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Battaglie campali

A Cascina, casa di Susanna Ceccardi, Pd e M5s si alleano per battere la Lega

Nel 2016, il centrodestra vinse al ballottaggio di 101 voti

David Allegranti

Adesso c'è un nuovo ballottaggio e il centrosinistra si è apparentato con i grillini pur di riprendersi il Comune, che aprì la strada alla vittoria della Lega a Pisa

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Cascina. Nel 2016, Susanna Ceccardi vinse al ballottaggio di 101 voti. Partiva però da un distacco ragguardevole, l’allora candidata a sindaco di Cascina, comune di 45 mila abitanti in provincia di Pisa: al primo turno aveva preso solo il 28,40 per cento contro il 42,46 del candidato di centrosinistra. Quella vittoria fu l’anteprima di quel che poi è avvenuto a Pisa nel 2018: il trionfo leghista. Si tratta dunque di un’elezione altamente simbolica, soprattutto per il Pd che punta a riprendersi, con il tempo, le due città. Intanto, adesso c’è un nuovo ballottaggio a Cascina, Ceccardi è in Europa a fare l’europarlamentare e il centrodestra parte di nuovo in svantaggio.

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Cascina. Nel 2016, Susanna Ceccardi vinse al ballottaggio di 101 voti. Partiva però da un distacco ragguardevole, l’allora candidata a sindaco di Cascina, comune di 45 mila abitanti in provincia di Pisa: al primo turno aveva preso solo il 28,40 per cento contro il 42,46 del candidato di centrosinistra. Quella vittoria fu l’anteprima di quel che poi è avvenuto a Pisa nel 2018: il trionfo leghista. Si tratta dunque di un’elezione altamente simbolica, soprattutto per il Pd che punta a riprendersi, con il tempo, le due città. Intanto, adesso c’è un nuovo ballottaggio a Cascina, Ceccardi è in Europa a fare l’europarlamentare e il centrodestra parte di nuovo in svantaggio.

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Il Pd però stavolta si è apparentato con il M5s. L’accordo, che non piace a una parte del meetup di Cascina, è stato siglato nel fine settimana. Tra i fautori del patto, che potrebbe riportare il Comune al centrosinistra, c’è anche Ranieri Bizzarri, presidente della Direzione provinciale del Pd di Pisa nonché ricercatore del Laboratorio NEST dell’Istituto Nanoscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Bizzarri, già coordinatore della mozione Renzi ai congressi del 2013 e del 2017, ma non un turbo-renziano (è rimasto nel Pd e non ha condiviso la svolta di Italia viva, ha pure votato No al referendum), già a settembre dell’anno scorso aveva cercato di avviare un’alleanza con il M5s, parlando direttamente con Irene Galletti, leader dei grillini a Pisa e candidata alle elezioni regionali appena trascorse.

   

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“Rivendico senza problemi di essere di estrazione laico-socialista e ora nell’area di destra del Pd (non uso la parola riformista perché ormai si autodefinisce in tale modo quasi chiunque)”, dice Bizzarri al Foglio: “Insomma, non sono propriamente uno con compatibilità politica piena con M5S. Però, c’è un però: rispetto molto il ‘sentiment’ popolare, e non ho mai banalizzato la questione M5S. Ho sempre pensato che avremmo dovuto farci i conti, in un ottica progressista”. Quindi la definisce un’alleanza “pragmatica”, Bizzarri, quella tentata già al primo turno a Cascina, “tra due forze in competizione, ma sufficientemente intelligenti da capire che la fine della Lega al governo avrebbe aperto una stagione nuova; con rischi, certo, ma anche con grandi opportunità”. Cascina, spiega Bizzarri, “è un simbolo, certo: ma non solo della sconfitta della sinistra dopo 70 anni. E’ anche il simbolo di un’operazione spregiudicata e vincente per demeriti degli avversari (noi) che ha generato un sistema di potere totalmente di plastica, fatto di polemiche, assessori che cambiano ogni giorno, della Ceccardi che transuma da un posto all’altro, di litigi con gli uffici e pochezza amministrativa. Ma, per quanto nullo, questo è un sistema pericolosissimo: anche al niente ci si abitua, il niente facilmente si incista, e poi è difficile tornare indietro”.

 

   

Dopo il primo turno, in cui M5S si è presentato insieme ad una lista civica di matrice socialista e progressista, “abbiamo deciso di riprovarci. La nostra alleanza, guidata da Michelangelo Betti e con un Pd molto forte trainato da una lista di giovani entusiasti, è arrivata alle soglie del 40 per cento, con il candidato di destra più di 5 punti sotto. Potevamo chiedere un ‘voto utile’, contare sull’astensionismo fisiologico del ballottaggio e sulla nostra mobilitazione e cercare di vincere. Abbiamo detto di no e abbiamo deciso che stavolta avremmo allargato, che avremmo ripreso il filo di febbraio. Ed abbiamo avuto successo: nel giro di poche ore siamo arrivati a piena convergenza programmatica e di intenti con M5S e la lista ad esso alleata, la cui matrice socialista in questo è stata di grande aiuto”. Insomma, “in un contesto locale abbiamo dato vita pragmaticamente ad un’alleanza sulle cose da fare, con una visione progressista. Penso che solo questa possa essere la strada – a Cascina come a Roma – di ricostituzione di un campo progressista in questi anni. I bisogni delle persone non possono aspettare. Il Pd e il M5S non hanno certamente le stesse idee, e su molte cose sono assai divisi; ma occorre sempre dialogare per trovare, pragmaticamente, una strada”. La strada di Pisa.

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