PUBBLICITÁ

Congiunti disgiunti

Separati ma insieme. L'appello al voto disgiunto del Pd al M5s, il bizantinismo per tutelare l'alleanza

Carmelo Caruso

Separati alla regionali, Pd e M5s provano a rifugiarsi nel voto disgiunto nelle Marche, in Toscana e nella Puglia. La tecnica elettorale della doppiezza

PUBBLICITÁ

Si disgiungono in Puglia, Marche e Toscana per poter rimanere congiunti al governo. E dunque si devono dividere per respirare ancora insieme, nascondersi in regione per amarsi ancora a Roma, mettere una croce al consigliere perdente e una crocetta al presidente che davvero “potrebbe farcela” perché come dice il Pd al M5s “solo il disgiunto evita la vittoria della destra”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Si disgiungono in Puglia, Marche e Toscana per poter rimanere congiunti al governo. E dunque si devono dividere per respirare ancora insieme, nascondersi in regione per amarsi ancora a Roma, mettere una croce al consigliere perdente e una crocetta al presidente che davvero “potrebbe farcela” perché come dice il Pd al M5s “solo il disgiunto evita la vittoria della destra”.

PUBBLICITÁ

 

C’è molto di più che il separarsi e l’unirsi nel voto disgiunto che chiedono in queste ore Eugenio Giani, Maurizio Mangialardi e Michele Emiliano, i candidati del Pd che non devono sfidare ma “sfilare” voti agli alleati del M5s. Nella parola “disgiunto” è concentrata tutta la complessità di questa intesa necessaria che non riesce a farsi però famiglia e c’è la difficoltà di Nicola Zingaretti che non può disgiungersi da Luigi Di Maio così come Di Maio non può disgiungersi da Alessandro Di Battista.

 

PUBBLICITÁ

E se solamente si volesse continuare, Beppe Grillo non può staccarsi da Davide Casaleggio e Casaleggio non accetta che il M5s si possa staccare da lui. E c’è Giuseppe Conte che è il premier che si è già bis-giunto: un governo con Matteo Salvini e uno con Matteo Renzi. E infatti solo Conte, che è l’avvocato professore e che si era servito del termine “congiunto” per omaggiare il fratello di Sergio Mattarella e tenere buono il M5s che era anti Mattarella, poteva introdurre questo termine salvezza sia quando è “con” che quando è “dis”.

 

Durante il lockdown il “con” era l’unico modo per uscire di casa mentre oggi il “dis” è un altro modo per salvare la Toscana che potrebbe essere la casa che brucia. Quando a Giani è stato chiesto se avesse voglia di fare l’appello al “voto disgiunto” quasi non riusciva a dirlo. Ha risposto così: “Faccio appello ai valori del M5s che penso di poter interpretare”. Mangialardi, che ha provato fino alla fine a convincere il candidato Gian Mario Mercorelli come Giani ha alzato le braccia: “Credetemi, ci ho provato. Avrei voluto il M5s con me”. Per Emiliano, che dei tre è lo spregiudicato, lo spericolato e il populista, il voto disgiunto è l’offerta più sobria che ha rivolto ai pugliesi indecisi. Solo Vincenzo De Luca non ha avuto bisogno di chiedere agli elettori del M5s di scollegarsi. De Luca è già disgiunto dal resto d’Italia.

 

Nella richiesta di voto disgiunto del Pd in Veneto c’è invece la solita questione settentrionale, il disarmo, le mani alzate, la richiesta dell’ostaggio a trattamenti umanitari. Con una lettera agli iscritti, il segretario di una sezione Pd di Vicenza ha quasi implorato: “Votate Zaia come presidente ma almeno date un voto al nostro candidato consigliere”. E’ insomma vero che non è una novità disgiungere il voto e che nei piccoli municipi esiste una letteratura di voto disgiunto che è la buona scissione dei sentimenti, il modello super Ursula, “la spartizione” di Emerenziano Paronzini del racconto di Piero Chiara che viveva con tre sorelle e ogni notte, a turno, andava a trovarle e si disgiungeva. Di certo è meglio questo che lo sgangherato invito (“turatevi il naso e votate disgiunto”) a cui si è aggrappato ieri il Fatto Quotidiano per fare andare a braccetto l’integralismo di carta e l’adorazione per Conte. E’ più voltagabbana chi “pur di abbattere Conte è pronto addirittura a voltar gabbana dal sì al no sul taglio dei parlamentari” o chi per una domenica volta pagina e autorizza gli elettori all’infrazione? Non c’è dubbio che il voto disgiunto sia un bizantinismo, la tecnica elettorale che istituzionalizza la doppiezza da strapaese.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E’ il vecchio adagio “di lotta e di governo”, “lo scendiamo in piazza ma siamo pronti al dialogo”, lo stare in mezzo per non cadere. Walter Veltroni, autore del “ma anche” e che ha annusato l’aria disgiunta, ha dichiarato che al referendum voterà “no” salvo precisare che se fosse stato “un voto sul governo avrei però votato sì”. Disgiungersi è una antica condizione italiana ma bisogna avere la faccia tosta di rivendicarla e mai suggerirla sotto voce. Del resto ha disgiunto l’esito delle elezioni regionali anche Matteo Salvini che “non influiranno sul governo” e Luca Zaia che ha promesso, per cinque anni, di non disgiungersi dal Veneto. Disgiungersi è il tenere il piede in due scarpe, il voto che si raddoppia, la scappatella che tiene unito il matrimonio. Disgiunto è la nostra vera parola enciclopedia.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