Chi lo sa.

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Nel frattempo si va in ordine sparso. In tarda mattinata, in Conferenza stato-regioni si materializza anche il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri che accusa i governatori di non aver fatto abbastanza per aumentare i posti  delle terapie intensive in questi mesi. 
Francesco Boccia ha il suo bel da fare per placare gli animi e rinvia tutto a questa mattina. Prende piede l’ipotesi della didattica a distanza per le superiori. “Almeno per chi frequenta il terzo, quarto e quinto anno”, dicono dal ministero della Salute. Azzolina resiste e dice no a misure generalizzate e rimanda tutto all’autonomia dei presidi. Il suo è dunque un no alla didattica digitale al cento per cento con intere classi a casa. Il governo è fermo, ma il virus si agita: i positivi superano quota diecimila, dieci regioni sono a rischio dal punto di vista della risposta sanitaria. Uno squillo arriva dalla Lombardia. Attilio Fontana annuncia lo stop agli sport dilettantistici e soprattutto chiude i bar alle 21. 

Il pungolo dei grillini porta la firma di Luigi Di Maio che dice no alla chiusura di scuole e attività produttive, ma allo stesso tempo anche il ministero degli Esteri si mette in scia con Franceschini e manda a dire al premier che “bisogna anticipare delle mosse perché dobbiamo scongiurare il lockdown generalizzato”.

Alla fine l’ipotesi più probabile è quella di favorire lo smart working nei comparti pubblici e privati e di scaglionare le presenze nelle scuole superiori. Ma niente chiusure. Così come niente Dpcm all’orizzonte. Uno scenario che anche il Viminale esclude  perché deve ancora emanare la circolare per applicare quello di pochi giorni fa. In questo quadro mobile preoccupano le fughe in avanti delle regioni che se non normate rischiano di creare ancora più caos. Per questo Boccia riunirà i governatori questa mattina.  

Anche se alla fine Franceschini sembra averla spuntata: ieri notte, a margine del vertice sulla manovra, è riuscito a incontrare Conte (arrivato in ritardo da Genova) per parlare delle misure da attuare “senza indugi” per cercare di fermare l’avanzata del virus.

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