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L'intervista /1

Dessì: "Voterò sì al Mes e come me tanti M5s. Casaleggio? Va espulso"

Il senatore grillino (braccio destro di Taverna): "Se diciamo no ai 36 miliardi la gente ci viene dietro con i forconi".

Simone Canettieri

"Basta ideologia, tutte le volte che abbiamo a che fare con Tav, Tap, Mes ci incartiamo", dice il parlamentare. Che sul figlio di Gianroberto  aggiunge: "Per noi ormai è un danno d'immagine"

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Sì Mes, no Casaleggio. Emanuele, detto Lele, Dessì ha le idee chiare. Il senatore grillino, made in Castelli romani, è un tipo dai modi assai spicci. “Sono pragmatico”. E quindi quale miglior palestra del Mes per dare un calcione alle battaglie ideologiche? “Esatto – dice ancora al Foglio – il no era una posizione ideologica, prima del Covid. Adesso il quadro è cambiato e anche noi nel Movimento, come si dice a Roma, dobbiamo darci una svegliata”.

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Sì Mes, no Casaleggio. Emanuele, detto Lele, Dessì ha le idee chiare. Il senatore grillino, made in Castelli romani, è un tipo dai modi assai spicci. “Sono pragmatico”. E quindi quale miglior palestra del Mes per dare un calcione alle battaglie ideologiche? “Esatto – dice ancora al Foglio – il no era una posizione ideologica, prima del Covid. Adesso il quadro è cambiato e anche noi nel Movimento, come si dice a Roma, dobbiamo darci una svegliata”.

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Ecco perché, annuncia, “voterò sì al Mes, quando arriverà in Senato, anche se adesso, certo, è ancora un tema governativo”.

 

Dessì è considerato il braccio destro di Paola Taverna. Con la vicepresidente del Senato condivide un’altra battaglia innovativa per i pentastellati: abbattere il sistema Rousseau. “E non ce lo chiede l’Europa, ma la nostra coscienza: non si può pagare lo stipendio a Davide solo perché di cognome fa Casaleggio”.

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Nel giorno in cui la collega Barbara Lezzi annuncia di abbandonare le chat M5s (e i costituzionalisti si interrogano su questo gesto), Dessì prova ad avere i piedi ben piantati a terra. “Siamo alla vigilia di una possibile seconda ondata della pandemia, con una crisi economica da scongiurare e con tutti i dubbi sul presente. E come si fa a dire di no a 36 miliardi di euro da spendere per la Sanità? Ma stiamo scherzando? Ma non eravamo il Movimento dei cittadini? E cosa vogliono i cittadini se non certezze e protezione?”. Caspita. Ma lei è una mosca bianca o tutti i no di questi giorni e settimane che piovono dal suo partito sono solo strategie e giochini? “Questo, non lo so. Ma posso dire che tanti miei colleghi la pensano come me, altri certo sostengono teorie opposte”. Anche la “sua” Taverna è pro Mes? “Non parlo per altre persone, Paola è una donna di buon senso, ma nel merito, diciamo, che non abbiamo approfondito”.

 

Mentre parla Dessì si mette a ridere. Da solo. Quasi di botto. Cosa c’è da ridere, senatore? “Tutte le volte che ci sono acronimi tipo Tav, Tap, Mes finiamo in confusione e facciamo la guerra a un nome e ci incartiamo da soli. Sul Mes dico: meno ideologie e più fatti. Non mi sembra che alla fine l’Alta velocità abbia fatto venir giù la montagna, no? Se non ci sono condizionalità, se non ci chiedono chissà quali interessi ma perché ci dobbiamo opporre al Mes?”.

 

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E se su questo voto il governo dovesse ballare, oscillare e forse cadere proprio al Senato? “Siamo seri: la gente ci verrebbe a prendere con il forcone, ma per favore. Dai”.

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Attenzione, Dessì, lei è fuori linea. Rischia di essere espulso alla stregua degli otto parlamentari che hanno detto no al referendum. “Ma è una provocazione? Devo arrabbiarmi? Una roba del genere è stata fascista. Ma come si fa a cacciare un parlamentare perché esprime la propria opinione?”. A dire il vero da voi le espulsioni fioccano anche per i soldi.

 

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“Ecco, questa storia di Casaleggio è vergognosa: a quattro giorni dal voto ha tirato fuori, sui nostri canali, la storia dei morosi. Un danno d’immagine per tutti, anche per chi è in regola con i versamenti. Dovremmo chiedere noi i danni di immagine al signorino”. Prego? “Sì a Casaleggio. In attesa degli stati generali, il direttivo che nascerà deve congelare qualsiasi tipo di rapporto con Rousseau, che è una società di servizi e niente di più”.

 

Lei non è in regola e rischia di essere mandato via. “Eh no: io verso la mia quota al Movimento tutti i mesi, ma i 300 euro a Casaleggio no. Non glieli do. E lo rivendico. I miei soldi sono a disposizione del gruppo, della comunicazione, del M5s. Ma a lui non darò più un euro”. Quanto astio, Dessì. Eppure anche lei è stato eletto, miracolato, tramite la piattaforma. “Allora, Davide secondo me andrebbe espulso dal M5s, ci ha arrecato un danno d’immagine. Io non do i soldi pubblici a un imprenditore privato. Sia ben chiaro”.

 

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