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La danza intorno ad Azzolina, la ministra “che non si fida di nessuno”

Carmelo Caruso

Zingaretti è preoccupato, la commissione Bianchi è scomparsa. I rapporti al ministero sono difficili. E' la scuola la vera insidia di governo

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Il caso, a sentirlo, ricorda un po’ la frase di Ettore Sottsass: “Gli ingegneri sanno tutto ma solo quello”. E al ministero garantiscono che anche lei, Lucia Azzolina, soffra di questa dolcissima malattia che è lo specialismo e che davvero “la scuola la conosce, e pure tanto, ma la politica invece la frequenta da troppo poco tempo e questo è il ministero della dialettica esasperata”.

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Il caso, a sentirlo, ricorda un po’ la frase di Ettore Sottsass: “Gli ingegneri sanno tutto ma solo quello”. E al ministero garantiscono che anche lei, Lucia Azzolina, soffra di questa dolcissima malattia che è lo specialismo e che davvero “la scuola la conosce, e pure tanto, ma la politica invece la frequenta da troppo poco tempo e questo è il ministero della dialettica esasperata”.

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Quando la vedono uscire a tardissima sera, nessuno, neppure chi ha provato in passato a offrirle qualche suggerimento, ha il coraggio di chiederle: “Ma perché non deleghi? Perché non provi a fidarti?”. E vogliono dirle che in questi corridoi, dove secondo l’ex ministro Tullio De Mauro si seppelliscono carriere e pure gli accademici fanno la figura dei tontoloni, il miglior modo per sopravvivere è distribuire compiti, spartirsi gli insuccessi, perché di “questo purtroppo si tratta”.

 

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Raccontano che lei per prima, da sottosegretaria del ministro Lorenzo Fioramonti, avesse ben presente il pericolo e che, una volta ministra, avesse formulato questa promessa ad Anna Ascani, la sua vice, e al sottosegretario Giuseppe De Cristoforo: “Ciascuno avrà le proprie deleghe. Lavoreremo meglio”. Ed entrambi hanno allora atteso e giustificato la scelta della Azzolina di “chiamare intorno a sé uomini di fiducia” a scapito “di donne di buon giudizio”.

 

Nessuno dei due, in pieno lockdown, ha voluto ricordarle che le deleghe tardavano ad arrivare e che sulle scuole paritarie occorreva fare di più per non lasciare alla destra l’argomento. L’hanno protetta dagli attacchi di Matteo Salvini che l’ha presa di mira per il suo silenzio, il suo non dire parole chiare. Ma c’era qualcuno che poteva dirle? Anche Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva, ex sottosegretario all’Istruzione con Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, testimonia che la scuola è il “tritacarne italiano” e che però lei, la ministra, (“che oggi è in difficoltà come sarebbe qualsiasi altro ministro”) ha proceduto, e procede ancora, con la tecnica del blitz: “Prima decide e poi ci informa”.

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De Cristoforo, poche settimane fa, in polemica con lei, che voleva attribuirgli non le deleghe che gli aveva promesso ma altre di cui non avevano discusso, ha deciso di trasferirsi al ministero dell’Università. Al governo è sembrato allora quasi un voler mettere le “mani avanti” quel passaggio (fortissimo) della lettera a la Stampa di Nicola Zingaretti, che avverte: “La scuola è in una condizione di equilibrio incerto che può sfociare in una rivolta di massa”. E non si riferiva alla polemica da folklore sui banchi con le ruote, o le rime buccali, ma al rischio concreto di aprire e dover chiudere. Il voto del referendum costringerà a sanificare le aule prima e dopo. Saranno altri giorni tolti all’insegnamento.

 

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Il Pd, e non solo, si sta chiedendo cosa ne è della commissione guidata da Patrizio Bianchi, la speciale task force sulla scuola. L’ex M5s, Paolo Lattanzio, ha perfino rivolto la domanda a Giuseppe Conte. Al ministero, e non è un mistero, parlano di “incomunicabilità” che per Toccafondi nasce dalla “struttura culturale della Azzolina che lavora molto, ma da sola”. E insomma, non se ne vuole fare una colpa, è lei che decide, ma in molti tra i parlamentari dem si interrogano se non fosse il caso di trattenere, a Roma, Carmela Palumbo, ex capo di dipartimento adesso direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale del Veneto. Al suo posto si è insediato Max Bruschi, che ha lavorato insieme a Mariastella Gelmini.

 

Altri uomini di snodo sono Luigi Fiorentino, capo di gabinetto (“cavallo di ritorno, non una novità”, precisano) e Salvatore Milazzo che è il capo segreteria. Sono figure estremamente tecniche e competenti al punto da risultare solo tecniche e competenti. Sugli esami di maturità, ad esempio, aveva ragione la Azzolina che voleva farli in presenza e avevano torto i sindacati che si opponevano per ideologia. Ma non sono adesso troppi gli avversari per un solo ministro? “Non se la deve vedere solo con i sindacati, i presidi, i precari, ma anche con Vittoria Casa e Bianca Granato, le due presidenti delle commissioni Cultura di Camera e Senato, grilline e anti-paritarie” rivelano fonti di governo, dove non si sa come aiutare (si è ragionato di distaccare un sottosegretario dall’economia) questa ministra che “per paura di sbagliare non vuole ascoltare più nessuno”.

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