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Il guaio di Fontana è la maschera: la sua

Giuliano Ferrara

Perché un bugiardo che non sa dire le bugie, per Salvini, si rivelerebbe un colpo fatale e definitivo

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Il problema dell’avvocato Fontana, per un non moralista dunque un moralista vero, è che le bugie, sommo esercizio di arte della politica, bisogna saperle dire. Quando Craxi promise a De Mita che avrebbe con diligenza mollato a lui il governo in una staffetta, questione di poco tempo, la bugia funzionò come un allucinogeno, ci fece volare tutti noi vecchi cronisti politici. Quando Berlusconi si difese dall’aggressione giudiziaria di una piemme che voleva usare con furbizia ambrosiana la “furbizia levantina” della signora El Mahroug, detta Ruby, e escogitò che l’interesse nazionale non poteva sopportare un’inchiesta sulla nipote di Mubarak, a parte la somiglianza impressionante tra lei e il rais egiziano, tutti capirono subito che quella bugia pop valeva oro, bè tutti proprio no, i bacchettoni si inalberarono. Quando l’avvocato Fontana mente sulle date, sui conti e sulla loro movimentazione, su quel che sapeva degli affari del cognato, sulla trasformazione peraltro parziale di un mezzo business in una mezza donazione, l’impressione è di meschineria, una cosa da ragiunat, una robina che non vale gran che.

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Il problema dell’avvocato Fontana, per un non moralista dunque un moralista vero, è che le bugie, sommo esercizio di arte della politica, bisogna saperle dire. Quando Craxi promise a De Mita che avrebbe con diligenza mollato a lui il governo in una staffetta, questione di poco tempo, la bugia funzionò come un allucinogeno, ci fece volare tutti noi vecchi cronisti politici. Quando Berlusconi si difese dall’aggressione giudiziaria di una piemme che voleva usare con furbizia ambrosiana la “furbizia levantina” della signora El Mahroug, detta Ruby, e escogitò che l’interesse nazionale non poteva sopportare un’inchiesta sulla nipote di Mubarak, a parte la somiglianza impressionante tra lei e il rais egiziano, tutti capirono subito che quella bugia pop valeva oro, bè tutti proprio no, i bacchettoni si inalberarono. Quando l’avvocato Fontana mente sulle date, sui conti e sulla loro movimentazione, su quel che sapeva degli affari del cognato, sulla trasformazione peraltro parziale di un mezzo business in una mezza donazione, l’impressione è di meschineria, una cosa da ragiunat, una robina che non vale gran che.

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La vera imputazione da elevare contro l’avvocato Fontana è che proprio non sa indossare la maschera: del politico, dell’amministratore, del galantuomo, del cognato, del riccastro estero su estero scudato e rifatto. Ci vuole cipria, ci vuole mascara, ci vuole swing e sfacciataggine, quando si mente in pubblico, per di più su questioni, e non era il caso della staffetta e della signora El Mahroug, che riguardano le tasche dei contribuenti e il protocollo minimo di decenza in regime di pandemia. E’ allergico, l’avvocato, alle mascherine, è purtroppo tutto d’un pezzo, e si vede. Il povero senatore Salvini, erede delle sfortune di Bossi come un Trota qualsiasi, durerà fatica a fare la faccia truce contro la giustizia a orologeria. Di fronte a un amministratore così duro di capoccia, tanto poco flessibile, incapace di invenzione e stile nel necessario momento della menzogna, sarà costretto a delle capriole che nemmeno nei giorni del Papeete.

 

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Appurato che nessuno comprerebbe una macchina usata, o se per questo un camice, nemmeno se glielo donasse, da un tipo come Fontana, non resta che augurarsi il ritorno della faccia truce di Salvini, un soprassalto di testosterone, una capacità di rimettere al passo l’orologio della Lombardia, che merita francamente di meglio, visto che è la locomotiva del paese. Per uno che ha tanto amato le divise, che ha fatto tanto esercizio di non garantismo per tutti gli altri, come il senatore Salvini, impiccarsi politicamente a venticinquemila camici è un suicidio assistito che nemmeno Marco Cappato seguirebbe fino in Svizzera. Si aspetta ad horas che il senatore dichiari out il presidente-governatore e indichi il capo della nuova giunta. Ne va con ogni evidenza della sua statura, già ridotta da note vicende dell’estate scorsa e compressa fino al punto che la difesa a spada tratta di un bugiardo che non sa dire le bugie si rivelerebbe un colpo fatale e definitivo.

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