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Fabiano Amati ci spiega che per vincere in Puglia servono pure i cialtroni

David Allegranti

“A Roma siamo alleati, perché non in Puglia? È una dissonanza cognitiva”. Il presidente della commissione Bilancio regionale ci spiega perché un'alleanza del Pd coi Cinque stelle è necessaria per battere la Lega

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Roma. “Faccio una premessa: il M5s ha rappresentato il punto di massimo cialtronismo e di doppia morale della storia repubblicana”, dice al Foglio Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio della regione Puglia, esponente di spicco del Pd pugliese nonché principale avversario di Michele Emiliano alle primarie di gennaio scorso. “I Cinque stelle hanno questo atteggiamento: è giusto se mi è utile e se prima era ingiusto per gli altri adesso diventa giusto per me. Con loro però a Roma abbiamo fatto un governo, nonostante sino a quel momento l’accusa migliore fosse ‘siete la mafia’. Adesso, pur sapendo che la sconfitta in Puglia farebbe crollare o quantomeno ballare il governo nazionale, i Cinque stelle sono contrari all’alleanza. Ora io mi chiedo: non è forse questa una dissonanza cognitiva, come direbbe uno psicologo o un manager aziendale di successo? La risposta naturalmente è sì. In nessuna azienda rispettabile i soci rischierebbero il fallimento pur di non votare insieme il piano industriale”.

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Roma. “Faccio una premessa: il M5s ha rappresentato il punto di massimo cialtronismo e di doppia morale della storia repubblicana”, dice al Foglio Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio della regione Puglia, esponente di spicco del Pd pugliese nonché principale avversario di Michele Emiliano alle primarie di gennaio scorso. “I Cinque stelle hanno questo atteggiamento: è giusto se mi è utile e se prima era ingiusto per gli altri adesso diventa giusto per me. Con loro però a Roma abbiamo fatto un governo, nonostante sino a quel momento l’accusa migliore fosse ‘siete la mafia’. Adesso, pur sapendo che la sconfitta in Puglia farebbe crollare o quantomeno ballare il governo nazionale, i Cinque stelle sono contrari all’alleanza. Ora io mi chiedo: non è forse questa una dissonanza cognitiva, come direbbe uno psicologo o un manager aziendale di successo? La risposta naturalmente è sì. In nessuna azienda rispettabile i soci rischierebbero il fallimento pur di non votare insieme il piano industriale”.

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Il problema di questo paese, dice Amati, “è che avendo la sua classe dirigente una scarsa dimestichezza con la cultura economica, non riesce a riconoscere nemmeno la linearità delle sue regole, che applicate in politica eviterebbero clamorosi suicidi. Per questo dico che siamo di fronte a una eclatante manifestazione di dissonanza cognitiva”. Il punto, dice Amati, è che “il risultato del 20 e 21 settembre non è neutro rispetto al governo. Lo sanno pure i bambini, eppure nonostante questo i Cinque stelle non si sforzano minimamente per favorire un’alleanza con il Pd. E lo dice uno che dei 5 stelle pensa quello che ha detto all’inizio dell’intervista e che quando è nato il governo a Roma non ha risparmiato le parole più critiche. Purtroppo c’è un problema di vanità delle persone, che peraltro non potrebbero nemmeno sentirsi troppo distanti da Emiliano, che invece tecnicamente la pensa come loro su molte cose, mentre su altre ha avuto le loro stesse sbandate e le loro stesse conversioni”.

 

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Amati fa tre esempi. “Ilva: per i Cinque stelle si doveva chiudere trasformandola in un luna park, secondo le ipotesi meno assurde. Emiliano invece voleva riconvertire l’Ilva dicendo, a parte le modalità e i toni, le stesse cose del piano Gentiloni-Calenda, che prevede la decarbonizzazione superate le 6 milioni di tonnellate come dettato dall’Aia. E sono le stesse cose peraltro che diceva il primo governo Conte e dice l’attuale governo Conte, salvo la decisione catastrofica di eliminare la protezione legale. Alla data odierna, dunque, i Cinquestelle romani e pugliesi hanno ribaltato la loro idea iniziale, assumendo la stessa posizione del Piano Gentiloni-Calenda, del governo Conte I e II e pure di Emiliano”.

  
Altra questione, dice Amati, su cui Emiliano è in continuità ideale con i Cinque stelle: la Xyella. “Per i Cinque stelle non era una fitopatologia, ma un complotto della Monsanto. La prova, secondo loro, era che la Monsanto ha un’azienda collegata che si chiama Allelix, che è l’anagramma di Xylella. Per Emiliano invece è sempre stata una fitopatologia, con sbandate sulla cura, sul contenimento e sul finanziamento di cure presentate come miracolose ma rivelatesi inefficaci, tipo il metodo Scortichini, che un giorno sarà studiato come il metodo Di Bella. Anche da questo punto di vista, Emiliano è stato per certi versi rappresentativo della loro posizione e attualmente sostiene le stesse posizioni che i Cinque stelle sostengono a Roma e pure in Puglia”.

 

Terza questione, il Tap. “I Cinque stelle avevano issato un cartello sulle vetrate dei loro uffici in consiglio regionale con scritto ‘Meledugno libera’. I consiglieri regionali grillini hanno partecipato a ogni tipo di manifestazione contro il Tap, blaterando tutte le fesserie decrescitiste e prendendo a pugni gli scudi della polizia in versione antisommossa, salvo poi dire di essere stati caricati e presentandosi in pubblico con vistose fasciature. Emiliano è stato invece più ragionevole di loro, chiedendo lo spostamento del Tap e oggi ogni tanto si assiste alle scena dei grillini pro Tap contro Emiliano ancora sul ‘no’ sia pur per abbrivio. E allora mi chiedo, come fa il M5s a dire che non gli piace la Puglia di Emiliano?”.

 

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L’alternativa, dice Amati, è “il rischio di perdere e di far vincere Raffaele Fitto. Insomma, non è che Emiliano è più grillino di loro, è che è più accordato con le loro posizioni più recenti e con quelle del governo Conte. Non capirlo significa essere in presenza di una dissonanza cognitiva che potrebbe portare alla disfatta la Puglia e pure il governo di Roma. Più che politica qui serve un lettino da psicanalista”.

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