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"A Torino la Appendino è stata un disastro. Il prossimo candidato lo decide il Pd". Parla Fassino

Carmelo Caruso

"Si ritira per il suo fallimento e non per la condanna. Peggio della Raggi. Il Pd deve dare la carte. Calenda ottimo ma vince solo con noi". Intervista a Piero Fassino

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Dopo il ritiro di Chiara Appendino, il Pd, a Torino, cosa farà? “Cercherà di costruire un campo largo, proverà ad aggregare le forze progressiste. La domanda non è cosa farà il Pd, ma cosa vuole fare il M5s. E mi pare evidente che a Torino, dopo cinque anni di amministrazione deludente, non potrà essere il M5s a decidere chi sarà il prossimo candidato sindaco”. Dunque per Piero Fassino il passo indietro della Appendino non è il bel gesto di stato? Non è la rinuncia per coronare l’alleanza Pd-M5s? “Il passo indietro nasce dalla consapevolezza dell’ampia delusione che la sua amministrazione ha suscitato in ogni settore della città. La Appendino lascia una città piegata, immobile, senza respiro. E’ questa la vera ragione per cui ha scelto di non ricandidarsi”.

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Dopo il ritiro di Chiara Appendino, il Pd, a Torino, cosa farà? “Cercherà di costruire un campo largo, proverà ad aggregare le forze progressiste. La domanda non è cosa farà il Pd, ma cosa vuole fare il M5s. E mi pare evidente che a Torino, dopo cinque anni di amministrazione deludente, non potrà essere il M5s a decidere chi sarà il prossimo candidato sindaco”. Dunque per Piero Fassino il passo indietro della Appendino non è il bel gesto di stato? Non è la rinuncia per coronare l’alleanza Pd-M5s? “Il passo indietro nasce dalla consapevolezza dell’ampia delusione che la sua amministrazione ha suscitato in ogni settore della città. La Appendino lascia una città piegata, immobile, senza respiro. E’ questa la vera ragione per cui ha scelto di non ricandidarsi”.

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Parliamo di Torino con Fassino che della città è stato sindaco dal 2011 al 2016, ma parliamo anche di elezioni amministrative, primarie, di Roma, di Carlo Calenda con lui che è stato segretario dei Ds, oggi presidente della commissione Esteri alla Camera. Da ieri, a Torino, la vera novità è che ciò che era nuovo, il M5s, in meno di cinque anni è l’antico più antico. Con un post sui social, la sindaca ha annunciato che non vuole fare più la sindaca: “Ho deciso di fare un passo di lato. Una scelta di coerenza dopo la condanna che ho subito”. La Appendino si è sottratta al “giudizio” politico? Risponde: “La verità è che ha deluso i torinesi. Di fronte a uno scenario infelice ha deciso di non ripresentarsi”. E invece dal M5s dicono che la loro sindaca sia tormentata dalla condanna per falso e che farsi dimenticare sia il miglior modo per farsi ricordare. La vogliono adesso al governo, alla guida del M5s. La fedina penale non la danneggia ma la eleva. “La sua vicenda giudiziaria non ha rilievo, è marginale. Lo si vede dall’entità della condanna. Lo ripeto. Il suo ritiro ha ragioni politiche” dice Fassino che parla di Torino come una Roma che non è Roma, ma solamente “perché Virginia Raggi è riuscita anche a fare peggio della Appendino”.

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Vuole dire che Torino è la grande dimenticata d’Italia. “Parliamo di una città che dopo essere stata per un secolo la principale factory town italiana, dalla fine del ‘900 al 2016 - sotto la guida della sinistra - ha conosciuto una straordinaria trasformazione della sua identità. Una città che ha saputo ripensarsi e che il New York Times  ha indicato come esempio di città dinamica”. Con la giunta Appendino si è scoperta antimoderna, contro le infrastrutture, contro la Tav. “Non solo. Ha demonizzato la seconda linea metro salvo poi capirne la necessità. Era un progetto del Pd, della mia giunta. Come M5s si sono opposti alla Tav malgrado l’intera città ne abbia chiesto il completamento. Non hanno progetti, hanno ripreso quelli dal mio cassetto ed erano quelli che avevano pure combattuto”. Dice che solo una rappresentazione mediatica, sbagliata, ha permesso alla Appendino di sembrare il “meno peggio del grillismo”.

 

Si capisce quindi che il Pd, a Torino, andrà avanti con o senza il M5s. Niente candidato comune? “Siamo ampiamente il primo partito. Il Pd può legittimamente concorrere a esprimere il candidato. Può essere un profilo politico, o della società civile”. Sarà il rettore del Politecnico, Guido Saracco? “Non sta a me indicare nomi. Dovrà essere una candidatura intorno a cui costruire una larga convergenza della società torinese”.  

E per Fassino sarà scelto con primarie, quelle che Calenda, a Roma, non vorrebbe fare. “Sono i territori che devono scegliere i propri candidati. Non si possono fare accordi nazionali a tavolino. Non si può non tenere conto della storia, della dialettica politica nelle diverse città. Le  primarie sono uno strumenti di democrazia che legittima e da forza a una candidatura”. Calenda è un candidato che il Pd potrebbe legittimare? Cosa ne pensa? E Fassino pensa che sia una “candidatura di qualità, di competenza. Una buona candidatura”. Anche se dovesse correre da solo? “Calenda può decidere di correre da solo o scegliere di avere la massa critica del Pd, in una coalizione in cui il Pd è il pilastro. Se vuole vincere ha bisogno del Pd. Senza di noi lo schema non è vincente”. E Il M5s? Può fare a meno del Pd? “E’ di fronte a un passaggio. Era un movimento nato come antagonista e aveva come parola d’ordine il rifiuto di qualsiasi alleanza. Ma quando governi non puoi eludere la responsabilità di decidere e di avere alleati. Sono temi su cui nel M5S è in corso una fase di maturazione ed evoluzione che giudico positiva. Mi auguro che questa maturazione continui. Se sarà così, Pd e M5s non potranno che incontrarsi e trovarsi”.

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