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l'intervento

"Servono scelte controvento". Ecco perché le proposte di Confindustria dovrebbero piacere anche a Conte

Giuseppe De Filippi

"E' tempo di un’azione comune oppure non sarebbe un’azione efficace”. Il presidente degli industriali Bonomi propone un accordo con governo e sindacati per impiegare bene le risorse del Recovery Fund. L'offerta di una possibile via d'uscita dall'ubriacatura dei sussidi e dell'assistenza

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“Mi chiedevo quando sarebbe arrivato il primo applauso”, ha detto Carlo Bonomi dopo qualche minuto in cui non volava una mosca nella sala dell’auditorium di Roma durante la sua prima relazione da presidente di Confindustria. Il tributo a scena aperta era effettivamente arrivato un po’ più tardi del solito non per freddezza nei suoi confronti ma come evidente portato del distanziamento nel pubblico, non si applaude da soli ma se si è trascinati e un metro e più dal vicino rendono difficile il trascinamento. A rompere il ghiaccio era stato un riferimento in realtà non proprio originalissimo o travolgente, ma evidentemente fatto con una certa dose di sincerità e questa è una dote di Carlo Bonomi, che è ruvido a volte ma non dà mai l’impressione di doppiezza o di tatticismo. “Bisogna mettere al centro giovani e donne, vere vittime della crisi italiana”, è stata la frase omaggiata dal battimani, in cui è tra l’altro lodevole il riferimento non allo stretto contingente della crisi sanitaria ma al debito verso giovani e donne data dal lungo periodo di stagnazione in Italia.

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“Mi chiedevo quando sarebbe arrivato il primo applauso”, ha detto Carlo Bonomi dopo qualche minuto in cui non volava una mosca nella sala dell’auditorium di Roma durante la sua prima relazione da presidente di Confindustria. Il tributo a scena aperta era effettivamente arrivato un po’ più tardi del solito non per freddezza nei suoi confronti ma come evidente portato del distanziamento nel pubblico, non si applaude da soli ma se si è trascinati e un metro e più dal vicino rendono difficile il trascinamento. A rompere il ghiaccio era stato un riferimento in realtà non proprio originalissimo o travolgente, ma evidentemente fatto con una certa dose di sincerità e questa è una dote di Carlo Bonomi, che è ruvido a volte ma non dà mai l’impressione di doppiezza o di tatticismo. “Bisogna mettere al centro giovani e donne, vere vittime della crisi italiana”, è stata la frase omaggiata dal battimani, in cui è tra l’altro lodevole il riferimento non allo stretto contingente della crisi sanitaria ma al debito verso giovani e donne data dal lungo periodo di stagnazione in Italia.

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Insomma ha preso un applauso che da qualche parte definirebbero buonista dopo una primavera estate passate a fare il cattivo, trascinato, essendo sincero come si diceva, da una propria personale passione, tendente a rabbia nei giorni più difficili del fermo produttivo ed economico. Ma nella relazione il cattivismo istintivo e certi compiacimenti della critica ironica e puramente distruttiva li ha messi tutti da parte e ha decisamente cambiato registro. Sempre credendoci e sempre con il proprio tratto personale ha proposto un patto a governo e sindacati, un patto per l’Italia, non astrattamente sistemato in qualche cielo da convegno ma sulla terra e nel paese che dovrà impiegare bene (il riferimento alle raccomandazioni di Mario Draghi era dovuto ed è arrivato) le ampie risorse messe a disposizione dalla possibilità di attingere al bilancio europeo. Per il governo è una proposta di peso perché significa aprirsi una sponda, non lobbistica perché non è il momento di mettersi a fare corrivamente operazioni di lobby, verso il mondo produttivo, mentre lo stesso ministro Stefano Patuanelli che ha parlato dopo Bonomi ha poi visto anche i sindacati per parlare di destinazione dei fondi di new generation Eu.

 

 

“Servono scelte per l’Italia del futuro”, dice guardando Giuseppe Conte e sottolineando la parola futuro che è anche nello slogan centrale dell’assemblea. Guarda Conte restringendo ancora di più il campo visivo e gli ricorda quando ha detto “se sbaglio sull’utilizzo del recovery fund mandatemi a casa”. Ulteriore restrizione del campo visivo e concentrazione dell’enfasi sulla figura di Conte per essere ancora più diretto, “no, presidente, se si fallisce, nei pochi mesi che ormai ci separano dalla definizione delle misure da presentare  in Europa, non va a casa solo lei, ci andiamo tutti”. Insomma niente accuse o esortazioni da popcorn, ma un facciamo tutti insieme. “Non ce lo possiamo permettere, è tempo di un’azione comune oppure non sarebbe un’azione efficace”. Con l’offerta anche di una via d’uscita dall’ubriacatura dei sussidi, dagli eccessi sulle pensioni e sull’assistenza. E’ noto che il governo intende tentare qualche prima marcia indietro dopo le precipitose iniziative demagogiche del Conte 1. Sarebbe stato semplice criticare e basta ma Confindustria prova a proporre qualche strada per venirne fuori, sapendo che certi programmi assistenziali e certe confusioni previdenziali sono difficili da maneggiare quando si vogliono rimettere le cose un po’ in ordine.

 

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E allora, anche per questi temi, senza dare ordini e senza fare la faccia scocciata, gli imprenditori possono provare a dare qualche pezzo di soluzione. Anche perché se Bonomi definisce “un errore” il blocco dei licenziamenti sa anche che qualcosa devono offrirlo anche gli imprenditori per consentire l’atterraggio più morbido possibile dopo l’economia gonfiata dalle misure anti-crisi (ci vorranno almeno due anni per rivedere il Pil del 2019 dice in un altro passaggio) e allora Bonomi va a citare la situazione dei contratti. “Non accetto accuse piazzaiole”, dice, per difendere l’orgoglio dell’associazione, ma fa notare che confindustria vuole sbloccarli e rinnovarli e lo sta facendo. “Se quello della sanità privata si è chiuso in 14 settimane dalla mia nomina- ricorda- e i sindacati dicono che quel contratto mancava da 14 anni, be’ mi sembra improprio che noi imprenditori si venga considerati nemici dei contratti”. 

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Ma poi ricorda che c’è un accordo generale, il patto per la fabbrica, e che lì bisogna ricondurre anche questa stagione di rinnovi e di ricerca di nuove soluzioni per crescita e produttività. Conte ascolta e poi replica sempre calcando anche lui sull’idea di marciare uniti. Certo, sono cortesie da assemblea, da incontro pubblico, ma Conte sa bene che quella sponda di cui si parlava prima per uscire dalla trappola dei sussidi esiste e può essere usata anche in altri casi anche per tenere a bada parti della maggioranza, a cominciare dall’uso del Mes (ovviamente sostenuto con decisione da Bonomi). Altrimenti, se lo sono detto guardandosi bene in faccia, si va a casa tutti.

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