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polvere di 5 stelle

"Io, deputato grillino, vi dico perché lascio il M5s e in Puglia sostengo Emiliano"

Valerio Valentini

Paolo Lattanzio ci spiega i motivi del suo abbandono. "Che destra e sinistra non esistano è un'illusione. E sulle regionali è folle andare soli: così si mette a rischio il governo" 

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Le regionali, certo. "E' stato quello il punto di rottura". Ma non le regionali in quanto tali, precisa subito Paolo Lattanzio. "La folle corsa in solitaria è il punto culminante di un processo che io reputo deleterio, l'apoteosi di una mancata scelta. Quella, cioè, che avrebbe dovuto spingere il Movimento a posizionarsi chiaramente nel campo del centrosinistra, in netta opposizione alla cultura della destra". 

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Le regionali, certo. "E' stato quello il punto di rottura". Ma non le regionali in quanto tali, precisa subito Paolo Lattanzio. "La folle corsa in solitaria è il punto culminante di un processo che io reputo deleterio, l'apoteosi di una mancata scelta. Quella, cioè, che avrebbe dovuto spingere il Movimento a posizionarsi chiaramente nel campo del centrosinistra, in netta opposizione alla cultura della destra". 

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Destra, sinistra. Si capisce insomma che Lattanzio, manager nel campo della comunicazione, barese 41enne arruolato da Luigi Di Maio tra quelle "supercompetenze degli uninominali" tanto decantate all'inizio quanto poi marginalizzate, non ha ancora abbandonato, in ossequio all'ortodossia del SacroBlog, certe categorie della politica tradizionale. "Illudersi che la destra e la sinistra non esistano più è da ingenui, o da disonesti. Possiamo anche deporre quelle etichette, dire che ci sono i progressisti da un lato e i conservatori da un lato. Ma insomma, come che la si voglia mettere, resta il fatto che ci sono modi diversi di pensare la vita del paese, d'intendere ciò che è buono e ciò che non lo è". E rimanere nel limbo della "terza via", del "noi siamo oltre gli schieramenti", a Lattanzio buono non sembra. "No, appunto, e qui veniamo al nodo delle regionali. Non voler replicare in Puglia un'alleanza che ci vede impegnati nel governo nazionale, per me è illogico. E dico di più: deleterio. Perché un eventuale risultato negativo dei partiti di governo alle regionali non potrà non ripercuotersi anche sulla tenuta della maggioranza in Parlamento, oltreché su quella interna del Movimento, già di per sé abbastanza in subbuglio".

 

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E dunque, in Puglia, ora farà campagna elettorale per Michele Emiliano. "So bene che ci sono certe divergenze, certe distanze tra il M5s e il governatore uscente. In Liguria c'è stato un percorso più sano di costruzione dell'alleanza, e del resto lì era più facile perché per cinque anni si è fatta opposizione insieme, noi e il Pd, al centrodestra di Giovanni Toti. Ma in fondo anche a Roma, un'estate fa, pareva impossibile. Ce ne eravamo dette di tutti i colori: 'i grillini ignoranti' da un lato, 'il partito di Bibbiano' dall'altro. Ma poi abbiamo avuto la maturità di sederci intorno a un tavolo, trovare un accordo sul programma e sui nomi. E si è messo in piedi un governo che, credo, sta facendo molto bene. Anche in Puglia ci si doveva provare, e invece si è scelto incomprensibilmente di andare da soli. E ci tengo a precisare che quella della necessità di un accordo sui territori col Pd non è certo una trovata bislacca di un deputato anticonformista. E' la linea indicata da Beppe Grillo, da Giuseppe Conte".

 

A proposito del premier: come sarà la sua campagna elettorale, nella terra in cui è nato e che vede le due forze che lo sostengono al governo farsi la guerra per le regionali? "Non lo so, e non lo invidio. Certo, io gli avrei risparmiato questo imbarazzo". Chi vincerà? "Sono convinto che dopo quindici anni di buon governo del centrosinistra, i pugliesi non vorranno compiere un salto nel passato con Raffaele Fitto. Ma a maggior ragione, con questo suo isolamento il M5s avrà perso un'occasione di rafforzare il governo".

 

Verrebbe da chiederle, però, se questa ansia da centrosinistra non la abbia avvertito nell'anno in cui ha governato con la Lega. "Un anno che ho vissuto con grandissimo disagio. E con la difficoltà di chi, non lo nego, entrando per la prima volta in Parlamento sente tutta la soggezione del luogo, lo spaesamento davanti a certe dinamiche, a certe logiche. Ma posso anche dire che, nell'ambito di un'alleanza che mi metteva in difficoltà, ho tentato di cambiare le cose dall'interno: sia nel gruppo del M5s, dove ho fatto sentire la mia voce, sia nell'attività legislativa. Mi sono ad esempio battuto, invano, per l'introduzione del numero identificativo sulle divise dei poliziotti nei decreti Sicurezza".

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Insomma, un lungo addio. "Diciamo che da tempo, su molte occasioni, avevo segnalato la mia contrarietà. Sarà anche per questo che nessuno dei vertici del M5s mi ha scritto in queste ore: non credo che siano molto dispiaciuti". Nessuno, dunque? Neppure per insultarla? "Aspettate che controllo", sorride Lattanzio, e scorre i messaggi non letti ("Sono davvero tanti, oggi") sul suo cellulare. Poi conferma: "No, neppure per insultarmi". 

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