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Le elezioni regionali

Emanuele Macaluso ci spiega perché il fascismo non c'entra con la "Lega eversiva"

L'ex senatore del Pci avverte Zingaretti: "Non c'è il fascismo alle porte"

David Allegranti

"Al Pd serve un congresso, con gli iscritti. Non le primarie dove votano i passanti". "Renzi? Un rompitutto. Il suo partitino non esiste, esiste lui"

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Roma. Andiamoci molto piano con l’allarme fascismo, dice al Foglio Emanuele Macaluso, 96 anni, che ascolta le parole del segretario del Pd Nicola Zingaretti contro la Lega – tutte improntate alla lotta alla “cultura neofascista” in Toscana, dove il centrosinistra per la prima volta rischia seriamente la sconfitta – e si schiarisce la voce: “Lasciamo stare il fascismo e l’antifascismo, non è questo il problema. Casomai, il problema è qual è il ruolo di questa Lega. Qui sta il punto. Non mi pare che ci sia il fascismo alle porte. C’è però qualcosa di pesante che si presenta: una Lega che sta assumendo caratteri eversivi. Non fascisti, ma eversivi sì. Ecco, a questa Lega dobbiamo opporci radicalmente”, dice ancora Macaluso, che ribadisce il concetto perché Zingaretti intenda: “Le battaglie che fa sono praticamente contro le indicazioni della Costituzione; non hanno, diciamo, un riferimento costituzionale. Questa è la mia impressione. Non sono una forza fascista, è stupido identificarla con il fascismo. Il fascismo non c’entra niente. Ma questa Lega fa una campagna per molti versi eversiva. Una campagna che praticamente mette in discussione i punti fondamentali della stessa Costituzione”.

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Roma. Andiamoci molto piano con l’allarme fascismo, dice al Foglio Emanuele Macaluso, 96 anni, che ascolta le parole del segretario del Pd Nicola Zingaretti contro la Lega – tutte improntate alla lotta alla “cultura neofascista” in Toscana, dove il centrosinistra per la prima volta rischia seriamente la sconfitta – e si schiarisce la voce: “Lasciamo stare il fascismo e l’antifascismo, non è questo il problema. Casomai, il problema è qual è il ruolo di questa Lega. Qui sta il punto. Non mi pare che ci sia il fascismo alle porte. C’è però qualcosa di pesante che si presenta: una Lega che sta assumendo caratteri eversivi. Non fascisti, ma eversivi sì. Ecco, a questa Lega dobbiamo opporci radicalmente”, dice ancora Macaluso, che ribadisce il concetto perché Zingaretti intenda: “Le battaglie che fa sono praticamente contro le indicazioni della Costituzione; non hanno, diciamo, un riferimento costituzionale. Questa è la mia impressione. Non sono una forza fascista, è stupido identificarla con il fascismo. Il fascismo non c’entra niente. Ma questa Lega fa una campagna per molti versi eversiva. Una campagna che praticamente mette in discussione i punti fondamentali della stessa Costituzione”.

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Non è l’unica lettura del quadro socio-politico che contesta al segretario del Pd Zingaretti, questa. Anche l’accordo con il M5s lo ha sempre convinto poco e continua a convincerlo poco: “Sono sempre stato contrario a questa alleanza, anche al tentativo di farne una alleanza generale, come l’ha definita Zingaretti. Io sono del parere che si possono vedere quali sono i programmi, i valori e le questioni di volta in volta”. Quindi non capisce, Macaluso, l’intesa del Pd con i Cinque stelle, “come se si trattasse di un partito che ha carattere, programmi, ideali e valori su cui si può stabilire un accordo generale. Mi sembra un errore”.

Il Pd è subalterno ai Cinque stelle? “A mio avviso, la preoccupazione fondamentale del Pd dovrebbe essere quella di fare una battaglia per rafforzarsi. Un partito che resta sempre attorno al 20 per cento e non riesce a superare questa soglia si deve porre questo problema. Specie se se si definisce un partito che vuole governare e avere la maggioranza”. Il problema, sottolinea Macaluso, è che in Italia “i partiti, compreso il Pd, non fanno più i congressi. Questo è il limite: non ci sono più congressi, in cui ci sono le mozioni, c’è l’opposizione, ci sono le battaglie politiche e culturali. In cui insomma una forza politica definisce il suo dna, il suo modo d’essere, come si definisce”.

Il Pd, sottolinea l’ex senatore del Pci, casomai fa le primarie, “alle quali partecipano iscritti, non iscritti, insomma qualunque passante. Ma le primarie non sono un congresso. I laburisti in Inghilterra fanno ogni anno un congresso, i congressi li fanno i socialdemocratici in Germania. Anche i socialisti in Spagna. Qua invece il Pd no e io non capisco perché”. Dopo le elezioni regionali quindi ne servirebbe uno? “Sì. Così si definisce la linea attraverso la votazione su mozioni diverse, chiamando gli iscritti – non altri – a partecipare e votare”. Senta Macaluso, ma il ritorno di Renzi nel Pd sarebbe auspicabile? “Renzi fa il rompitutto. Siccome non ha una linea politica, non si tratta di rientrare o non rientrare ma su quale base politica. Lui ha il suo partitino, Italia viva, che è al 2-3 per cento. Cerca sempre di essere il personaggio. Così sovrappone la persona al partito. Per questo in Italia viva è la persona che prevale, non l’idea di partito. Il partitino, Italia viva, non esiste. Esiste lui”.

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