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Il ritorno di Nichi

Vendola al Foglio: “Emiliano è il peggio. Ma Fitto è il peggio del peggio"

Carmelo Caruso

“Non mi piace ma lo voto. Emiliano è plebeista e trasformista, però l'alternativa sarebbe consegnare la Puglia alla combriccola fasciosovranista di Meloni e Salvini, una colonia estiva". Intervista all'ex presidente della regione

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Dunque, in Puglia, Nichi Vendola chi voterà? Michele Emiliano, il tarantolato, o Antonella Laricchia, la grillina che vuole processare Emiliano? “Sono un uomo di sinistra e un elettore di centrosinistra. Voterò per impedire che la destra sovranista si annetta la Puglia di Moro e di Di Vittorio”.

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Dunque, in Puglia, Nichi Vendola chi voterà? Michele Emiliano, il tarantolato, o Antonella Laricchia, la grillina che vuole processare Emiliano? “Sono un uomo di sinistra e un elettore di centrosinistra. Voterò per impedire che la destra sovranista si annetta la Puglia di Moro e di Di Vittorio”.

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E significa che Vendola, nella sua Puglia, quella che ha governato da sinistra per dieci anni, si turerà il naso e voterà per non consegnarla a chi ha sempre combattuto e battuto, la destra di Raffaele Fitto, ma significa pure che Emiliano è la disperazione di sinistra.

 

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Vendola lo dice in questa intervista al Foglio e lo spiega con la sua lingua che qui ci ha sempre fatto divertire e che oggi tanto ci manca. Per sconfiggere infatti la destra, la sinistra si è ri-consegnata a Emiliano e alle sue 15 liste dove c’è di tutto, un fritto misto: dall’estrema destra ai virologi semi vip. Chi ci assicura che Emiliano voglia s-governare ancora la Puglia o mettersi invece alla guida di tutti gli sbandati d’Italia, fare della Puglia la sua Los Alamos populista?

   

Lo chiediamo a Vendola che ci risponde alla Vendola: “La moltiplicazione delle liste produce una sorta di supermarket elettorale, in cui la politica viene surrogata da bandierine localistiche, da interessi corporativi, da richiami clientelari. Diciamo che la distruzione dei partiti novecenteschi ha prodotto un vuoto pneumatico di idee e di culture politiche, ed è il trionfo dei comitati elettorali e della pubblicità  elettorale. E’ il trionfo della chiacchiera. Ma questa non è colpa di Emiliano”.

 

Ma potrebbe essere il vantaggio di Fitto che vuole passare per il moderato in una regione smoderata. E siamo ancora al bivio: scegliere la destra che sta più a destra o votare la sinistra che per metodi (clientelari) è vicina alla destra? E’ davvero sicuro che non sia tutta colpa di Emiliano? Risponde Vendola: “Per me Fitto è il peggio del passato e il peggio del presente: è stato un viceré arrogante, ha imprigionato la Puglia in un immobilismo dove contavano solo gli amici e le clientele”.

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Sono le clientele che sta scatenando Emiliano in questi ultimi giorni. Non sono forse le stesse di Fitto? “Il clientelismo è un virus e ammorba la democrazia. E io lo combatto sempre, anzi lo combatto soprattutto quando tocca il mio campo politico. Non ho mai fatto sconti a Emiliano e al suo partito, dinanzi a fenomeni di degrado clientelare e trasformistico”. E però, secondo Vendola, il candidato del centrodestra “oltre a rappresentare un moltiplicatore di quei fenomeni degenerativi” avrebbe come disegno quello “di normalizzare la Puglia per offrirla in dote ai nemici dell’Europa e del Mediterraneo. La Puglia dei sovranisti è poco meno di una colonia estiva”.

  

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Dice che Fitto è “il cavallo di Troia di Meloni e di Salvini della combriccola fascio-sovranista. E’ il nemico del sud e del meridionalismo. Questa è la posta in gioco: con l’autonomia differenziata, cara alla destra, il Mezzogiorno d’Italia si candida alla marginalità...”.

  

Ma il Pd, al sud, si candida a vincere solo con il plebeismo. Il modello Emiliano in Puglia, in Campania si chiama modello De Luca. Non è che Vendola ha cambiato opinione sul plebeismo? “No. Il plebeismo è una brutta malattia, rivelatrice della debolezza culturale del centrosinistra. Plebeismo, populismo, trasformismo: questi sono stati i nemici della sinistra, quando la sinistra aveva una bussola e una rotta”.

