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La taranta di Di Maio

Simone Canettieri

Il capo grillino in Puglia per il weekend. Uno sfregio al Pd e a Conte. Lo sconcerto di Zingaretti

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Venerdì ore 20 a Bari: incontro pubblico con i cittadini. Sabato: Foggia, Andria, Maglie e Galatina. Domenica: Martina Franca, Grottaglie, Erchie e Brindisi. Quando gli hanno elencato tutte queste tappe, Nicola Zingaretti ha aperto le braccia e ha scosso la testa.

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Venerdì ore 20 a Bari: incontro pubblico con i cittadini. Sabato: Foggia, Andria, Maglie e Galatina. Domenica: Martina Franca, Grottaglie, Erchie e Brindisi. Quando gli hanno elencato tutte queste tappe, Nicola Zingaretti ha aperto le braccia e ha scosso la testa.

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Sono gli appuntamenti del tour pugliese di Luigi Di Maio di questo weekend. Il segretario per ora non parla, forse si sfogherà, a urne chiuse. Ma i deputati a lui più vicini schiumano rabbia: “Ma come? Ci giochiamo la vittoria con Fitto per diecimila voti, e Di Maio si mette a fare campagna elettorale così?”.

 

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D’altronde la grillina Antonella Laricchia ha obiettivi minimi, ma fatali: arrivare in doppia cifra: 10, 12 per cento non importa. Quanto basta per mettere in gioco tutto: dalla vittoria del centrodestra a, forse, la stabilità del governo, proprio nella terra di Giuseppe Conte. 

 

Il quadro pugliese è chiaro e squillante nella maggioranza rossogialla. E ieri Zingaretti ed Emiliano, insieme a Bari, hanno detto l’unica cosa che gli elettori possono fare per non far saltare il banco. L’ultima ancoretta di speranza, un esercizio tecnico non banale: un bel voto disgiunto molto spinto “per fermare la destra”. Questa volta al singolare.

 

Nella guerra dei sondaggi, infatti, che fa oscillare il governatore uscente tra il vantaggio e l’incubo di stare sotto, ci passano poche migliaia di voti. “Si vince e si perde per diecimila preferenze”, sono i calcoli che girano al Nazareno come una cantilena. E così nella Puglia invasa dai pappagalli (come denuncia la Coldiretti per via del clima tropicale) c’è un pezzo di Pd che ripete a memoria la seguente tesi: “Di Maio scherza con il fuoco”.

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O forse più semplicemente questo tour de force, tra taralli e taranta, per l’ex capo politico serve ancora una volta a mandare un messaggio liftato ai naviganti: signori, sono l’ago della bilancia. Soprattutto al sud. Una letterina autografata e indirizzata per conoscenza a Zingaretti, ma con destinatario proprio il premier, lontano per scelta e per speranza il più possibile da tutte queste contese territoriali che sommate insieme rischiano di diventare valanga.

 

Ma hai voglia a dire il ritornello: sono elezioni locali. Non bisogna esercitare arti divinatorie per capire che il conto delle regionali alla fine sarà portato al tavolo del presidente del Consiglio. Se sarà salato lo pagherà lui, vedendosela con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Ed è ciò che nel M5S, lato Di Maio, sanno benissimo. A dar manforte al titolare della Farnesina ieri è partita da Roma anche Laura Castelli, viceministro dell’Economia “per questo fine settimana di incontri al fianco della nostra Antonella Laricchia, che da anni si batte per lo sviluppo e la crescita della Puglia”.

 

E non è escluso che alla fine, seppur da trincee opposte, si palesi per una toccata e fuga con la scusa del referendum anche Alessandro Di Battista, in compagnia della pasionaria Barbara Lezzi, strenua oppositrice della desistenza e di un patto con il Pd proprio nella terra dove prese i voti all’urlo: “La Tap? Giammai!”.

 

Davanti al rischio d’impresa di spingere verso la vittoria Fitto, gli uomini e le donne più vicine a Di Maio mettono su sorrisi finto-ingenui, ma sbarazzini: “Eh, lo sappiamo. Ma che possiamo farci?”. E se Ivan Scalfarotto scalpita per uno spicchio di posto al sole (sabato la reunion a Bari di Renzi & Calenda), Salvini e Meloni hanno capito che la Puglia per loro può essere felix, tanto da aver annunciato nuovi ritorni. Un porto di mare, pieno di messaggi in bottiglia.

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