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Votare contro il Pedantaccio collettivo

Giuliano Ferrara

Il referendum e i nemici della ragion politica. Ritratto del dottor Balanzon

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Breve manuale del pedante, il cui momento magico arriva sempre nel giorno di un referendum costituzionale. Per la definizione del termine e della figura di questo eroe comico da commedia dell’arte, di questo dottor Balanzon, basti riportare qui il lemma del Vocabolario Treccani. La descrizione si adatta perfettamente al tono e agli argomenti speciosi dei saccenti sostenitori del sonante “no”. Eccola.

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Breve manuale del pedante, il cui momento magico arriva sempre nel giorno di un referendum costituzionale. Per la definizione del termine e della figura di questo eroe comico da commedia dell’arte, di questo dottor Balanzon, basti riportare qui il lemma del Vocabolario Treccani. La descrizione si adatta perfettamente al tono e agli argomenti speciosi dei saccenti sostenitori del sonante “no”. Eccola.

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pedante s. m. e f. e agg. [prob. der. del lat. pes pedis “piede” (dall’accompagnare a piedi), raccostato a pedagogo]. – 1. s. m., ant. a. Maestro di scuola, istitutore, pedagogo. b. Personaggio della letteratura e spec. della commedia cinquecentesca che incarna il tipo del maestro presuntuoso, di cultura limitata ma pomposo nella parlata latineggiante spesso scorretta, sordido nei vestiti e nei costumi (apparso per la prima volta nella commedia Il pedante, di F. Belo, del 1529 circa, finisce con l’irrigidirsi nella maschera del Dottor Balanzon della commedia dell’arte). 2. agg. e s. m. e f. Nell’uso moderno, e per lo più in senso spreg., chi, nell’insegnamento e nello studio, si richiama continuamente alle regole, osservandole e facendole osservare con scrupolo meticoloso e scarsa intelligenza; per estens., di chi pone una cura eccessivamente minuziosa, meticolosa, pignola in qualsiasi cosa faccia: professore p.; un uomo gretto e p.; via, non fare il p.; osservazioni, critiche da pedante. In partic., in senso polemico, chi scrive con esagerata cura della lingua e dello stile; in tono diversamente polemico, il termine è stato usato col sign. di classicista, purista a oltranza, nell’espressione amici pedanti, appellativo assunto da G. Carducci, G. Chiarini, G. T. Gargani e O. Targioni Tozzetti quando, nel 1856, traendo pretesto da un libretto di versi pubblicato dal poeta livornese Braccio Bracci, si scagliarono contro i romantici e il loro modo di scrivere. Dim. pedantino, pedantèllo; spreg. pedantùccio, pedantùcolo, pedantuzzo, accr. pedantóne; pegg. pedantàccio.

 

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Il dottor Balanzon dunque è presuntuoso e saccente in modo goffo e esagerato addirittura, ha la verità in tasca, è una verità tonda, completa, che non accetta quadri senza cornice, tratti da definire, frammenti di riforma, ché quella deve essere intera e perfetta, uscita dalla testa di Minerva, come direbbero nel loro latinorum giurisperitico. Si richiama continuamente alle regole, osservandole e facendole rispettare con scrupolo meticoloso e scarsa intelligenza. Perfetto. Leggetevi un appello di paracostituzionalisti (e paraculi dietro a loro) per il “no” e vedrete di chi si tratta. 

 

Non si possono ridurre di numero gli eletti perché la ratio del taglio offende la proporzionalità con la demografia. Più siamo e meglio stiamo. Il taglio proposto è lineare, dunque non va bene, ma è lineare anche la progressione dalla Costituente a oggi, e quando il taglio non lineare correggeva il carattere paritario delle due assemblee, con una semplificazione ovvia e visibile a occhio nudo, allora il dottor Balanzon gridava allo scandalo perché era una diminutio della centralità del parlamento e un abusivo rafforzamento dei poteri del governo, sottoposto a fiducia e controllo di una sola Camera, e quindi no, no, e poi no. Il pedantello o pedantuccio non vuole, dice, dare soddisfazione agli scappati di casa Grillo, perché, aggiunge, la Costituzione non si può cambiare in modo fazioso e demagogico, e così vuole difenderne l’integrità in modo pedante, ovviamente, e anche fazioso e demagogico. Giù le mani dalla quantità dei parlamentari, garanzia democratica, osserva con cura minuziosa e scarsa intelligenza, visto che alla fine tutti sanno che una maggioranza possente approvò la nuova norma costituzionale in un Parlamento numeroso assai. I numerosi, prima di licenziare e varare un Parlamento più asciutto, devono cambiare i regolamenti, dice il dottore. Ma non vede che se le assemblee più grasse non hanno mai cambiato i regolamenti in modo sufficiente a diminuire di numero, nonostante la riduzione sia sempre stata un ingrediente di tutte le proposte di riforma costituzionale, in una forma o nell’altra, forse sarà un compito dei meno, gente che si presume più organizzata o organizzabile e meno pletorica. Balanzon è convinto oggi della necessità di una riforma della legge elettorale come complemento alla riduzione, e vota no, come ieri era convinto della perfidia del combinato disposto tra una riforma Renzi e una nuova legge elettorale, e votava no. Il pedante dice: quella proposta dalla Iotti sì che era una riforma, con una congrua riduzione del numero dei parlamentari, perché proponeva l’elezione in Parlamento del presidente del Consiglio. Ci fosse questa clausola nella nuova norma sottoposta a referendum, il dottore direbbe, come ha detto con altri altisonanti “no”, che non vuole un uomo solo al comando. E via seguitando e pedanteggiando.

 

Il pedante, come il sofista, è un proceduralista impazzito della ragione meccanica, non sa niente di vera politica, non capisce l’eterogenesi dei fini, titanico percorso sul quale un pedante non è capace mai di fare anche un solo passo, e invita in nome di un vero cambiamento a fermare quel poco del possibile e il possibile del poco. Insomma, quando non tira la volata di nascosto a fazioni di imbonitori, il pedante è un nemico della ragion politica, un perfetto Pedantaccio Collettivo. Contro di lui si può dunque liberamente votare “no”, cioè “sì”.

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