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C'è un altro sceriffo in città

Il trionfo di Zaia, che prende il triplo dei voti di Salvini

La lista di Zaia al 46 per cento, la Lega al 15

David Allegranti

È successo quel che Salvini temeva di più: il presidente del Veneto è in grado di contendergli non soltanto la guida della Lega ma anche quella del centrodestra

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A giugno Flavio Tosi ci disse: “Zaia vincerebbe persino senza la Lega”. La Lista Zaia in Veneto, a quasi metà delle schede scrutinate, è al 46 per cento, mentre la Lega al 15. È insomma successo quel che Salvini temeva di più. C’è un altro sceriffo in città. Uno sceriffo in grado di contendergli non soltanto la guida della Lega ma anche quella del centrodestra. Un possibile candidato di coalizione, se lo vorrà, capace di prendere anche i voti degli avversari: Luca Zaia, il Doge.

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A giugno Flavio Tosi ci disse: “Zaia vincerebbe persino senza la Lega”. La Lista Zaia in Veneto, a quasi metà delle schede scrutinate, è al 46 per cento, mentre la Lega al 15. È insomma successo quel che Salvini temeva di più. C’è un altro sceriffo in città. Uno sceriffo in grado di contendergli non soltanto la guida della Lega ma anche quella del centrodestra. Un possibile candidato di coalizione, se lo vorrà, capace di prendere anche i voti degli avversari: Luca Zaia, il Doge.

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Zaia è il vero vincitore di questa tornata elettorale, al di là di Zingaretti e dei Cinque stelle che hanno appena vinto il referendum. Entra così nel palcoscenico nazionale”, dice al Foglio Andrea Altinier, che ha lavorato per dieci anni nello staff della comunicazione di Luca Zaia. “E la sua è una dimostrazione di forza non solo nei confronti della Lega e di Salvini. Rappresenta un’altra Lega possibile e con la sua lista si proietta oltre la Lega. È molto più trasversale dello stesso partito di Salvini”. La leadership di Zaia va in controtendenza: ha fatto il presidente di provincia a 27 anni, il vicegovernatore, il ministro, ora è presidente per la terza volta, incrementando ogni volta  consensi.

  

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Cinque anni fa, quando vinse con il 50 per cento, la sua lista prese il 23,08 (427.363), mentre la Lega il 17,82 (329.966): “Non capita mai nelle leadership di oggi, che sono delle start up. Da Renzi a Salvini, che ha un momento di appannamento, a Di Maio, nonostante abbia vinto il referendum. Sono leadership che passano”, dice Altinier. “Invece Zaia è solido, rappresenta operai, artigiani, agricoltori. E ha un fortissimo tono istituzionale, che ti dà fiducia. Non so se sia replicabile in altre regioni, ma qui è in totale empatia con i veneti. Con i veneti, Zaia ha costruito una storia d’amore”. Ma farà il segretario di partito? “Se lo conosco un po’, lui continuerà anche per coerenza a non fare battaglie di partito. Il tono istituzionale deve rimanere intatto. Dice sempre: ‘Le campagne elettorali sono i cinque anni di governo’. E io aggiungo: anche le 110 conferenze stampa sul Covid che ha fatto negli ultimi mesi”.

Dice l'ex senatore ed ex segretario del Pd regionale Paolo Giaretta: "Il Pd si è difeso, il vero sconfitto è Salvini. Resta poi il caso Veneto in cui il Pd perde anche la dignità e Lorenzoni viene massacrato. Mi dispiace dirlo ma era corretta la mia analisi, non si inventano le leadership".

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