L'inchiesta
Blog, simbolo, cassa e decisioni politiche: così il M5s è ostaggio di Casaleggio
Il figlio di Gianroberto, attraverso l'associazione Rousseau, detta la vita del Movimento, che rimane una scatola vuota. Basta leggere gli statuti
La scissione è impraticabile, soprattutto da parte dei governisti. E Beppe Grillo si sfila: "Non mi interessano queste beghe, l'importante è che il governo vada avanti. Il futuro? Si vedrà"
Si fa presto a dire scissione. La verità – statuti, blog e simboli alla mano – è che oggi Davide Casaleggio tiene per il collo il M5s. E’ colui che incassa e colui che paga l’assistenza legale, colui che controlla la comunicazione e il database degli iscritti, colui che gestisce i processi decisionali. Dunque, se una parte del Movimento volesse staccarsi e mettersi in proprio avrebbe una serie di problemi quasi insormontabile. Un rebus.
Si fa presto a dire scissione. La verità – statuti, blog e simboli alla mano – è che oggi Davide Casaleggio tiene per il collo il M5s. E’ colui che incassa e colui che paga l’assistenza legale, colui che controlla la comunicazione e il database degli iscritti, colui che gestisce i processi decisionali. Dunque, se una parte del Movimento volesse staccarsi e mettersi in proprio avrebbe una serie di problemi quasi insormontabile. Un rebus.
Da cui Beppe Grillo si tiene fuori: “Non mi interessano queste beghe, l’importante è che il governo vada avanti. Il futuro si vedrà”, si è sfogato il Garante, che non a caso in tempi non sospetti disse che il “Movimento è biodegradabile”. Dunque altro che scissione. Chi attacca Casaleggio, chi agita la rottura non ha letto le carte, o forse non le ha comprese.
Un esempio chiaro di questa ignoranza è lo scontro sulla proprietà del “Blog delle stelle”, quello che una volta era la sede istituzionale del movimento. Dopo il comunicato con cui Casaleggio ha sferrato l’attacco al vertice del partito, il Comitato dei Garanti (in cui ci sono, oltre al capo politico Vito Crimi, anche Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri) ha replicato sminuendo il ruolo del figlio di Gianroberto e rivendicando la proprietà del sito: “Il post pubblicato sul Blog delle Stelle a firma Davide Casaleggio rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle – scrivono –. Il fatto che il Blog delle Stelle sia gestito dall’associazione Rousseau non autorizza il suo presidente a utilizzarla per veicolare suoi messaggi personali”.
Ma questa rivendicazione i vertici del M5s l’hanno scritta solo su Facebook, cosa che dimostra ipso facto chi abbia il controllo del sito. La verità è che il blog è di Casaleggio: l’Associazione Rousseau – di cui Davide è capo assoluto e perpetuo per diritto ereditario – è proprietaria del dominio www.ilblogdellestelle.it e titolare del trattamento dei dati. Ma oltre alla comunicazione sull’ house organ, anche l’agibilità politica è completamente compromessa senza Casaleggio. Come avevamo scritto a gennaio 2018, quando il Foglio rivelò lo statuto dell’Associazione Rousseau, Casaleggio ha costruito un incastro di statuti e associazioni che con soli 300 euro (il capitale sociale versato in Rousseau) gli ha garantito il controllo del primo partito italiano.
Lo statuto del nuovo M5s, fondato da Davide Casaleggio e Luigi Di Maio il 20 dicembre 2017, all’art. 1 vincola il Movimento all’uso della “Piattaforma Rousseau” per qualsiasi decisione, convocazione degli organi associativi o consultazione degli iscritti. In pratica, il partito è geneticamente legato a Rousseau. E’ il primo caso nella storia di un partito politico dipendente da un suo fornitore. Per recidere i legami con Casaleggio si dovrebbe modificare lo statuto, ma per farlo serve una procedura complicata che in ogni caso deve passare sempre per le sue mani: “La verifica dell’abilitazione al voto e il conteggio dei voti – si legge nello statuto – sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della Piattaforma Rousseau”.
Il M5s non è autonomo neppure dal punto di vista finanziario: il suo bilancio non esiste, è una lunga colonna di zeri. La cassa è in mano a Casaleggio che, sempre attraverso l’Associazione Rousseau, gestisce 1,4 milioni di euro di donazioni e contributi, tra cui i famosi 300 euro che gli eletti sono obbligati a versare da regolamento (art. 6). Il partito non ha neppure il controllo simbolo. Il logo è infatti di proprietà dell’Associazione M5s di Genova (cioè quella di Beppe Grillo, fondata nel 2012) che lo ha concesso in uso all’Associazione M5s del 2017 (quella ora guidata provvisoriamente da Crimi).
L’unica possibilità di uscirne è recidere il cordone ombelicale (o il cappio) con Casaleggio: fondare un nuovo M5s (sarebbe il quarto dopo quelli del 2009, 2012 e 2017) e ottenere in concessione il simbolo da Beppe Grillo. Ma anche in questo caso ci sarebbe da spezzare un’altra catena: quella che lega Grillo a Rousseau. Perché Casaleggio, con i soldi degli eletti del M5s, offre protezione legale al Garante per tutte le cause sorte in questi anni: nell’ultimo bilancio di Rousseau, Davide ha accantonato 125 mila euro per i “rischi legali”. Il M5s dunque è una scatola vuota: non ha il blog, non ha il controllo dei suoi processi decisionali, non ha la cassa, non ha il simbolo (e anche i voti scarseggiano). Basta che il fornitore di servizi informatici decida di staccare la spina e il principale partito italiano si spegne. La chiamavano democrazia diretta, ma non si erano resi conto da chi.