PUBBLICITÁ

l'intervista

Il capo di Confindustria Marche: "La regione va a destra: e che c'è di male?"

Luca Roberto

"Per anni abbiamo inseguito Emilia-Romagna e Veneto, adesso siamo la locomotiva dell'Abruzzo". Parla Claudio Schiavoni, presidente degli imprenditori marchigiani

PUBBLICITÁ

“Così come vale per gli imprenditori, non capisco perché il principio della concorrenza non debba valere per la politica. Per cui no: non trovo scandaloso che per la prima volta dopo 27 anni le Marche possano cadere nelle mani del centrodestra”. Tra un appuntamento di lavoro e una conference call con le aziende associate, Claudio Schiavoni, un'esperienza trentennale nel campo dei quadri e sistemi elettrici e dal 2018 presidente di Confindustria Marche, racconta al Foglio qual è, alla vigilia di un appuntamento elettorale che viene descritto da più parti come “un vero e proprio spartiacque”, il punto d'osservazione privilegiato del ceto produttivo regionale. “Quello che si percepisce è un sentiment al cambiamento di natura nazionale. E certo se Marche e Toscana facessero il paio con la vittoria del no al referendum, credo che un qualsiasi governo ne dovrebbe trarre le conseguenze”. 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Così come vale per gli imprenditori, non capisco perché il principio della concorrenza non debba valere per la politica. Per cui no: non trovo scandaloso che per la prima volta dopo 27 anni le Marche possano cadere nelle mani del centrodestra”. Tra un appuntamento di lavoro e una conference call con le aziende associate, Claudio Schiavoni, un'esperienza trentennale nel campo dei quadri e sistemi elettrici e dal 2018 presidente di Confindustria Marche, racconta al Foglio qual è, alla vigilia di un appuntamento elettorale che viene descritto da più parti come “un vero e proprio spartiacque”, il punto d'osservazione privilegiato del ceto produttivo regionale. “Quello che si percepisce è un sentiment al cambiamento di natura nazionale. E certo se Marche e Toscana facessero il paio con la vittoria del no al referendum, credo che un qualsiasi governo ne dovrebbe trarre le conseguenze”. 

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Al pari della Toscana, quanto potrebbe accadere da qui a 14 giorni nella regione adesso amministrata da Luca Ceriscioli si presta al racconto archetipico della svolta a u, della fine dell'impero. Con la sola differenza che, stando a quanto suggeriscono i sondaggi, quello che a Firenze appare appena verosimile ad Ancona sembra cosa fatta: Francesco Acquaroli, deputato di Fratelli d'Italia, è dato 15 punti sopra al candidato di centrosinistra Maurizio Mangialardi. Con il candidato cinque stelle Gian Mario Mercorelli destinato a una solitaria corsa di rappresentanza. E' la diretta conseguenza del tramonto del modello “piccolo e bello”, che ha fatto in passato la fortuna della regione? “In sintesi si può dire che le Marche, unica regione al plurale in Italia, si dividono in macrofamiglie: c'è l'industria del mobile nel Pesarese, l'indotto dell'elettrodomestico nell'Anconetano, il calzaturiero nel Maceratese-Fermano e la Vallesina prevalentemente meccanica”, spiega pazientemente Schiavoni. “Con la crisi del calzaturiero e del settore elettrodomestico, arrivate quasi in contemporanea, abbiamo subito un duro contraccolpo. E' successo che un terzo delle aziende si sono riconvertite con successo, hanno esportato e sono riuscite a reggere bene l'urto. Un terzo sono rimaste relegate al mercato interno, mentre le restanti non sono riuscite a vedere per tempo la crisi”.

 

L'implacabile disamina del post crisi fatta dal capo degli imprenditori marchigiani è talmente lucida che nelle sue parole sembra di leggere un'analisi che il ricercatore Gianluca Goffi scrisse qualche anno fa, evidenziando in poche battute le criticità dell'economia regionale: basso livello di investimenti esteri, una specializzazione nei settori tradizionali o maturati a basso tasso di innovazione, e soprattutto una carenza di infrastrutture adeguate. “Ma le sembra normale che per andare da Fermo a San Benedetto del Tronto ci si metta tre ore perché tutti i ponti sono sequestrati? In più non abbiamo una straccio di linea internet ultraveloce. Così diventa difficili attrarre investimenti. Mentre prima eravamo agganciati all'Emilia-Romagna e al Veneto, oggi siamo la locomotiva dell'Abruzzo” puntualizza Schiavoni. 

 

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Se i dati sul prodotto interno lordo del 2018 avevano visto le Marche primeggiare a livello nazionale con una crescita del 3 per cento, l'onda della pandemia ha prodotto uno degli effetti più nefasti: in nessun'altra regione l'indice manifatturiero è calato così tanto (meno 22,4 per cento) nei primi 4 mesi del 2020. Quali dovrebbero essere le prorità per poter ripartire? “Accanto al tema delle infrastrutture, bisogna dare una risposta definitiva sul post sisma”, dice Schiavoni. “Non so di chi sia la responsabilità se dopo 4 anni le strade sono ancora un cumulo di macerie, ma è ragionevole che la gente sogni di tornare nelle proprie abitazioni e non in un prefabbricato. In più è fondamentale come verrà gestita l'emergenza Covid: basta misure assistenziali come reddito di cittadinanza e quota 100, che sono una bestemmia e trascinano il paese verso il non lavoro. Se avessimo investito per tempo queste risorse in interventi strutturali adesso saremmo molto più competitivi a livello internazionale”.

 

PUBBLICITÁ

Sarà. Eppure qualcuno si spinge a dire che è proprio l'esoscheletro economico, fatto di piccole e medie imprese a conduzione familiare, ciò che ostacola lo sviluppo economico del tessuto produttivo. Non trova? “Io credo che le famiglie che hanno fatto la fortuna del nostro territorio abbiano sempre lavorato per lasciare una traccia del loro passaggio. Il problema è stato far capire a tutti che l'unico altro modello che poteva sostituire il 'piccolo e bello' era il 'piccolo e insieme'. Non a tutti è arrivato il messaggio che possedere il 20 per cento delle quote di un'azienda è meglio di zero”.

 

Come andrà a finire tra due settimane? “Lo scopriremo presto, ma certo tutte le amministrazioni fanno cose buone e cose sbagliate, la giunta Ceriscioli non è da meno. Governare significa scontentare e non ci vedo nulla di male se la gente ogni tanto ha voglia di cambiare”.

PUBBLICITÁ