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Panico di Pd e Lega

Ora la ricandidatura di Raggi inguaia Pd, Conte e Salvini

Simone Canettieri e Salvatore Merlo

Di Maio e gli altri grillini sperano nel terzo mandato parlamentare per loro. E festeggiano. Il leader della Lega non sa chi candidare. E il premier ha un problema con Zingaretti

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Ha travolto tutte le liturgie bislacche sulle quali era fondato il Movimento cinque stelle, e in una riunione di maggioranza, come anticipato dal Foglio.it, senza rispettare nessuno di quei passaggi un tempo sacri, ecco che in videoconferenza con gli altri grillini della capitale ha annunciato: “Mi ricandido. Ho parlato con tutti. Anche con la mia famiglia”. E allora Virginia Raggi correrà per un secondo mandato da sindaco di Roma, malgrado le regole ormai piuttosto elastiche del M5s in teoria non lo prevedano.

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Ha travolto tutte le liturgie bislacche sulle quali era fondato il Movimento cinque stelle, e in una riunione di maggioranza, come anticipato dal Foglio.it, senza rispettare nessuno di quei passaggi un tempo sacri, ecco che in videoconferenza con gli altri grillini della capitale ha annunciato: “Mi ricandido. Ho parlato con tutti. Anche con la mia famiglia”. E allora Virginia Raggi correrà per un secondo mandato da sindaco di Roma, malgrado le regole ormai piuttosto elastiche del M5s in teoria non lo prevedano.

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Ma lei si è assicurata l’appoggio di Beppe Grillo, sa di essere sostenuta da tutto il gruppo storico del M5s, da tutta quella classe dirigente che dovrebbe tornare a casa, poiché vige il divieto di terza legislatura. Di Maio, Taverna, Fico, vedono in lei la testa d’ariete per sfondare l’ultimo diaframma che separa il Movimento da un partito qualsiasi. Adesso il problema sarà quello di separare il destino elettorale di Raggi da loro perché, dice un ministro m5s: Virginia difficilmente passerà il primo turno”.

  

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Il macigno gettato nello stagno da Virginia Raggi rovina adesso le ferie d’agosto a tutto l’arco costituzionale. Da Nicola Zingaretti a Matteo Salvini, passando per Giorgia Meloni e Antonio Tajani, nessuno si aspettava di dover mettere la testa sulla sfida per il comune di Roma. Infatti a Raggi mancano ancora gli sfidanti. Nessuno sa chi candidare. E qui si ritorna, allora, alla scelta di rompere gli indugi da parte della grillina. Chi ha condiviso con lei l’annuncio di ieri, ammette: “Vedevamo intorno a noi strani movimenti del Pd e di Roberta Lombardi”, cioè l’arcinemica di Virginia. Da qui la mossa della sindaca: accelerare, provare il contropiede, confidando nella litigiosità e nella confusione degli avversari e sul fatto che non ci sia, per così dire, la fila per governare – stipendio mensile 4.500 euro – una città che fa acqua da tutte le parti. Una città che nemmeno Mandrake, né il fumetto né il personaggio di Gigi Proietti in “ Febbre da cavallo”, riuscirebbe a risollevare. Quattro anni di Raggi lo hanno dimostrato e adesso l’angoscia di Pd, Lega e Fratelli d’Italia nella ricerca di un profilo spendibile per il Campidoglio lo certifica.

   

Da settimane Max Bugani, già collaboratore di Gianroberto Casaleggio e Luigi Di Maio, spingeva la piccola sindaca diafana a lanciarsi: “Se rimaniamo attaccati al treno del Movimento e degli Stati generali qui facciamo notte. Rimaniamo appesi fino a gennaio. Meglio un blitz”, confidava il capo staff agli amici più stretti. Ma la verità è che, anche se nessuno lo ammette, questa ricandidatura toglie un problema enorme al Movimento. Se Raggi non dovesse farcela, sarebbe infatti lei – testarda – l’unica a pagare la disfatta. Se invece, in caso di “miracolo a Roma”, la grillina riuscisse a centrare un bis da super Enalotto, allora questa eventualità remotissima assumerebbe il valore di una vittoria per tutti i grillini, dalle Alpi alle Ande. E infatti, nel M5s, nessuno in realtà ha provato a fermare la Raggi nella sua idea di ricandidarsi.

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Ma in questo gioco di specchi c’è un altro personaggio: Giuseppe Conte, già professore della sindaca all’università, che ora sarà costretto a districarsi tra il Movimento e il Nazareno. Il Pd infatti dovrà ora impegnarsi in una campagna elettorale dai toni inevitabilmente accesi nei confronti degli alleati grillini a Roma, ragione per la quale da mesi il segretario Zingaretti aveva tentato in ogni modo, attraverso le sue relazioni dentro il M5s (Roberta Lombardi e non solo), di impedire la ricandidatura di Raggi. Spingendosi addirittura a definirla “una minaccia” per i romani. E così la palude della capitale diventa ancora più immobile: i tanto attesi poteri speciali promessi da Palazzo Chigi alla città in declino difficilmente arriveranno adesso che sarebbero letti come un favore, se non addirittura come un endorsement, del presidente del Consiglio alla sindaca uscente.

  

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In questa storia di capitali vecchie e nuove si inserisce anche Chiara Appendino, la gemella diversa, sindaca di Torino intenzionata, al contrario, a fare un passo indietro per favorire una alleanza con il Pd e proiettarsi in questo modo addirittura sul proscenio di un ministero.

   
Intanto, appena la notizia di Raggi ha assunto tutti i crismi dell’ufficialità, le chat grilline sono impazzite. Un susseguirsi di “forza Virginia”, “facciamo il tifo per te”, “saremo al tuo fianco”, “non ti molleremo mai”. Purché, nel frattempo, come nelle migliori tradizioni delle leggi finanziarie, qualcuno infili una norma erga omnes, un tana libera tutti nello statuto del M5s: sì al terzo mandato parlamentare. E insomma, per Di Maio e gli altri che dovrebbero lasciare il Parlamento, il motto è : Viva Raggi, o Roma o Orte.

   

Il marito del sindaco Raggi, Andrea Severini, ha dato così il suo personale via libera alla ricandidatura della moglie. Con un post su Facebook

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