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forza renato!

Ecco perché la svolta proporzionalista di Brunetta fa esultare Pd e Leu

Domenico Di Sanzo

Le tentazioni di rottura di Zingaretti, la voglia di neutralizzare l'ostruzionismo di Renzi coi voti del Cav. Raciti, Fiano e Fornaro ci spiegano perché l'apertura del deputato azzurro è una buona notizia

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Roma. Forza Brunetta. Meno male che Renato c’è. Dopo l'intervista di ieri al Foglio del deputato azzurro, a sinistra tutti suonano la cetra all’ex ministro dell’età dell’oro berlusconiana. Il suo merito è quello di aver aperto al dialogo su una legge elettorale proporzionale, progetto impantanato nelle liti di maggioranza, tra l’ostruzionismo di Italia viva e i capricci della sinistra di Liberi e Uguali sulla soglia di sbarramento. “Il 5 per cento, se si guarda alla storia politica d’Italia, è un livello molto alto”, precisa infatti Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera e decano della materia. E mentre l’ex capo politico del M5s Luigi Di Maio sottolinea la lealtà sua e dei suoi al patto proporzionalista, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, desideroso di additare l’inaffidabilità di Matteo Renzi, ribadisce la linea dell’intransigenza, condizionando il sì alla bandiera stellata del taglio dei parlamentari a un cambio di passo sulla legge elettorale.

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Roma. Forza Brunetta. Meno male che Renato c’è. Dopo l'intervista di ieri al Foglio del deputato azzurro, a sinistra tutti suonano la cetra all’ex ministro dell’età dell’oro berlusconiana. Il suo merito è quello di aver aperto al dialogo su una legge elettorale proporzionale, progetto impantanato nelle liti di maggioranza, tra l’ostruzionismo di Italia viva e i capricci della sinistra di Liberi e Uguali sulla soglia di sbarramento. “Il 5 per cento, se si guarda alla storia politica d’Italia, è un livello molto alto”, precisa infatti Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera e decano della materia. E mentre l’ex capo politico del M5s Luigi Di Maio sottolinea la lealtà sua e dei suoi al patto proporzionalista, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, desideroso di additare l’inaffidabilità di Matteo Renzi, ribadisce la linea dell’intransigenza, condizionando il sì alla bandiera stellata del taglio dei parlamentari a un cambio di passo sulla legge elettorale.

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E però, per paradossale che sembri, è proprio tra i dem che l’appello di Zingaretti ha provocato il maggiore scompiglio. Un deputato confessa al Foglio di non capire il senso dell’ultimatum: “Non comprendo perché rivolgersi ai Cinque Stelle tirando in ballo il taglio dei parlamentari quando l’unica cosa su cui noi e i grillini siamo d’accordo è proprio la legge elettorale”. L’impressione, tra le varie correnti del Nazareno, è che lo stato maggiore del partito stia facendo il doppio gioco. Infatti così viene interpretata la fuga in avanti di qualche settimana fa sul dialogo con l’opposizione sulla scrittura delle regole del gioco: “Quando hanno detto ‘parliamo con tutti’, dopo lo strappo dei renziani in commissione, cercavano un dialogo con la Lega sul modello spagnolo”.

 

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Dietrologie, forse. Quel che è certo è che a sinistra ormai si fidano più di Brunetta. “Se quella fosse la posizione di tutta Forza Italia sarebbe una gran bella notizia”, ci dice Fausto Raciti, eletto a Montecitorio con il Pd. Che, pur senza indulgere nel complottismo di alcuni compagni di partito, invita i suoi a uno scatto in avanti: “Il nodo da sciogliere consiste ora nel passare da una fase in cui affermiamo la nostra posizione favorevole al testo, a un’assunzione di responsabilità conseguente. Dobbiamo cioè assumere – prosegue il deputato di rito orfiniano – un’iniziativa concreta di dialogo con chi ci sta, anche per evitare di cadere nelle trappole di qualche partito di maggioranza”. Il riferimento è ai renziani, ovviamente. Meno ovvia la stima per Brunetta: “La sua – riflette Raciti – è una posizione molto orgogliosa di autonomia, di difesa dell’identità del suo partito”. Come a dire: magari fosse quella la posizione del Cav. Il quale, al momento, non si sposta dal blocco di un centrodestra a trazione leghista, e cioè maggioritario e sovranista.

 

Emanuele Fiano, deputato e relatore del testo in Commissione Affari Costituzionali, non sa ancora se essere più contento o sorpreso dall’amo lanciato dall'azzurro. “Ma veramente ha parlato a nome di Forza Italia o l’ha fatto a nome di una parte del partito?”, chiede. E ci spiega il senso dell’aut aut di Zingaretti sul referendum per il taglio dei parlamentari. “Non si rivolge al M5s, dice a loro ‘noi abbiamo fatto un patto e noi siamo persone fedeli ai patti politici’: quell’accordo, siglato all’inizio dell’esperienza di governo e formalizzato nel gennaio scorso, prevedeva che insieme al taglio dei parlamentari, per ragioni tecniche, ci fosse una riforma elettorale. Se questo non succede non per colpa dei Cinque Stelle che sono fedeli al patto, ma per colpa di un altro partito, il problema diventa istituzionale”. Cioè? “Ci si troverebbe in una situazione nella quale in teoria si può andare al voto, e applicando il Rosatellum con il taglio dei parlamentari ci troveremmo in una situazione nella quale, per esempio, una maggioranza potrebbe avere due terzi del Parlamento ed essere autosufficiente per approvare modifiche costituzionali”. Ed ecco la sottolineatura: “Siamo contenti se altre persone intelligenti come Brunetta capiscono che un sistema proporzionale mette al riparo dagli effetti del taglio dei parlamentari applicato con la legge elettorale in vigore”, conclude Fiano.

 

"La mia posizione è simile a quella di Brunetta", conferma Fornaro. L’attacco è a Renzi: “La sua inversione a U sul maggioritario sa molto di strumentalità”. Per Leu l’unica perplessità è sulla soglia di sbarramento: “Nell'interesse degli italiani, non dei partiti”. Ma Raciti sul punto è ottimista: “Quello è un tecnicismo, una soluzione si troverà”. Anche grazie, chissà, alla mossa di Brunetta.

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