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"La Lega cerchi nuovi scenari in Europa". Lo pensa il leghista Sofo/Mr. Le Pen. Ma è subito bavaglio

Carmelo Caruso

"La Lega è isolata in Europa. Esiste un problema sud". I pensieri dell'intellettuale ed europarlamentare Vincenzo Sofo. Ma il partito gli ordina di tacere. Ecco la rivoluzione liberale di Salvini

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 “Il virus che piaccia o no ha cambiato l’Europa e dunque anche la Lega deve cambiare”. Sta dicendo che deve entrare nel Ppe? “Dico che bisogna  riflettere su come muoversi al meglio in una situazione eccezionale. In Europa abbiamo bisogno di nuovi scenari”. Nuove famiglie, una nuova casa? “Non possiamo isolarci e in questo momento la Lega, in Europa, è isolata”. Lei il signor Le Pen? “So chi sono”.  Vuole fare un’intervista? “Sì. Ci sentiamo dopo”. Avremmo dovuto intervistare Vincenzo Sofo, l’europarlamentare della Lega, ma nella Lega, da ieri, parlare è diventato difficile. Chi ha ancora dubbi, chi ancora crede che siano solo fantasie le divisioni europee, i contrasti interni, può leggere cosa è accaduto e farsi un’opinione. E’ un piccolo caso. E’ il caso Sofo.

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 “Il virus che piaccia o no ha cambiato l’Europa e dunque anche la Lega deve cambiare”. Sta dicendo che deve entrare nel Ppe? “Dico che bisogna  riflettere su come muoversi al meglio in una situazione eccezionale. In Europa abbiamo bisogno di nuovi scenari”. Nuove famiglie, una nuova casa? “Non possiamo isolarci e in questo momento la Lega, in Europa, è isolata”. Lei il signor Le Pen? “So chi sono”.  Vuole fare un’intervista? “Sì. Ci sentiamo dopo”. Avremmo dovuto intervistare Vincenzo Sofo, l’europarlamentare della Lega, ma nella Lega, da ieri, parlare è diventato difficile. Chi ha ancora dubbi, chi ancora crede che siano solo fantasie le divisioni europee, i contrasti interni, può leggere cosa è accaduto e farsi un’opinione. E’ un piccolo caso. E’ il caso Sofo.

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Per chi non lo conosce, Sofo è un intellettuale che ha fondato il think tank Il Talebano e che con i suoi scritti ha contribuito a trasformare la Lega nord da movimento territoriale a movimento nazionale. E’ anche per merito delle sue tesi – tesi che hanno affascinato Salvini – se la Lega è passata dal tre per cento al trenta. E’ una delle ragioni per cui è stato candidato all’Europarlamento. Da Salvini è stato sempre ritenuto uno dei più validi pensatori tanto da volerlo a fianco. E’ stato eletto nella circoscrizione Italia meridionale e fa parte di quel gruppo numeroso (29 eurodeputati) che oggi è il gruppo più smarrito, il più disarticolato del continente. In Europa i richiedenti asilo adesso sono loro.

 

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C’è un’altra ragione che lo rende affine a Salvini. Sofo è il compagno di Marion Maréchal Le Pen. E’ la Le Pen giovane, la nipote, altra protagonista della scena francese del Front National. E’ dunque un ponte fra il Front National e la Lega. In Europa fanno parte della stessa famiglia. Non è altro che quella famiglia Identità e Democrazia che adesso sta stretta a Giancarlo Giorgetti, è quella famiglia che, pensa Sofo, oggi è insufficiente. Sono “i pensieri all’orecchio” di Sofo che volevamo articolasse meglio. Non lo ha cercato solo il Foglio. Lo hanno chiamato anche altri quotidiani. E Sofo ha avuto la possibilità di parlare con i giornalisti, ma solo fino alle 15.30. Poi è accaduto qualcosa. Gli hanno imbavagliato le parole.

 

La notizia che Sofo stia chiacchierando con alcuni cronisti arriva a Roma. E da Roma, dal partito, scatta l’ordine, e si dice ordine, di sospendere le comunicazioni. Gli viene chiesto cosa abbia detto. Gli viene chiesto con quali giornalisti abbia parlato. E’ costretto a scusarsi. Ma le conversazioni di Sofo erano già più di due, con due giornali diversi. Innanzitutto il Sud. E’ tra gli europarlamentari che hanno manifestato il malessere. Prendiamo dal suo  ultimo post uno stralcio che è poi sta al  centro delle sue riflessioni. “Il problema per il centrodestra non è solo il Nord ma soprattutto il Sud dove – oltre alle regioni – abbiamo perso praticamente in tutti i comuni capoluogo al voto, compresi quelli della Calabria nonostante da febbraio siamo al governo regionale. Il che significa che il popolo meridionale non sta giudicando positivamente la nostra offerta politica”.

 

Di mattina aveva spiegato cosa intendesse. Lo ha fatto come farebbe un europarlamentare che milita in un partito e che dialetticamente si interroga. “Io sono abituato a ragionare. Non ho problemi”. E’  giusto dire “non aveva”. Al nord la Lega ha perso, al sud è gestita da una rete di commissari mandati come si mandavano i prefetti durante il regno d’Italia. La Lega è in questo momento una casa che se non brucia quantomeno scotta.

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“Nei miei post ho solo cercato di dire che bisogna cucire delle offerte politiche mirate per il meridione. La Lega ha un problema sud evidente e se vuole vincere le elezioni deve costruire una classe dirigente vera, autentica”. E’ eversivo dirlo? Nella Lega evidentemente lo è. Problema: si possono solo esprimere idee preconfezionate? E cosa ne pensa Giancarlo Giorgetti? E’ questo quello che chiama confronto, è questo il partito che deve ritrovare centralità in Europa? Così si riorganizza un partito? Mettendo la sordina? C’è qualcosa di enorme che Sofo avrebbe voluto dire.

 

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Riguarda il Recovery, riguarda l’Europa. “La Lega deve lanciare un piano Recovery. Deve sfruttare al meglio uno strumento che, ci piaccia o no, esiste. Bisogna massimizzarlo. E’ opportuno sedersi e discuterne”. Era convinto di poter spiegare con tranquillità. Non voleva né dividere Giorgetti da Salvini, né Salvini da Zaia. Avrebbe voluto fare quello che sa fare e che dovrebbe fare in un partito. Avrebbe voluto dire quello che ieri pomeriggio, passeggiando per Roma, in via delle Coppelle, Giorgetti ripeteva al telefono: “Abbiamo un problema di alleanze nazionali e internazionali. Perché se sbagli le alleanze hai chiuso”. Cosa farà la Lega: coprirà le orecchie dei giornalisti che passeggiano? Seguendo un atto d’imperio, Sofo non ha rilasciato un’intervista vera, ma solo i frammenti ad alta voce che è possibile leggere. Ha obbedito al partito che gli ha ordinato il silenzio. Ieri, nello stesso giorno, Salvini ha parlato della necessità di una nuova rivoluzione liberale. Non c’era modo migliore per dimostrare a tutti che la prima forma di libertà è forse quella che serve dentro la Lega.

 

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