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Giuseppe Conte aderisce al Manifesto per la fiducia promosso da Luciano Violante

Giuseppe Conte

Ecco la lettera con la quale il presidente del Consiglio accoglie "con grande piacere" l'iniziativa promossa dalla Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine

Gentile Presidente,

accolgo con grande piacere la pubblicazione del Manifesto per la fiducia promosso dalla Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine. La pandemia da Covid-19 ha colpito il nostro Paese all’esito di un ventennio difficile, durante il quale si sono ampliati progressivamente i divari di reddito e produttività rispetto alla media europe, anche a causa dell’impatto della doppia crisi finanziaria degli anni 2009-2011.

 

La pandemia ha investito repentinamente l’Italia, mettendo drammaticamente a dura prova la tenuta del nostro sistema sanitario, ma anche la coesione del nostro tessuto sociale e la fiducia nelle Istituzioni.

 

Per primi abbiamo dovuto sperimentare una strategia di intervento, che è risultata severa, rigorosa, anche dolorosa, perché ha comportato l’adozione di provvedimenti che hanno inciso sulle libertà fondamentali dei cittadini, in una misura senza precedenti nella storia della Repubblica.

 

In questi mesi l’Italia, pur pagando un costo altissimo di vite umane, che segnano già tragicamente la nostra memoria e la nostra storia, ha costruito una risposta tempestiva ed efficace.

 

Le misure di contenimento e di prevenzione adottate dal Governo, dalle regioni e dagli enti locali hanno sortito risultati positivi, grazie soprattutto alla straordinaria prova di competenza e impegno, profuso fino al sacrificio, di medici, infermieri, operatori sanitare, forze dell’ordine e tutto il personale addetto ai servizi essenziali.

 

Il Governo, il Parlamento, le forze sociali ed economiche, ma soprattutto i cittadini sono stati posti di fronte alle necessità di assumere comportamenti e decisioni gravose: alla fine, possiamo dire che il Paese ha superato la fase più tragica dell’epidemia, dando prova di coesione, solidarietà, forza morale.

 

Oggi però l’Italia deve fronteggiare una seconda emergenza, quella economica, che può avere pesanti ripercussioni sull’andamento dell’occupazione, dei redditi, dei consumi e degli investimenti.

 

Proprio nell’ora più buia, l’Italia può ritrovare la strada dello sviluppo e può sciogliere tutti i nodi strutturali che hanno frenato la crescita nell’ultimo decennio, dando nuovo slancio alle sue molteplici energie per affrontare le sfide del futuro, a partire dalla transizione ecologica e dalla trasformazione digitale.

 

Progettare la ripresa significa, in particolare, modernizzare le Istituzioni e la struttura amministrativa del Paese, accrescere la coesione sociale, attraverso la lotta alle disuguaglianze territoriali, sociali e di genere, e rendere l’Italia sempre più attrattiva per chi lavora, investe e produce, nonché più vivibile e semplice per i cittadini.

 

La concretizzazione di questi obiettivi richiederà due ingredienti fondamentali.

 

Inevitabilmente, saranno necessarie risorse straordinarie, che devono essere correttamente finalizzate e amministrate in maniera oculata e rigorosa.

 

In secondo luogo, dovremo ricostruire un adeguato livello di fiducia nel Paese, un elemento che il Vostro manifesto indica correttamente come componente essenziale per innescare una vera ripartenza.

 

Per creare un nuovo clima di fiducia, è necessario che l’azione delle Istituzioni si dispieghi, con pazienza e determinazione, su diversi livelli, acquisendo una rinnovata capacità di decodificare i processi evolutivi della società e dell’economia e di individuare le istanze provenienti dai cittadini, orientandole anche verso interessi superiori di solidarietà e coesione.

 

La fiducia muove le scelte dei consumatori e delle imprese, rinsalda i legami virtuosi tra la pubblica amministrazione e gli operatori economici, avvicina i cittadini alle Istituzioni.

 

Uno dei maggiori studiosi contemporanei dell’organizzazione sociale e aziendale, Paul Adler, ha dedicato gran parte della sua attività di ricerca allo studio della fiducia, quale meccanismo di coordinamento istituzionale.

 

È proprio questo lo strumento di cui abbiamo più bisogno per affrontare la crisi e le sue conseguenze. Parlare di fiducia non è soltanto un artificia retorico: significa invece acquisire la consapevolezze che le nostre Istituzioni, in momenti critici, devono rispondere al bisogno di autorità, ma anche a quello di comunità.

 

Il compito della politica, tanto più in questa fase complessa, è proprio quello di ricostruire questi pilastri della vita sociale ed economica, precondizione essenziale della crescita.

  

Il percorso di svolta è già iniziato.

