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Serve un ministro per il Nord?

Troppo sud nel Pd. "Esiste una seria questione settentrionale nel partito". Parla Martina

Carmelo Caruso

Fiscalità di vantaggio, sgravi per il mezzogiorno, ma l'epidemia ha colpito duramente il nord. "Gori, Sala, Bonaccini devono avere più spazio". Parla l'ex segretario del Pd

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Esiste una questione settentrionale nel Pd o è solo una fantasia per studiosi accigliati? “Altro che fantasia. La questione settentrionale esiste. Eccome se esiste. Guai a sottovalutarla. C’è la necessità di liberare la forza del lavoro e dell’impresa di queste terre. Io credo che un partito riformista come il Pd non può lasciare vuoto lo spazio, non può non formulare una proposta seria che si misuri coi temi legati al protagonismo di questi soggetti”.

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Esiste una questione settentrionale nel Pd o è solo una fantasia per studiosi accigliati? “Altro che fantasia. La questione settentrionale esiste. Eccome se esiste. Guai a sottovalutarla. C’è la necessità di liberare la forza del lavoro e dell’impresa di queste terre. Io credo che un partito riformista come il Pd non può lasciare vuoto lo spazio, non può non formulare una proposta seria che si misuri coi temi legati al protagonismo di questi soggetti”.

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Il Pd si sta misurando con se stesso. Fiscalità di vantaggio, sgravi per nuove assunzioni, e poi risorse e ancora risorse. Sono quelle previste dal decreto agosto ma destinate soprattutto al Sud. C’è un’aria depressa del paese che però non è più la sola ,e unica, area depressa. E infatti, per Maurizio Martina, ex segretario del Pd, ex ministro dell’agricoltura, con gli occhi all’insù, alla Lombardia che è poi la sua Lombardia, “contrapporre i bisogni del Mezzogiorno e quelli del nord sarebbe una sonora sciocchezza, tanto più oggi. E però, ribadisco quello che penso: la questione settentrionale va affrontata per l’intero Paese perché senza il nord non avremo ripresa”.

 

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Quello di Martina è un sentimento diffuso, un malessere che in pochi, nel Pd, hanno avuto il coraggio di raccontare. A Bologna, c’è l’europarlamentare Elisabetta Gualmini che, per prima, ne ha parlato anticipando con toni più schietti quanto il governatore Stefano Bonaccini è costretto a denunciare ma con moderazione. A Bergamo, il sindaco Giorgio Gori ci sta provando malgrado il clima di ostilità che registra. E a Milano c’è Beppe Sala che sfida ormai l’impopolarità.

 

L’impressione è che nessuno, all’interno del Pd, li difenda e li capisca. E invece, per Martina, “sono protagonisti del nostro campo che stanno lavorando con passione e serietà e fanno la loro parte fino in fondo. Io penso che queste voci servano a tutto il Pd e al centrosinistra oggi più di ieri. Senza dubbio devono avere spazio. Ne va della qualità e della forza della nostra alternativa alla destra”. Insomma, non ritiene che vi stia scappando questo pezzo di paese?

 

“Come ho detto, la questione settentrionale esiste. La verità è che più di ieri dobbiamo avere la forza di capirla e interpretarla” risponde l’ex ministro che non vuole lasciare il pallino alla destra nazionalista, quella che, per intenderci, “propone scelte economiche rischiose. Oggi c’è la necessità di nuove politiche industriali, riforma fiscale, produttività, capitale umano, infrastrutture materiali e digitali, snellimento burocratico, nuovo welfare” dice ancora.

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Non si vuole contrapporre il sud al nord ma sono in tanti a chiedersi se non serva un ministro del Nord che bilanci i successi di Giuseppe Provenzano, il ministro per le aree svantaggiate che avvantaggia il meridione. E’ chiaro, assicura Martina, che tutti, e dico tutti, “ci auguriamo che le misure previste nel decreto agosto raggiungono i risultati sperati”, ma non è forse altrettanto giusto interrogarsi, tenere conto delle perplessità delle imprese, e ci riferiamo a quelle del nord, che segnalano una certa smemoratezza di governo? Non significa mettere in discussione i provvedimenti che, per Martina, “sono stati importanti e spesso decisivi per il sistema produttivo italiano. A volte diamo per scontate scelte che in realtà scontate non sono”, e tuttavia “occorre studiare misure nazionali”.

 

Dunque basta solo e sempre Sud? “Sul tema della decontribuzione, secondo me, bisogna lavorare a un provvedimento nazionale strutturale che coinvolga tutti i territori partendo dall’occupazione di giovani e donne” spiega l’ex segretario che purtroppo si sente in dovere di ricordare una verità: “Il nord è stata la parte più colpita dall’emergenza. Lo dicono i numeri: il lockdown è costato 47 miliardi al mese al Paese di cui 37 al centro nord”.

 

Sono territori che non devono solo ripartire ma che chiedono attenzione e naturalmente quella parte di risorse, una parte di quel successo chiamato Recovery Fund: “Sarebbe un grave errore non avere queste terre protagoniste della nuova fase che si deve aprire anche con l’utilizzo intelligente delle risorse europee – dice ancora Martina - smettiamola di alimentare contrapposizioni sbagliate e misuriamoci tutti con la qualità degli interventi che devono servire al Paese, senza ripercorrere antiche strade rivelatesi sbagliate”.

 

La questione settentrionale è anche una questione di partito. Nelle scorse settimane è sembrato quasi che alcuni protagonisti del M5s come il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli e il suo viceministro, Stefano Buffagni, fossero i veri paladini della libera iniziativa e dell’impresa. Dove è il partito? Martina dice che il Pd c’è “e fa la sua parte e non intendo polemizzare a vuoto. Non nascondo però la preoccupazione che si alimenti una distanza con le esigenze del settentrione. Bisogna stare attenti. Non possiamo davvero permettercelo”.

 

Indica quindi alcuni temi concreti che poi sarebbero quelli che si chiamano caldi: “Taglio strutturale del costo del lavoro, sostegno alle filiere produttive sostenibili, svolta digitale, salario di formazione per chi deve riqualificarsi, riforma del sistema di protezione sociale. Bisogna dare battaglia a partire da questi temi”.

 

E ne rimangono sul tavolo altri: quella della manifattura, della meccanica, dell’acciaio che non possono essere trascurati. “Il Pd sta lavorando su temi decisivi per l’industria nella prospettiva della Green Economy e questo è positivo. Ma la proposta deve essere complessiva. Il tema della manifattura, lo ritengo essenziale per il Pd” suggerisce Martina che crede di sapere ancora parlare agli imprenditori e come lui anche il suo Pd. Ne è davvero sicuro? “Parlare all’imprenditore o al lavoratore sarebbe persino troppo semplice. Il tema è compiere scelte strategiche nell’interesse generale e avere un’idea della prospettiva economica e sociale per i prossimi anni. Questo deve fare la politica” conclude Martina che nel Pd parla, ma solo “per necessità”.

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