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Azzolina e Ascani, la difficoltà di stare allo stesso banco

Carmelo Caruso

Non si prendono ma non si possono lasciare. Unite contro l'ex ministro Lorenzo Fioramonti, divise sulla scuola che le separa e che nello stesso tempo le tiene unite

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Al ministero dell’Istruzione non si guardano e non si parlano ma fuori si avvinghiano e si comprendono. E dunque, per Anna Ascani, che è viceministra, “Lucia non può che essere difesa” mentre per Lucia Azzolina, che è ministra, “non potevo trovare  una vice più preparata di Anna”. Dissimulano.

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Al ministero dell’Istruzione non si guardano e non si parlano ma fuori si avvinghiano e si comprendono. E dunque, per Anna Ascani, che è viceministra, “Lucia non può che essere difesa” mentre per Lucia Azzolina, che è ministra, “non potevo trovare  una vice più preparata di Anna”. Dissimulano.

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Si promettono fedeltà ma entrambe dal chiuso dei loro uffici che sono uno a sud e l’altro a nord del palazzo, ma pur sempre nello stesso piano. E non si incrociano neppure sulle scale grazie a quei malandrini degli architetti che, conoscendo forse le idiosincrasie di tutti gli inquilini di Trastevere, hanno disposto ingressi separati, uscite di sicurezza per rapporti carichi di tormento. Se la scuola non fosse adesso l’ultima ragion di stato, se non fosse l’avviso di Giuseppe Conte “l’istruzione riguarda tutti”, entrambe si sarebbero contrapposte argomentando come argomentavano in aula quando erano semplicemente deputate, quando gli scontri verbali erano costanti.

 

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Non sarebbe stata lite, ma un momento di dialettica, la stessa dialettica che le agitava prima della promozione a ministro della Azzolina. Nel Pd e nel M5s dicono “che Lucia e Anna sono come il fuoco e il ghiaccio e che loro idee sulla scuola sono dritto e rovescio. Anna è la vera artefice della Buona Scuola di Matteo Renzi mentre la Lucia è la deputata che più di tutti ha lottato per demolirla”. E invece, da mesi, sono costrette a mettere in pratica la tecnica del logoramento, quella dei coniugi nel racconto Il Gatto di Georges Simenon. Costretti a rimanere sotto lo stesso tetto, si lanciavano bigliettini ed era tutto il loro modo di comunicare, uno stratagemma per sopportarsi. Lasciarsi non potevano ma andare d’accordo era impossibile.

 

Quando la ministra si è dimenticata delle scuole paritarie, la vice è intervenuta e promesso fondi e ristori perché “noi ci teniamo”. E nel “noi” si capiva che parlava per conto del Pd. Nel M5s, dove di maldicenze ne circolano parecchie e i sospetti e i complotti sono pastiglie di magnesio, hanno iniziato ad avvisare Lucia che soffre di insicurezza: “Guarda che la Ascani vuole il tuo posto”. Nello stesso tempo, dal Pd, nel partito che si crede investito di un poderoso compito pedagogico, costituzionalizzare ancora i 5s, è stato suggerito alla viceministra di parlare il meno possibile.

 

Per proteggersi dalla Ascani e dall’altro sottosegretario Giuseppe De Cristoforo, per scacciare i loro consigli – che per la Azzolina erano vissuti come intenzioni malevoli – ha deciso di prendere tempo e non assegnare le deleghe. Quando si è decisa a consegnarle ha mescolato le carte e offerto a uno quelle che aveva promesso all’altra. Ha perso così uno dei suoi vice ed è chiaro che abbia messo del suo per perderlo. De Cristoforo di Leu si è spostato al ministero dell’università di Gaetano Manfredi. “E se De Cristoforo non avesse accelerato, prendendo di sorpresa un po’ tutti, sarebbe stata la Ascani a chiedere di trasferirsi all’università”.

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Lo racconta un deputato che è vicino tanto alla Ascani quanto alla Azzolina. La viceministra avrebbe confidato  la sua voglia di saltare. Non sarebbe stata una fuga ma una dichiarazione di incompatibilità e di indisponibilità. E però, tra di loro, non è stato sempre così. Con il ministro Lorenzo Fioramonti, quando  tutte e due erano sottosegretarie, era scoppiata una speciale intesa. Non condividevano quasi nulla di quanto decideva Fioramonti e su questo concordavano. Si erano come compattate ed era una di quelle  solidarietà fra donne contro uomini. Lo avevano contrastato per quanto riguarda la valutazione Invalsi, la lotta ai precari con un simpatico scambio di ruoli. La ministra che oggi prende di mira i sindacati era la più vicina ai sindacati mentre la viceministra che oggi tace per opportunità era quella che li contrastava  ai tavoli.

 

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Oggi che si discute di rimpasto, con Matteo Salvini che straparla di sfiducia per il ministro dell’Istruzione, la vice dell’Istruzione corre in suo soccorso perché “Lucia fa il suo mestiere di ministra. Ha lavorato molto bene”. C’è chi dice che davvero non voglia sostituirsi alla Azzolina, (“le basterebbe l’arrivo di qualcun altro”) e chi invece rivela che quando si è parlato di forzare sull’avvicendamento, sia stata proprio la Ascani a consigliare la prudenza (“non è il caso, tanto più adesso”). Rimangono quindi sotto lo stesso banco perché una (Azzolina) non “vuole” lasciare, ma l’altra (Ascani) non “può” lasciare. Quello che le divide è in realtà quello che le trattiene.

 

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