 

Durante la fase dell’emergenza sanitaria, il Governo ha stanziato risorse senza precedenti per contrastare l’impatto avverso del Covid-19 sul tessuto sociale e produttivo.

 

Al contempo, vi è la piena consapevolezza che un progetto di rilancio ambizioso richiede la mobilitazione di risorse ancora più cospicue, finalizzate a rilanciare gli investimenti pubblici e privati.

 

A tale fine, l’Italia ha svolto una intensa attività politica e diplomatica per la finalizzazione, in sede europea, del progetto Next Generation EU.

 

Come è noto, il progetto è divenuto realtà: esso prevede la creazione di un Fondo per la ripresa finanziato da titoli di debito comuni europei, le cui risorse saranno distribuite ai Paesi, con una forte componente di trasferimenti.

 

Si tratta di una svolta storica, poiché l’Unione europea, per la prima volta, risponderà a una crisi economica che coinvolge tutti i suoi membri facendosi promotrice attiva dello sviluppo.

 

Tuttavia il cambiamento dell’Europa non sarebbe foriero di risultati se l’Italia non cogliesse tale opportunità per cambiare essa stessa.

 

È il momento di mettere fine alle politiche economiche di mero ristoro, di corto respiro, ispirate a logiche corporative e settoriali, chiuse nella sterile strategia della ricerca del consenso elettorale.

 

La crisi economico-finanziaria di questi ultimi decenni, acuita tragicamente dagli effetti attuali dalla pandemia, ha dimostrato che solo un corpus organico di riforme strutturali può assicurare la resilienza dei nostri sistemi sociali e istituzionali e generare la fiducia necessaria per la ripartenza dell’economia.

 

Con il decreto legge “Semplificazioni”, adesso all’esame del Parlamento, compiamo un primo passo significativo in questa direzione.

 

L’obiettivo primario è quello di accelerare la realizzazione delle troppe opere bloccate negli anni, con una serie di interventi mirati.

 

Innanzitutto, circoscriviamo in modo più puntuale il reato di abuso d’ufficio e la responsabilità per danno erariale, riducendo l’incertezza normativa che ha gravato per troppi anni sui funzionari pubblici.

 

Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale per la pubblica amministrazione, che potrà operare in un regime di maggiore certezza giuridica e con un’ottica sempre più orientata al risultato.

 

Per la prima volta si sanziona l’amministratore che non agisce, non colui che opera scelte e decide.

 

Adottiamo altresì alcune norma transitorie per semplificare gli affidamenti dei contratti d’appalto sotto la soglia comunitaria e poniamo le basi per l’individuazione di un elenco di opere prioritarie, di rilevanza nazionale, per la realizzazione della quali le stazioni appaltanti potranno operare in deroga, senza che questo faccia venire meno la disciplina dei controlli.

 

Sono molte altre le riforme che abbiamo inserito all’interno del Piano di Rilancio discusso nel mese di giugno con le parti sociali e che costituirà l’asse portante dell’azione di governo nei prossimi mesi.

 

Fra gli interventi principali previsti dal Piano, la riforma della giustizia civile e penale, il potenziamento tecnologico e delle competenze di tutti i livelli della pubblica amministrazione, le misure a beneficio della digitalizzazione e degli investimenti nella transizione ecologica.

 

Assume poi rilevanza strategica l’impulso immediato al completamento o alla costruzione di nuove reti infrastrutturali, materiali e immateriali: dalle strade alle ferrovie, da internet alle reti sanitarie e scolastiche.

 

Non è più tempo di rinviare il cambiamento.

 

La stessa denominazione del piano di investimento europei, Next Generation EU, suggerisce la missione che ci attende: investire per il mondo che verrà, investire per il futuro dei giovani.

 

È il momento di intraprender, con determinazione e fiducia, un percorso nuovo, per passare dall’inerzia al riscatto.

 

Mai come oggi, all’esito di una crisi epocale, abbiamo l’opportunità di comprendere che siamo una comunità fondata su un ideale di giustizia redistributiva e sulla promessa della prosperità che nasce dal cambiamento e dell’innovazione.

 

Questa fiducia non è frutto di pura speculazione.

 

È già ora una componente fondamentale delle dinamiche sociali: come potremmo spiegarci, altrimenti, le azioni dei tanti che, in questi mesi di crisi, si sono sacrificati per il bene comune e per il bene futuro, consapevoli che il proprio interesse coincideva con quello collettivo.

 

Con questo spirito, rinnovo il mio apprezzamento al Manifesto per la fiducia.

 

In esso si scorge, ancora una volta, l’ideale, nobile e generoso, che anima la Fondazione Leonardo, da sempre al fianco dei cittadini e delle Istituzioni.

 

Con al più viva cordialità,

Giuseppe Conte

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