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Primarie a Roma o no?

Calenda, ok, ma gli altri? Il Pd e le primarie: passeggiata tra i “7 nani”

In attesa che l'ex ministro sciolga la riserva, si scaldano i partecipanti al "tavolo" di coalizione di domani (con partiti, associazioni, municipi, consiglieri)

Marianna Rizzini

C'è chi dice "Calenda sì, ma con primarie" e chi la considererebbe una gran cosa "se solo l'Italia fosse un paese normale". Parlano candidati ufficiali e ufficiosi. 

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Aprirsi come “contenitore”, fare le primarie, non fare le primarie, trovare un nome, vedere che cosa fanno gli altri (Cinque Stelle), infischiarsene degli altri: sono mesi che il Pd si vede comparire davanti la questione “prossimo sindaco di Roma”. E sono mesi che sottotraccia corre, a intermittenza, la cosiddetta “ipotesi Calenda”. E però pareva a un certo punto essersi sfilato dal campo, l'ex ministro Calenda, tanto che durante l'estate si erano attivati in tanti e tante: chi ufficialmente, chi ufficiosamente, chi in gruppo, chi da solo – tutti però pensando di essere diretti verso lo scenario “primarie”, motivo per cui sulle primarie si era registrata anche una certa pressione sul Pd. E però poi Calenda ha detto “vediamo”, ha commissionato non uno ma due sondaggi, e sullo scenario è piombato un enorme punto interrogativo. Che ora piomba a sua volta sul “tavolo della coalizione” di domani: una riunione con i segretari locali del Pd e dei partiti di centrosinistra, i presidenti di municipio e i capigruppo dell'opposizione a Virginia Raggi, con l'idea di “aprire il cantiere del fronte progressista”. In vista delle primarie? Dipende. Non si sa, infatti, che cosa alla fine potrebbe capitare a quelle che erano state definite malignamente, anche se scherzosamente, “primarie dei sette nani” , per via del numero dei possibili partecipanti ufficiali e ufficiosi alla contesa e l'assenza dalla stessa dei cosiddetti “big”.

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Aprirsi come “contenitore”, fare le primarie, non fare le primarie, trovare un nome, vedere che cosa fanno gli altri (Cinque Stelle), infischiarsene degli altri: sono mesi che il Pd si vede comparire davanti la questione “prossimo sindaco di Roma”. E sono mesi che sottotraccia corre, a intermittenza, la cosiddetta “ipotesi Calenda”. E però pareva a un certo punto essersi sfilato dal campo, l'ex ministro Calenda, tanto che durante l'estate si erano attivati in tanti e tante: chi ufficialmente, chi ufficiosamente, chi in gruppo, chi da solo – tutti però pensando di essere diretti verso lo scenario “primarie”, motivo per cui sulle primarie si era registrata anche una certa pressione sul Pd. E però poi Calenda ha detto “vediamo”, ha commissionato non uno ma due sondaggi, e sullo scenario è piombato un enorme punto interrogativo. Che ora piomba a sua volta sul “tavolo della coalizione” di domani: una riunione con i segretari locali del Pd e dei partiti di centrosinistra, i presidenti di municipio e i capigruppo dell'opposizione a Virginia Raggi, con l'idea di “aprire il cantiere del fronte progressista”. In vista delle primarie? Dipende. Non si sa, infatti, che cosa alla fine potrebbe capitare a quelle che erano state definite malignamente, anche se scherzosamente, “primarie dei sette nani” , per via del numero dei possibili partecipanti ufficiali e ufficiosi alla contesa e l'assenza dalla stessa dei cosiddetti “big”.

 

Non è dunque cambiamento da poco, quello che si delinea, dovesse arrivare un Calenda – come alleato o come “terzo”. Né è univoco il pensiero in proposito di chi sul campo c'era già. C'è chi, come Monica Cirinnà, candidatasi da indipendente del Pd, attende proprio il tavolo di domani per esprimersi, e c'è chi, come Giovanni Caudo, presidente del terzo municipio, ufficialmente candidato, dice che un Calenda in corsa “è un valore aggiunto”, sì, “ma se fa le primarie”. Il segretario del Pd romano Andrea Casu la mette così: “E’ Calenda che deve scegliere, non il Pd. Il Pd la scelta di coinvolgerlo l’ha fatta: Azione è invitata alla riunione di domani”. Tra i presidenti di municipio (VIII) più volte dati per possibili partecipanti alla corsa, Amedeo Ciaccheri, con la piattaforma “Liberare Roma”, definisce “ottima occasione” l'ipotesi Calenda in gara ma ribadisce: “C'è bisogno di una coalizione progressista per Roma più larga possibile”. Tra i candidati senza tessera pd, Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa, uno dei primi a dare la propria disponibilità a correre per Roma, ieri ha postato su Facebook la foto di Calenda che firma il referendum per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico: “Sarebbe un'ottima notizia, quella della sua disponibilità a candidarsi a Roma per il fronte progressista”, dice, “ma se l’Italia fosse un paese normale”. Tobia Zevi, in campo come presidente dell'osservatorio “Romapuoidirlo forte”, ricorda: “Due anni fa Calenda venne a Ostia per chiudere la mia campagna elettorale come deputato di quel collegio. Gli avevo chiesto di darmi una mano in una battaglia coraggiosa e impossibile: accettò immediatamente. Questo dimostra che è un lottatore, e per cambiare Roma c'è bisogno di guerrieri. Ma di un esercito, non di un gladiatore solo: le primarie servono a formare questa squadra combattiva di cui abbiamo bisogno”. Il candidato ventenne indipendente Federico Lobuono si dice “curioso”: “Il fatto che Calenda sia entrato nella discussione è sicuramente un valore aggiunto. Noi de ‘La Giovane Roma’ parteciperemo al tavolo di domani, per sentire quale sia la visione dei vari partiti su Roma e soprattutto quale sia il vero obiettivo di Calenda. La Giovane Roma non parteciperà alle primarie. Sono convinto che se davvero Calenda ha l’intenzione (e non stia bluffando) di candidarsi a sindaco, deve assolutamente farlo. Non condivido l’affermazione, usata a più riprese, che in questo momento a candidarsi per il Campidoglio ci siano soltanto ‘i 7 nani’. Ognuno ha il diritto di lanciarsi in questa sfida”.

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