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il mediteranneo nel caos

"C'è un'evidente correlazione tra immigrazione e Covid, e negarlo fa vincere Salvini". Parla Minniti

Salvatore Merlo

Libia, migranti, virus. L'ex ministro propone un nuovo paradigma: "Tutto ciò che è legale è salute e tutto ciò che illegale è pandemia. E al Pd serve un piano sull'accoglienza"

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Roma. “Sull’immigrazione la sinistra deve sfidare apertamente i nazional-populisti. Sapendo che la cosa peggiore da fare è inseguire gli eventi anziché governarli”, dice Marco Minniti. E l’ex ministro dell’Interno, in questa lunga e densa conversazione con il Foglio, in sostanza arriva a suggerire di svegliarsi ancora di più allo “sleeping Zingaretti”, come il Foglio ha ribattezzato ieri il segretario del Pd. Insomma Minniti si rivolge al suo partito e alla sinistra tutta, sospesa com’è tra i richiami di Saviano, le braccia aperte di Orfini, l’accoglienza come principio retorico e tenorile spesso in contraddizione con la pratica continuità su questi temi tra il Conte uno e il Conte due, quasi il riflesso perfetto sul quale si specchiano gli spacciatori della paura, cioè i Matteo Salvini d’Italia e del mondo.

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Roma. “Sull’immigrazione la sinistra deve sfidare apertamente i nazional-populisti. Sapendo che la cosa peggiore da fare è inseguire gli eventi anziché governarli”, dice Marco Minniti. E l’ex ministro dell’Interno, in questa lunga e densa conversazione con il Foglio, in sostanza arriva a suggerire di svegliarsi ancora di più allo “sleeping Zingaretti”, come il Foglio ha ribattezzato ieri il segretario del Pd. Insomma Minniti si rivolge al suo partito e alla sinistra tutta, sospesa com’è tra i richiami di Saviano, le braccia aperte di Orfini, l’accoglienza come principio retorico e tenorile spesso in contraddizione con la pratica continuità su questi temi tra il Conte uno e il Conte due, quasi il riflesso perfetto sul quale si specchiano gli spacciatori della paura, cioè i Matteo Salvini d’Italia e del mondo.

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E allora “ci vuole una nuova legge sull’immigrazione e un memorandum con la Libia”, dice invece Minniti. “E’ cruciale”, aggiunge. “Per l’Italia, per l’Europa, per la capacità delle democrazie di mantenersi tali. C’è una evidente correlazione tra immigrazione e Covid”. Negarlo è suicidale. D’altra parte martedì scorso cinquanta migranti sono sbarcati a Lampedusa. Sottoposti a tampone, sono poi stati trasferiti a Potenza e in provincia di Matera. E lì, sottoposti di nuovo a tampone, in trentasei sono risultati positivi al Covid19. Il sindaco di Potenza ha minacciato di denunciare il Viminale, addirittura. E non a caso ora Salvini dice che “il governo importa gli infetti”. Gli viene facile. Scommette sulla paura. Sull’inefficienza, sul caos, sul tracollo. Forse persino sull’ideologismo della sinistra al governo, che gli è speculare, comodo. “Guardi, il rischio vero è quello di procedere con la testa rivolta al passato”, dice allora Minniti. “Quello che è avvenuto, e sta avvenendo, non solo con la pandemia, cambia profondamente gli scenari che abbiamo di fronte. Per questo sono convinto che ci voglia un nuovo piano strategico che riguardi l’immigrazione”. E quali sono gli eventi che hanno cambiato il quadro? “Il Covid e la Libia. Che sono fatti giganteschi. Il primo ha a che fare con la struttura del pianeta, una volta si sarebbe detto che a che fare con ‘il corso del mondo’. Mentre il secondo evento, l’ingresso di russi e turchi in Libia, è il più grande cambiamento geopolitico negli ultimi cento anni nella storia del Mediterraneo”. E che c’entrano con l’immigrazione e con la capacità delle democrazie di mantenersi tali? “Mi pare evidente. Nel momento in cui tutte le popolazioni del mondo stanno discutendo di lockdown, di mascherine, di distanziamento sociale e insomma di come governare i contatti fisici tra le persone, è semplicemente irragionevole ritenere che tutto questo non abbia alcun rapporto con i flussi migratori. Se ci pensiamo bene, i flussi migratori sono proprio spostamenti e contatti tra persone”.

