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Dai decreti Salvini (addio) al metodo Casaleggio (vade retro).

Viva la campagna anti populismo portata avanti dagli ex avvocati del populismo

Da Conte al M5s. Nel Parlamento più pazzo della storia della Repubblica italiana, la miglior campagna contro il populismo la stanno portando avanti gli stessi soggetti che fino a qualche mese fa si presentavano di fronte al paese vestendo i panni degli avvocati difensori del populismo

Claudio Cerasa

L’immagine di Giuseppe Conte che con entusiasmo approva la revisione dei decreti sulla sicurezza è solo l’ultima di una serie di istantanee che ci mostrano una verità che in molti si ostinano a non vedere. Gli ex avvocati del populismo impegnati a denunciare gli errori commessi da un populismo che in parte hanno contribuito ad alimentare. Spettacolo!

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Non sappiamo se questo piano diabolico sia stato studiato a tavolino e non sappiamo se lo show a cui stiamo assistendo sia frutto solo del caso o di un disegno prestabilito. Fatto sta che da un anno a questa parte, più o meno da quando nell’agosto del 2019 Giuseppe Conte ha messo in campo al Senato il suo vaffa day contro Matteo Salvini, di fronte agli occhi del presidente della Repubblica si sta materializzando uno spettacolo incredibile, persino suggestivo, a cui in pochi avrebbero creduto fino a poco tempo fa. E lo spettacolo in questione è quello a cui ciascuno di noi assiste più o meno ogni giorno, osservando la traiettoria imboccata dal secondo governo Conte.

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Non sappiamo se questo piano diabolico sia stato studiato a tavolino e non sappiamo se lo show a cui stiamo assistendo sia frutto solo del caso o di un disegno prestabilito. Fatto sta che da un anno a questa parte, più o meno da quando nell’agosto del 2019 Giuseppe Conte ha messo in campo al Senato il suo vaffa day contro Matteo Salvini, di fronte agli occhi del presidente della Repubblica si sta materializzando uno spettacolo incredibile, persino suggestivo, a cui in pochi avrebbero creduto fino a poco tempo fa. E lo spettacolo in questione è quello a cui ciascuno di noi assiste più o meno ogni giorno, osservando la traiettoria imboccata dal secondo governo Conte.

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Sintesi estrema: nel Parlamento più pazzo della storia della Repubblica italiana, la miglior campagna contro il populismo la stanno portando avanti gli stessi soggetti che fino a qualche mese fa si presentavano di fronte al paese vestendo i panni degli avvocati difensori del populismo. L’immagine di Giuseppe Conte che con entusiasmo approva la revisione dei decreti sulla sicurezza – firmati dallo stesso Conte insieme con Matteo Salvini nel primo governo Conte – è solo l’ultima di una serie di interminabili istantanee che sono lì a mostrarci una verità che in molti si ostinano a non vedere. Ed è la stessa verità che emerge ogni volta che ci si ritrova a fare i conti con un grillino che si indigna contro le fake news (Beppe Grillo, che un tempo suggeriva di curare i tumori con il limone e la cacca di capra, ha lanciato su Twitter un appello contro “le teorie del complotto e le fake news che nell’èra dei social media si sentono sempre con più frequenza). E’ la stessa verità che emerge ogni volta che ci si ritrova a fare i conti con un grillino che si rivolta contro il metodo Casaleggio (il M5s doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, è diventato il tonno che difende la scatoletta). E’ la stessa verità che emerge ogni volta che ci si ritrova a fare i conti con un grillino che si imbufalisce contro i nemici dell’Europa (tre anni fa il M5s raccoglieva firme per uscire dall’euro). E’ la stessa verità che emerge ogni volta che un populista elogia il trasformismo dei parlamentari (un tempo il M5s e la Lega si indignavano per la “transumanza”, oggi la Lega sa che per provare a far cadere il governo non ha altra strada se non la transumanza e anche il M5s sa che per non far cadere il governo non c’è altra strada che accettare una transumanza di deputati e senatori che arrivano da partiti esterni al governo). Ed è la stessa verità che infine emerge ogni volta che il governo di cui fa parte il M5s compie un passo in avanti per cancellare ciò che aveva provato a fare il precedente governo: non è successo con la prescrizione, purtroppo, ma è successo con quota 100 (non verrà rinnovata), è successo con Confindustria (due anni fa, gli imprenditori di Confindustria per il ministro dello Sviluppo del Conte 1, Di Maio, erano dei “prenditori” mentre ora per il ministro dello Sviluppo del Conte 2, Patuanelli, sono “il fulcro della nuova Italia”), è successo con il copyright (il Conte 1 aveva promesso di non recepire la direttiva europea, agilmente invece recepita dal Conte 2); e ora potrebbe succedere con il Reddito di cittadinanza (che Conte vuole modificare), con il decreto “Dignità” (che al Pd non piace), con l’Anpal (il cui capo, Mimmo Parisi, il segretario del Pd vuole cacciare) e persino con il Mes.

 

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Arrivati alla fine di questo piccolo e non esaustivo elenco di istantanee occorre scegliere con quale lente di ingrandimento osservare questo mondo che cambia.

 

La prima lente è quella dell’indignazione che ci porterebbe a dire, con un tono un po’ populista, vergognatevi tutti, siete degli incoerenti, andate a quel paese.

 

La seconda lente, che ci sembra quella più appropriata, è quella dello stupore positivo, che ci porta a dire, con tono disincantato ma molto divertito, che aver messo alla prova il populismo, come ha fatto il capo dello stato due anni fa, è stato il modo migliore per arrivare ad assistere alle scene che stiamo vivendo oggi: vedere gli ex avvocati del populismo impegnati a denunciare gli errori commessi da un populismo che in parte hanno contribuito ad alimentare e vedere poi gli stessi soggetti che fino a qualche mese fa incarnavano il massimo del populismo diventare, messi a confronto con le non-mascherine di Trump, persino dei simboli nella lotta contro il negazionismo populista.

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Anti populisti di tutto il mondo, svegliatevi!

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