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A Forza Italia serve una Bad Godesberg, dice il vicepresidente dell'Umbria

Redazione

No al populismo e all'assistenzialismo, sì all'Europa e più democrazia interna. La ricetta di Roberto Morroni per rianimare il partito del Cav. Prima che la rivoluzione liberale diventi cosa salviniana

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“Dopo l’esito delle ultime elezioni, in cui ha trovato conferma l'erosione che da tempo scuote la nostra base, la strada che Forza Italia deve imboccare è quella di una vera rifondazione: una sorta di Bad Godesberg. E lo dobbiamo fare senza incertezze e senza ulteriori indugi”. Ha le idee chiare Roberto Morroni, vicepresidente della Regione Umbria, governata dalla leghista Donatella Tesei, e capogruppo degli azzurri in Consiglio regionale. Per Morroni – 57 anni, ex sindaco di Gualdo Tadino – serve una reazione decisa per ridare vigore all’identità del partito". Il tempo è quasi finito, presto sarà troppo tardi.

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“Dopo l’esito delle ultime elezioni, in cui ha trovato conferma l'erosione che da tempo scuote la nostra base, la strada che Forza Italia deve imboccare è quella di una vera rifondazione: una sorta di Bad Godesberg. E lo dobbiamo fare senza incertezze e senza ulteriori indugi”. Ha le idee chiare Roberto Morroni, vicepresidente della Regione Umbria, governata dalla leghista Donatella Tesei, e capogruppo degli azzurri in Consiglio regionale. Per Morroni – 57 anni, ex sindaco di Gualdo Tadino – serve una reazione decisa per ridare vigore all’identità del partito". Il tempo è quasi finito, presto sarà troppo tardi.

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"Io credo nella validità di una forza ancorata alla tradizione liberal-democratica, pluralista, laica, riformista, refrattaria ai bagliori del populismo e della demagogia; una forza che crede nell’economia di mercato e negli istituti della democrazia liberale: che guarda al bisogno con la volontà di rimuoverlo senza scadere nella palude dell’assistenzialismo”. E va da sé, un partito "convintamente europeista, con una cultura di governo pragmatica, aperta al futuro, alla modernità, al progresso".

 

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Aggettivi e belle parole si sprecano, ma come dare concretezza a questo 'nuovo inizio'? Il politico umbro traccia le linee di questo corso: "La stesura di un manifesto di identità che rimetta a lucido il nostro bagaglio valoriale e poi l’elaborazione di un 'Programma Italia 2030': vanno esplicitate le riforme necessarie per un’azione di governo che in dieci anni proietti l’Italia tra i paesi più avanzati".

 

Ma il nuovo corso deve sapersi misurare anche con la selezione della classe dirigente, "passando dalla cooptazione all’elezione, ovvero dalla legittimazione dall’alto alla legittimazione dal basso”. Qui le posizioni di Morroni si fanno pericolose, in Forza Italia idee del genere non hanno mai portato bene. Eppure sono parole ormai necessarie: "Solo così possiamo assicurare il necessario dinamismo, la preparazione e una sana competizione nell’ambito della dirigenza interna, e preservare l’anima partecipativa e popolare del movimento”.

 

Del resto la situazione di Forza Italia è destinata a pesare sulle sorti future della coalizione di centrodestra. Nel bene o nel male: "Appare sempre più stretto il legame tra un nostro spostamento verso il centro politico e il rafforzamento delle chance del centrodestra come alternativa di governo alla sinistra”. Una consapevolezza che ora sembra avere anche Salvini, l'aspirante artefice di una nuova rivoluzione liberale.

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