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"Sì al Mes e sì ai vaccini obbligatori". Parla Cirio, presidente del Piemonte

Dalla riapertura delle scuole alle spese sanitarie: chiacchierata col governatore di Forza Italia

Valerio Valentini

"Comprendo i timori di Salvini, ma quei miliardi del Fondo salva stati sono utili", dice il governatore azzurro. "E sulla scuola, non cedo ai negazionisti: vaccini per tutti"

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Roma. Sarà per quel suo pragmatismo sabaudo, da piemontese della Granda, o magari per il poco tempo che ha a disposizione, preso com’è dall’incombenza della riapertura delle scuole di lunedì e dalla conseguente polemica che lo vede impegnato a baccagliare con la ministra Lucia Azzolina; sta di fatto che Alberto Cirio, quando si sente chiedere cosa ne pensa del Mes, utilizza poche essenziali parole: “Si tratta di risorse utili e significative”. E dunque lui, già europarlamentare di Forza Italia ben voluto dal Cav., presidente di una regione che molto ha dovuto tribolare col Covid, respinge i toni esagitati cui di solito ricorrono i suoi alleati leghisti. “Da governatore del Piemonte, preferisco un approccio laico. Comprendo, comunque, i timori di Matteo Salvini, anche perché l’Italia ha certo più difficoltà della Germania nel restituire i prestiti. Questi miliardi del Mes ci vengono messi su un tavolo, ci vengono offerti con tutte le cortesie: una proposta talmente allettante che quasi diventa sospetta. Anche perché noi italiani siamo un po’ come quei figli messi nell’angolo dai loro genitori, che poi iniziano a fidarsi poco della mamma e del papà”.

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Roma. Sarà per quel suo pragmatismo sabaudo, da piemontese della Granda, o magari per il poco tempo che ha a disposizione, preso com’è dall’incombenza della riapertura delle scuole di lunedì e dalla conseguente polemica che lo vede impegnato a baccagliare con la ministra Lucia Azzolina; sta di fatto che Alberto Cirio, quando si sente chiedere cosa ne pensa del Mes, utilizza poche essenziali parole: “Si tratta di risorse utili e significative”. E dunque lui, già europarlamentare di Forza Italia ben voluto dal Cav., presidente di una regione che molto ha dovuto tribolare col Covid, respinge i toni esagitati cui di solito ricorrono i suoi alleati leghisti. “Da governatore del Piemonte, preferisco un approccio laico. Comprendo, comunque, i timori di Matteo Salvini, anche perché l’Italia ha certo più difficoltà della Germania nel restituire i prestiti. Questi miliardi del Mes ci vengono messi su un tavolo, ci vengono offerti con tutte le cortesie: una proposta talmente allettante che quasi diventa sospetta. Anche perché noi italiani siamo un po’ come quei figli messi nell’angolo dai loro genitori, che poi iniziano a fidarsi poco della mamma e del papà”.

Ma ci aveva promesso un approccio laico, presidente. “Certo. Ma infatti lo ripeto: le risorse del Mes sono importanti. Su questo, condivido in pieno la posizione del mio partito. E d’altronde il mio assessore alla Sanità, Luigino Icardi, è a capo della specifica commissione della Conferenza delle regioni: so che stanno discutendo della questione, lui e i suoi colleghi. Detto questo, non è solo una questione di quanti soldi arrivano. Il punto è riuscire a mettere a punto un sistema che permetta poi di spenderli, e di farlo in fretta. Servono insomma poteri reali, per le regioni. E non sbagliate a scrivere: reali, ho detto, e non speciali”, sorride Cirio, con un accenno di autoironia. “Ché non vorrei che mi si desse anche su questo del nostalgico”, aggiunge, riferendosi a quel mezzo scivolone in cui è incappato due giorni fa, dicendo che quando c’era Lui, c’era più cura per il corpo e per l’attività fisica. “Mi hanno accusato di revisionismo. Ma io sono di Alba, e conosco la storia della mia città: sono pronto a querelare chi mi dà del fascista”. Poteri reali, dunque. “Esatto. Che è l’unica soluzione per evitare che i progetti restino impantanati nelle sabbie mobili della burocrazia”. E questo lo dice, Cirio, anche pensando alla prossima sfida. “Spero che anche sul Recovery plan si tenga conto del parere delle regioni, le si consulti per capire quali sono le opere più urgenti, quali quelle più rapidamente cantierabili”.

Ragionamenti di prospettiva che vengono però compressi dall’urgenza più imminente, che Cirio ha movimentato impelagandosi in una polemica a distanza con la Azzolina. “Ho chiesto alla ministra che le scuole facciano coi bambini quel che lo stato pretende che qualsiasi datore di lavoro, pubblico o privato, faccia coi suoi dipendenti”. E dunque devono essere maestri e bidelli, secondo Cirio, a misurare la febbre ai ragazzi, al mattino. “Lei mi accusa di non fidarmi delle famiglie. Ma io so per certo che tante famiglie non misureranno la temperatura ai loro bambini, prima di mandarli a scuola. Stamattina un gruppo di mamme di Grugliasco lo ha annunciato pubblicamente. Ma io non posso rischiare che qualche negazionista metta a repentaglio la tenuta del patto sociale: se i bimbi si infettano a scuola, poi potrebbero contagiare i loro loro nonni, i loro amici più fragili. Un rischio enorme. Ci sono delle leggi di base che bisogna far rispettare: e tra queste c’è il riconoscimento dell’indispensabilità del vaccino. Che salva la vita dei bambini, non la mette a repentaglio”. E qui tocca far notare a Cirio che l’incidente diplomatico che con tanta perizia ha scansato sul Mes, finisce per provocarlo ora, perché Salvini dell’obbligatorietà vaccinale non è  un grande fautore, e anzi è spesso propenso a vederci  complotti delle case farmaceutiche, dietro le campagne di sensibilizzazione. “Ma io mi occupo del mio Piemonte, non trascinatemi in polemiche nazionali. Nella mia regione, in autunno faremo una campagna con un milione e mezzo di vaccinazioni antinfluenzali. Il doppio rispetto allo scorso anno”. E chissà che non tornino utili anche per questo, allora, le risorse del Mes.
 

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