 

 

In Puglia servirebbe davvero un navigatore (un navigator?) per comprendere queste elezioni. Il M5s di Antonella Laricchia è avversario di Emiliano. Ma c’è anche Ivan Scalfarotto, candidato di Iv e Azione, che è in lotta contro il M5s e quindi contro Emiliano. Vuole provare a disegnare per noi la mappa di queste spelacchiate elezioni? Cosa ne pensa di Scalfarotto? “Per battere il populismo di Emiliano si fa vincere il blocco nero dei sovranisti? Più che una mappa politica allora serve un referto clinico!” rintuzza Vendola che non ha maturato conversione grilline.

  

Da queste parti, a sinistra, più di uno pensa che la candidata del M5s, l’ortodossa che non si flette, sia più presentabile dello zapatista che non arretra. “E però, non mi pare che la Laricchia abbia brillato nelle sue battaglie di opposizione. Non basta urlare, a ogni piè sospinto, “vergogna!” e invocare tribunali e processi, occorre studiare, studiare, conoscere i dossier: ma questo mi pare sia mancato... Guardi, nel mio decennio ho avuto in Rocco Palese, il capo del centrodestra, un grande e instancabile oppositore, mi ha fatto spesso capire cose che non capivo e vedere cose che non vedevo, senza mai farmi sconti...”.

 

Pd e M5s, che sono alleati di governo, sono riusciti ad allearsi solo in Liguria dove la sconfitta è certissima e ragionano ancora di alleanza strutturale che per la fronda del Pd, quella che chiede il congresso, è segno di fragilità, la parolaccia che detesta Zingaretti. Vendola, il Pd è subalterno? “I 5s dovrebbero esercitarsi con la cultura della complessità, mettendo in cantina tutto lo stucchevole repertorio di demagogia e propaganda. Dovrebbero diventare adulti (ma non adulterati, solo adulti). E il Pd dovrebbe uscire dalla propria coazione a ripetere: sempre gli stessi errori di moderatismo, di funambolismo, di subalternità al liberismo, di paura di giocare la partita dell’alternativa”.

 

A proposito di complessità. Così come il M5s, anche Emiliano vuole chiudere l’Ilva quella che Vendola ha provato a tenere aperta, perché salute è però anche sviluppo. Gli è costato un processo per presunto disastro colposo. La Puglia è condannata all’isteria? E qui Vendola affronta una vicenda che ha sempre dichiarato essere per lui dolorosa. “Intendiamoci: la politica ha il dovere di liberare Taranto da quella cappa di inquinamento e di morte che assedia interi quartieri. Ilva deve assumersi la propria responsabilità e dare seguito a quei processi di ambientalizzazione che sono stati delineati a partire dalla Autorizzazione Integrale Ambientale e dalle sue successive integrazioni”.

 

Quindi sta dicendo che ha ragione Emiliano? “Emiliano ha parlato di decarbonizzazione, non di chiusura della fabbrica. Certo spesso le sue parole sono apparse poco istituzionali, ma l’urgenza di dare speranza ai tarantini può spingere a rompere i protocolli. E poi molti dimenticano che quando la destra portò Taranto al dissesto, nessuno si occupava della diossina e dei veleni e quella povera città non aveva i soldi per seppellire i morti e per illuminare le strade”. A proposito di luce. Nel Pd si è accesa quella di Giuseppe Conte, altro pugliese. Per il segretario del partito è “un riferimento progressista”. Anche per Vendola è un riferimento? “Ho simpatia per Conte. Ma, se permette, la mia stella polare politica si chiamava Pietro Ingrao...”.

 

E però, usa la lingua fumosa, l’accademese, che lo protegge e lo aiuta a sopravvivere e così ci fa tornare in mente la sua, quella che ha strappato il sorriso del Foglio e alimentato la rubrica “Ah Nichi, ma che stai a di’”. Dobbiamo inventarci “Ah Conte, ma che stai a di'?”. “Beh, voi del Foglio avete ottime ragioni per rimpiangermi. Oggi a fare le pulci alla lingua italiana della lotta politica c’è davvero poco gusto: sono rimaste solo le pulci... A questo punto, dal Foglio, mi attendo quantomeno la nuova rubrica “Ah Nichi, torna!”.

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