 

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Insomma i ragazzi non vanno a scuola perché c’è il Covid, persino i baci sono sconsigliati, si bloccano i voli dagli Stati Uniti, ma i migranti sono ignorati, e la questione viene lasciata alle sparate di Salvini: un’autostrada per le facilonerie brutali. “Infatti ci vuole un cambio di paradigma”, riprende Minniti. “Bisogna affermare, con chiarezza di visione, che in questa fase della storia del mondo si pone in maniera molto netta uno spartiacque che impatta direttamente sulle politiche migratorie e sul rapporto tra queste e l’opinione pubblica. In questo rientra la questione della democrazia. Cioè: tutto quello che è legale e regolato consente il rispetto del diritto alla salute. E tutto quello che invece è illegale e non regolato porta alla pandemia. Noi dovremmo misurarci nei prossimi anni proprio con questa doppia coppia opposizionale: legalità-salute e illegalità-pandemia”. 

 

“E allora qui – prosegue Minniti – c’è evidentemente un problema cruciale che riguarda le democrazie. Sono sfidate. E la risposta che sapranno dare a questo tipo di questione sarà il punto di riferimento fondamentale per il loro futuro. Perché nel momento in cui si afferma una paura assoluta come quella della morte, quella della malattia che uccide, può avanzare la tentazione di affidarsi a una scorciatoia, al potere forte e incondizionato che può meglio garantire la salute. Un’idea orripilante, e anche drammaticamente illusoria”. La tentazione delle soluzioni facili è veloce come un’avemaria. Le soluzioni degli autocrati, dei nazional-populisti.

 

“Ed è per questo che infatti bisogna occuparsi della Libia. Abbiamo un paese come la Turchia, che negli anni passati ha gestito con spregiudicatezza i flussi migratori della rotta balcanica, che ora possiede le chiavi di entrambe le porte di accesso all’Europa: non più solo i Balcani ma ora anche il Mediterraneo. E’ inaudito. Grave. Pericoloso. In Libia si sta delineando una spartizione per sfere di influenza, tra turchi e russi. Per anni in Europa si è parlato di sfida e ossessione di minaccia da est. Ebbene, oggi l’est si è spostato nel mediterraneo. E da lì questo ‘nuovo est’ controlla chi entra in Europa. Guardi, pensare che la risposta alla crisi del Covid sia solo di carattere macroeconomico è uno sbaglio. Bisogna guardare anche oltre l’economia. Il Recovery Fund è stata una cosa eccezionale, ha determinato un cambio di approccio, ha impedito il ripetersi di errori che furono commessi durante la crisi del 2008, ma non dimentichiamo mai che la vera benzina nel motore dei populisti fin qui è stato il non governo della questione migratoria. E’ sull’immigrazione che Salvini è balzato dall’11 al 32 per cento. Per questo dico che il mediterraneo è tutto. Con il mediterraneo fuori controllo sono innumerevoli i rischi di destabilizzazione. Persino dal punto di vista della sicurezza antiterroristica: l’Isis è stato sconfitto sul campo, come organizzazione statuale, ma resta aperto il destino dei così detti foreign fighters, i combattenti occidentali. Quelli tornano. Ce n’erano tra 25 e 30 mila che stavano combattendo in Siria e Iraq. Alcuni sono morti. Ma molti altri stanno tornando a casa. E una delle vie per tornare in Europa passa proprio dall’Africa settentrionale, dalla Libia ignorata, dal mediterraneo lasciato a turchi e russi. Per questo dico che l’Europa deve diventare protagonista”.

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E come? “Attraverso un ‘doppio movimento’, per citare il titolo di un bellissimo film di Wim Wenders. Il primo movimento riguarda la politica di difesa comune. L’Europa ha scelto di non essere una protagonista militare del conflitto in Libia. E quanto accaduto a causa di questa rinuncia offre materiale di riflessione sul fatto, per esempio, che non ci può essere una vera Unione europea senza una politica militare e diplomatica di proiezione internazionale. E’ necessaria una politica di difesa dell’intera Europa, o di un gruppo di paesi volenterosi che applichino una cooperazione rafforzata tra loro su questo tema. Guardate che nel Mediterraneo c’è un vuoto, derivato dal ritiro di fatto degli americani. E quel vuoto è stato riempito da russi e turchi, modificando tutti gli assetti e gli equilibri. Non è una buona notizia per l’occidente. E allora l’Europa deve irrompere in Libia. Non militarmente, ma con quello che può fare. Con la sua ricchezza. E cioè con la messa in campo di un piano di intervento economico, di ricostruzione materiale e di ricostruzione istituzionale della Libia. Un piano finanziato adeguatamente. L’idea è semplicissima: l’Europa offra una sponda a quella parte della società libica (sì c’è una società libica) che vorrebbe avere nell’Europa un riferimento che impedisca la tenaglia tra Russia e Turchia. E’ un primo fondamentale passo per governare la crisi che sta colpendo il nostro continente. Sanitaria ma anche di coesione sociale”. Recuperare il Mediterraneo, ristabilire un ordine che sia compatibile con la sicurezza e gli interessi europei.

