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Verso le elezioni regionali

Ehi, si vota anche in Valle d'Aosta (dove la Lega si presenta da sola)

Le inchieste giudiziarie scuotono la Vallée e Salvini potrebbe approfittarne. Già due anni fa il suo era diventato il secondo partito

David Allegranti

Nel 2018 i leghisti diventarono la seconda forza del consiglio regionale con il 17 per cento e 7 seggi, appena dietro l’Union Valdôtaine, storico partito autonomista, con il 19,25 per cento e 7 seggi

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A niente sono serviti i reiterati appelli di Berlusconi, già a febbraio, per evitare la rottura dell’unità del centrodestra. In Valle d’Aosta, settima regione al voto il 20 e 21 settembre – 126 mila abitanti di cui 103 mila elettori – la Lega correrà da sola. Da qui il 7 a 0 auspicato da Matteo Salvini: sembrava un errore ma non lo è.

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A niente sono serviti i reiterati appelli di Berlusconi, già a febbraio, per evitare la rottura dell’unità del centrodestra. In Valle d’Aosta, settima regione al voto il 20 e 21 settembre – 126 mila abitanti di cui 103 mila elettori – la Lega correrà da sola. Da qui il 7 a 0 auspicato da Matteo Salvini: sembrava un errore ma non lo è.

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Non ci sono insomma soltanto le sfide campali in Toscana e Puglia. C’è anche la battaglia solitaria  dei leghisti, che già due anni fa, alle elezioni regionali del 2018 nella Vallée, diventarono la seconda forza con il 17 per cento e 7 seggi, appena dietro l’Union Valdôtaine, storico partito autonomista, con il 19,25 per cento e 7 seggi, per la prima volta nella storia punita alle urne (basti pensare che un tempo, nel 2008, Uv superava il 40 per cento e alle elezioni del 1959 era arrivata addirittura al 51,43; un’epoca finita). Agli altri partiti di centrodestra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, coalizzati, andò peggio, con il 2,92 per cento in totale. Anche stavolta si presentano insieme e senza Lega, con gran rammarico del Cav, che appena dimesso dal San Raffaele ha persino rilasciato un’intervista al settimanale Gazzetta Matin per dire che Salvini ha perso un’occasione per mantenere viva e integra la coalizione di centrodestra.

 

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“Liberiamo la Valle d’Aosta!”, è lo slogan della Lega, che ha presentato il suo programma elettorale una settimana prima del voto. E’ probabile che i leghisti riescano a diventare il primo partito stavolta, in una regione in cui fino a pochi anni fa neanche riuscivano a eleggere consiglieri regionali. Le premesse sono insomma buone per la Lega, nonostante l’indebolimento a livello nazionale. Alle Europee dell’anno scorso, Salvini prese il 37,17 per cento surclassando anche il M5s, fermo al 9,69 che appena un anno prima alle elezioni politiche aveva trionfato con il 24,11 per cento. La Lega nel 2018 è riuscita anche a governare sei mesi, prima che la presidente Nicoletta Spelgatti venisse sfiduciata in consiglio regionale. Dopo di lei è arrivato Antonio Fosson, del gruppo misto (in Valle D’Aosta il presidente non è eletto direttamente dai cittadini ma dal consiglio), ma alla fine del 2019 è venuta fuori un’indagine a suo carico per scambio elettorale politico mafioso e Fosson si è dimesso insieme a due suoi assessori.

 

Sul voto della Valle d’Aosta pesano le indagini della Dia di Torino. I filoni d’inchiesta sono più di uno. Due giorni fa il Tribunale di Aosta ha condannato – fra gli altri – in primo grado a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa il consigliere regionale (sospeso) Marco Sorbara e l’ex assessore del comune di Saint-Pierre Monica Carcea. Fosson è invece implicato in un altro filone d’inchiesta, chiamato Egomnia, sul condizionamento da parte della ‘ndrangheta delle elezioni regionali del 2018.

 

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Alle elezioni anticipate si è arrivati perché a inizio di quest’anno i partiti in consiglio regionale non hanno trovato una maggioranza alternativa. La Lega quindi si trova davanti a un’occasione preziosa. “Bisogna uscire dalla concezione di ‘Mamma Regione’”, dice la consigliera uscente leghista Nicoletta Spelgatti, “che ha ucciso il territorio. Occorre un’imprenditoria sana e lungimirante, ci vogliono idee e professionalità. Bisogna mettere il motore Ferrari a questa regione e valorizzarla a 360 gradi”. Lega e Uv troveranno come avversario anche una vecchia conoscenza della politica della Vallée: Augusto Rollandin, già presidente dal 2008 al 2017, condannato nel 2019, sospeso dagli incarichi pubblici e quindi ineleggibile in virtù della legge Severino fino al prossimo novembre. Non sarà candidato con l’Union, suo vecchio partito, ma con una nuova formazione: Pour l’autonomie. Nel 2018 prese 3.417 preferenze, quella prima 7.455. A testimonianza del fatto che le epoche finiscono per tutti, anche se è difficile accettarlo. Specie se hai fatto il presidente di regione per sei volte.

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