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La sfida per il Campidoglio

"Vieni avanti, Carletto". Calenda e le primarie con il Pd: è partito l'ottovolante

Il leader di Azione vuole candidarsi ma senza passare dal rito dem. Zingaretti è per metterlo alla prova, lui frena e accelera come sempre

Simone Canettieri

Cantiere aperto nel centrosinistra. Bettini tifa Cirinnà, il segretario è aperturista. I renziani sono per il modello Bonaccini

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Bisogna partire da Flavia De Gregorio. Come chi è? E’ una consigliera del I municipio (Ztl purissima, dunque) e soprattutto responsabile romana di Azione. Flavia ha detto sì. Mercoledì ci sarà anche lei al tavolo convocato dal segretario del Pd Andrea Casu con Stefano Fassina e Italia viva per parlare di come espugnare il Campidoglio.  Dunque è fatta? Carlo Calenda  sarà il candidato del centrosinistra XXL? Meglio fare un salto su Twitter. “Un suggerimento al @pdnetwork – scrive di prima mattina Calenda – Qualsiasi decisione sulla capitale  deve avere l’obiettivo di portarla fuori dal sottosviluppo in cui versa, non stoppare candidati che non si sono candidati. Ad maiora”.

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Bisogna partire da Flavia De Gregorio. Come chi è? E’ una consigliera del I municipio (Ztl purissima, dunque) e soprattutto responsabile romana di Azione. Flavia ha detto sì. Mercoledì ci sarà anche lei al tavolo convocato dal segretario del Pd Andrea Casu con Stefano Fassina e Italia viva per parlare di come espugnare il Campidoglio.  Dunque è fatta? Carlo Calenda  sarà il candidato del centrosinistra XXL? Meglio fare un salto su Twitter. “Un suggerimento al @pdnetwork – scrive di prima mattina Calenda – Qualsiasi decisione sulla capitale  deve avere l’obiettivo di portarla fuori dal sottosviluppo in cui versa, non stoppare candidati che non si sono candidati. Ad maiora”.

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E l’ottovolante ha appena acceso i motori. 

 

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La faccenda non è semplice affatto. Il Pd è pronto a sostenere l’ex ministro dello Sviluppo economico a patto che la sua investitura passi dalle primarie. Per farla breve e dritta, anche se non è proprio così geometrica. Ma tutti sanno al Nazareno che il diretto interessato non ne ha la benché minima voglia. Per ora.

 

Anzi, l’altro giorno ha confessato a un amico: “Io sono pronto a candidarmi a Roma e ho anche 2 milioni di euro del due per mille raccolto da Azione da investire per la campagna elettorale”. E il Pd? Se lo ama dovrà seguirlo, senza troppe storie e gazebo. Un po’ come fece Vincenzo De Luca in Campania (che però era ed è, a modo suo, del Pd). Ma al Nazareno, ovvio, non la pensano proprio così. E offrono un po’ di elementi: “A Roma siamo quasi al 30 per cento e Calenda  all’uno, quindi siamo pronti a trattare ma senza sudditanze, anzi”.

 

Zingaretti e Calenda si parlano, si scrivono, si mandano a quel paese, si danno il cinque, hanno un rapporto che ha vissuto alti e bassi. “Ma Carlo è  stato la prima scelta per Roma di Nicola, certo prima che iniziasse a sputarci addosso un giorno sì e l’altro pure”, racconta un big del Pd che li conosce bene entrambi. 

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Bruno Astorre, segretario regionale dei dem e uomo di fiducia di Dario Franceschini in Senato, scherza: “Calenda deve partecipare alle primarie. Se le perde, male che vada, diventerà presidente del Parlamento europeo o premier o commissario Ue”. Una battuta, quella di Astorre,  che racchiude una piccola e curiosa costante: chi perde le primarie per il Campidoglio dopo un po’ si ritrova nell’empireo della politica.

 

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E’ successo a David Sassoli e Paolo Gentiloni (sfidanti di Ignazio Marino nel 2013), ma anche a Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, duellante di Roberto Giachetti nel 2016. “Scherzi a parte – continua Astorre – spero che Calenda si metta a disposizione di questo percorso democratico”. Anche se vi insulta sempre e dice che voi del Pd siete subalterni ai grillini e populisti a vostra insaputa? “Se si mette in gioco avrà modo di sciacquare i panni in Tevere, diciamo”. 

 

D’altronde il rapporto tra l’europarlamentare e il Partito democratico ormai è un romanzo d’appendice. Anzi un fotoromanzo: lui che prende la tessera accolto da Maurizio Martina, lui che critica (su Twitter, ovvio) il partito, lui che viene candidato in Europa, lui che lascia il partito. E adesso cosa farà? E come sarà accolto? Gli zingarettiani più puri non si fidano. Goffredo Bettini, che è l’ideologo dei dem, gli preferisce Monica Cirinnà, a cui guarda “con simpatia”. “Ma Carlo è il benvenuto nel nostro cantiere”, dice Casu, alle prese con una grana non da poco: tenere uniti, con le cinture allacciate, tutti i passeggeri dell’aereo più pazzo del mondo. Perché a completare il presepe c’è anche Matteo Renzi. Italia viva mercoledì porterà al tavolo il delegato romano Marco Cappa. Luciano Nobili, deputato di Iv, si limita per ora a dire: “Per noi lo schema è quello di Bonaccini in Emilia Romagna, ma anche di Eugenio Giani in Toscana. Progetto alternativo, con i migliori uomini in campo. I rapporti con Calenda? Dopo le regionali più che buoni”. Alti e bassi. Anche in questo caso. Eppure  una volta  Matteo e Carlo  furono un team affiatato, incudine e martello. “Per me Calenda si candiderà, ma da solo. Se fosse così sarebbe un peccato”, dice Massimiliano Smeriglio, collega a Strasburgo ed ex vice di Zingaretti in regione.

 

E non c’è il rischio che con il Pd da una parte e il leader di Azione dall’altra, Virginia Raggi ne approfitti per arrivare al ballottaggio? Mi pare difficile, però sì il rischio c’è”. (A proposito in Campidoglio ieri commentavano: “Allora, ditelo, è un altro complotto per farci rivincere!”). Tutto si muove. E tutti sono consapevoli che sarà una storia lunga, piena di colpi di scena, situazionismo su Twitter e finale a sorpresa. Ecco, per esempio ieri sera girava che la delegata calendiana, Flavia De Gregorio,  ci avesse già ripensato a proposito dell’appuntamento di mercoledì. Ma magari sono voci infondate. Vedremo questa mattina, intanto, cosa accadrà.

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