 

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E tutto questo come si collega a quello che diceva prima, alla tenuta democratica, al pericolo dei nazional-populisti? “Si collega perfettamente. Perché rende l’idea di quanto sia enorme la sfida che ha di fronte non solo l’Italia ma l’Europa. Se non governato, l’insieme tra Libia e pandemia è una minaccia serissima alla coesione delle nostre democrazie. Alla coesione del nostro modo di intendere la società liberale. Tutto si tiene, con un mediterraneo incontrollabile, in cui si scontrano persino le tensioni del mondo sunnita: Egitto, Emirati Arabi e Arabia Saudita appoggiati dai russi, da un lato, e la Turchia con il Qatar dall’altro. Questa rottura, questo conflitto interno al mondo islamico, costituirà sempre di più un elemento di instabilità nel mediterraneo e in tutto il medio oriente. E l’Europa non può permetterselo”.

 

Dunque cosa andrebbe fatto? “Andrebbe negoziato un accordo con la Libia per il governo dei flussi migratori. Un patto che tenga conto di quanto dicevo all’inizio, e cioè che ‘tutto ciò che è legale è salute e tutto ciò che illegale è pandemia’. Un memorandum basato su un principio elementare, eppure impegnativo: dobbiamo aprire canali legali d’ingresso in Europa dalla Libia, corridoi umanitari. E dall’altro dobbiamo pretendere dalla Libia lotta senza quartiere contro i trafficanti di esseri umani. Il primo passo è lo svuotamento dei centri di detenzione statali in Libia. L’Europa deve impegnarsi per svuotarli. In passato sono stati creati dei corridoi umanitari. Da lì bisogna partire per fare una grande operazione umanitaria europea. Non è impossibile. Tra il 2017 e il 2018, l’organizzazione mondiale per l’immigrazione ha fatto più di 25.000 rimpatri volontari assistiti. Si può fare. Corridoi umanitari e rimpatri volontari assistiti. Ma ci vuole la politica, dunque una strategia complessiva. Anche in Italia”. E cioè? “Se è vero il presupposto che ‘tutto ciò che è legate è salute e tutto ciò che è illegale è pandemia’, allora l’Italia deve dotarsi di una moderna legge sull’immigrazione. Il nostro paese dovrebbe mettere in campo una legge che vada oltre la Bossi-Fini. Che fa l’Italia prigioniera del passato, di una fase superata. E’ necessaria una legge che consenta di gestire gli arrivi dei migranti economici di cui il nostro paese ha bisogno attraverso canali regolari, arrivi gestiti dalle nostre ambasciate nei paesi di provenienza. C’è un certo bisogno di immigrati? Bene, le ambasciate si occupano di fare entrare quali che servono. E’ evidente che i decreti sicurezza vadano profondamente cambiati, ma all’interno di una nuova visione delle politiche di immigrazione. Lo ripeto: ci vuole un disegno strategico”.

 

Non è strategico dire ‘accogliamoli’ e ‘restiamo umani’? “Non voglio fare polemica. Dicono solo questo: la sinistra non tema di inoltrarsi in partibus infidelium, al contrario sfidi apertamente, e con un progetto, i sovranisti. Solo la sinistra ha la cultura della complessità per fare una cosa del genere. Sarebbe bello e molto giusto infatti che su questi temi si tenesse una impegnativa sessione parlamentare”.

 

Lo diciamo a Nicola Zingaretti? “Guardi, una forza riformista, una forza dell’innovazione non deve avere paura di affrontare in maniera aperta questo quesito. Non farlo, per il Pd, significherebbe venire meno alla propria funzione democratica. La sinistra non rimanga prigioniera dell’idea sbagliata che ci sia una contraddizione tra i suoi principi e il consenso popolare. Il consenso popolare va conquistato partendo proprio dai principi”. Altrimenti, alla fine, a colpi di slogan e di infezioni da Covid vincono i sovranisti. “Quelli vincono grazie al ‘non governo’ dei problemi. E bisogna impedirlo. Perché, come dicevo prima, una democrazia che si lacera nel conflitto tra salute e umanità, è una democrazia che si perde”.

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