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Guerre stellari

M5s, tutti contro tutti. I peones ai big: niente terzo mandato, il futuro siamo noi

In mezzo al caos Vito Crimi, capo politico suo malgrado, alle prese con i tumulti interni. Ma la tensione è così alta che nessuno sa da dove iniziare

Simone Canettieri

Alla Camera documento dei grillini vicini a Fico per estromettere Rousseau (e Casaleggio), Dibba attacca Di Maio-Mastella, e adesso anche i deputati alla prima legislatura alzano la voce: non si cambiano le regole in corsa. 

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Ci sta Alessandro Di Battista che va in tv a dire che no, non ci sta è che il "M5s rischia di diventare come l'Udeur", che pensava "solo alle poltrone". E io, dice Dibba, "non ho combattuto per questo". E l'alleanza con il Pd? "E' la morte nera". Quindi strappa? 

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Ci sta Alessandro Di Battista che va in tv a dire che no, non ci sta è che il "M5s rischia di diventare come l'Udeur", che pensava "solo alle poltrone". E io, dice Dibba, "non ho combattuto per questo". E l'alleanza con il Pd? "E' la morte nera". Quindi strappa? 

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E poi ci sta anche il gruppo della Camera che con una bozza, elaborata dalla coppia fichiana Sportiello-Riccardi, dà un calcio a Rousseau (e dunque a Davide Casaleggio). Perché, come si legge all'articolo 2 del documento, il gruppo individua "come strumenti ufficiali per la divulgazione i canali del Movimento e altri che riterrà di adottare con propria delibera".

In poche parole rispetto al regolamento in vigore è scomparso Rousseau. Zac, tratto di penna.  Basta? No.

Perché poi spuntano fuori i Giovani Turchi grillini: trentenni rampanti e azzimati pronti a tutto affinché non cambi nulla. Luigi Iovino, Francesco Berti. Ma anche Luca Carabetta, Rapahel Raduzzi e tanti altri. 

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Tutti uniti dalla medesima situazione esistenziale e politica: sono al primo mandato, hanno curriculum da giocarsi, e con il nuovo parlamento che verrà (post referendum) rischiano di rimanere fuori. Soprattutto se sarà modificata la regola dei due mandati a uso e consumo dei big: "Non toglieremo alla nostra base il più importante strumento di democrazia diretta e la regole non si cambiano", dice Iovino. E qui ci sta anche anche lo scontro generazionale, i giovani contro i vecchi, ma anche la riscossa dei peones contro i capibastone.  

 

Basta? No, non ancora. Perché in tutto questo c'è, o ci sarebbe, anche Vito Crimi, che fa un passo in avanti e uno indietro, consapevole che con questa guerra in atto può solo stare fermo, pur facendo finta di muoversi. E quindi? Gli Stati generali e il voto per cambiare lo Statuto abolendo il capo politico a favore del direttorio che tanto piace a Di Maio e a tutta la compagine governativa? Si faranno. "Certo". Ma quando? Non si sa.  Nel frattempo guerre stellari. Tutti contro tutti. E anche Di Maio, che sembra aver il boccino governativo dei pentastellati sa che non riuscirà più a ottenere lo scettro del Movimento tutto per sé. "L'unica certezza - raccontano a malincuore i parlamentari più vicini al ministro degli Esteri - è che tutte le anime non vogliono il ritorno di Luigi come capo politico". Ma  sono particolari, in questo caos. 

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