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La trattativa a Bruxelles

I tre trucchi di Michel per la svolta sul Recovery fund

David Carretta

Meno soldi alla Commissione, più soldi agli stati. Il presidente del Consiglio europeo ha presentato nuove linee guida per il negoziato. Le proposte buone per l’Italia 

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Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è ricorso a una serie di vecchi trucchi per riappacificare gli animi dei capi di Stato e di governo dei 27 e cercare di trovare un accordo al vertice Ue su Recovery Fund e bilancio 2021-27: versare più soldi direttamente agli Stati membri, Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è ricorso a una serie di vecchi trucchi per riappacificare gli animi dei capi di Stato e di governo dei 27 e cercare di trovare un accordo al vertice Ue su Recovery Fund e bilancio 2021-27: versare più soldi direttamente agli Stati membri, ">concedere un finto veto sotto altro nome a Mark Rutte, prevedere uno sconticino in più per i frugali e tagliare le risorse gestite dalle istituzioni europee. Dopo una serata carica di tensioni per la l'ostinazione del premier olandese nel chiedere l'unanimità sui piani nazionali di riforma e gli esborsi di aiuti del Recovery Fund, Michel questa mattina si è presentato con una nuova bozza di compromesso (Negobox) che potrebbe potrebbe costituire la base per una svolta. I paesi del Sud non vedono toccata la loro quota di sussidi del Recovery Fund, che anzi potrebbe aumentare. Rutte ottiene un “super freno di emergenza” su piani nazionali e esborsi degli aiuti, che anche un solo paese può attivare. Gli altri frugali vedono incrementare il loro rebate al bilancio Ue. L'ostacolo a un accordo si sposta così a Est, dove Viktor Orban contesta la condizionalità sullo Stato di diritto, mentre altri paesi vedono ridursi i fondi che ricevono da coesione e agricoltura.

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Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è ricorso a una serie di vecchi trucchi per riappacificare gli animi dei capi di Stato e di governo dei 27 e cercare di trovare un accordo al vertice Ue su Recovery Fund e bilancio 2021-27: versare più soldi direttamente agli Stati membri, Bruxelles. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, è ricorso a una serie di vecchi trucchi per riappacificare gli animi dei capi di Stato e di governo dei 27 e cercare di trovare un accordo al vertice Ue su Recovery Fund e bilancio 2021-27: versare più soldi direttamente agli Stati membri, ">concedere un finto veto sotto altro nome a Mark Rutte, prevedere uno sconticino in più per i frugali e tagliare le risorse gestite dalle istituzioni europee. Dopo una serata carica di tensioni per la l'ostinazione del premier olandese nel chiedere l'unanimità sui piani nazionali di riforma e gli esborsi di aiuti del Recovery Fund, Michel questa mattina si è presentato con una nuova bozza di compromesso (Negobox) che potrebbe potrebbe costituire la base per una svolta. I paesi del Sud non vedono toccata la loro quota di sussidi del Recovery Fund, che anzi potrebbe aumentare. Rutte ottiene un “super freno di emergenza” su piani nazionali e esborsi degli aiuti, che anche un solo paese può attivare. Gli altri frugali vedono incrementare il loro rebate al bilancio Ue. L'ostacolo a un accordo si sposta così a Est, dove Viktor Orban contesta la condizionalità sullo Stato di diritto, mentre altri paesi vedono ridursi i fondi che ricevono da coesione e agricoltura.

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Secondo la nuova Negobox di Michel, l'ammontare complessivo del Recovery Fund viene mantenuto a 750 miliardi di euro, ma i sussidi sono tagliati da 500 a 450 miliardi, mentre i prestiti salgono da 250 a 300 miliardi. Tuttavia la proposta Michel contiene un'esca non indifferente per i paesi come Italia, Spagna e Portogallo, che potrebbero protestare per il taglio agli stanziamenti a fondo perduto: i sussidi che andranno direttamente nelle casse degli Stati membri attraverso la Recovery and Resilience Facility in realtà aumentano, passando da 310 a 325 miliardi.

 

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A essere tagliate dalla nuova Negobox sono le risorse che dovrebbero essere gestite direttamente dalla Commissione e dalla Banca Europea per gli Investimenti nell'ambito del Recovery Fund: meno 5 miliardi alla coesione (ReactUE); meno 5 miliardi per lo Sviluppo rurale; meno 2 miliardi per la ricerca (Horizon); meno 2,7 miliardi per la sanità; meno 5 miliardi per la politica estera e i paesi del vicinato; meno 18,8 miliardi per gli investimenti; e meno 26 miliardi per le ricapitalizzazioni delle imprese tramite la Bei. Altra esca per Italia, Spagna e altri: la soluzione ponte della Commissione per accelerare gli aiuti (appena 11 miliardi per tutti i 27) viene sostituita dalla Negobox di Michel con la retroattività: le misure adottate dai governi per combattere la crisi economica del Covid-19 a partire dal 1 febbraio 2020 possono essere finanziate dal Recovery Fund anche se diventerà operativo solo dal 2021.

 

Un'altra illusione ottica è stata usata da Michel per dare a Rutte il veto che chiede sul Recovery Fund, senza tuttavia concedere un vero e proprio diritto di veto. La nuova Negobox prevede un “super freno di emergenza”: se la Commissione europea dovesse dare il via libera a piani nazionali di riforma e esborsi di aiuti anche quando un governo non rispetta le condizionalità del Recovery Fund (semestre europeo, Green Deal, digitalizzazione), “entro tre giorni” un solo Stato membro può richiedere di portare la questione senza ritardi al Consiglio europeo o all'Ecofin per affrontarla in modo soddisfacente. Il testo della bozza di conclusioni del Vertice è stata rafforzata, con molta più enfasi sulle riforme. “Il criterio della coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese, così come il rafforzamento della crescita potenziale, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economia e sociale dello Stato membro deve ottenere il massimo risultato nella valutazione" della Commissione. La condizionalità su Green Deal e digitale continua a essere considerata un "prerequisito" per gli aiuti, ma viene in qualche modo declassata rispetto alle riforme economiche. “Alla fine questo è un pacchetto”, ha risposto al Foglio un diplomatico olandese: “la proposta sulla governance come presentata da Michel è un passo serio nella direzione giusta”.

 

Le resistenze degli altri frugali dovrebbero essere superate grazie a un aumento dello sconto (rebate) di cui beneficiano sul loro contributo nazionale annuale al bilancio Ue: l'Austria ottiene 50 milioni, Svezia e Danimarca 25 milioni ciascuno. Lo sconto di Germania e Paesi Bassi rimane invariato, ma l'Aia ottiene un aumento della quota che può trattenere sui dazi doganali. Il costo complessivo dei rebate per sette anni sale da 45,4 a 46,1 miliardi. Michel ha anche proposto di tagliare di 5 miliardi lo strumento di flessibilità del bilancio Ue. Dopo aver recuperato i frugali e mantenuto i benefici per i paesi del Sud, ora Michel dovrà convincere l'Est. Alcuni paesi potrebbero protestare per i tagli a coesione e agricoltura nel Recovery Fund. La condizionalità sullo stato di diritto rimane sostanzialmente la stessa, anche se vengono introdotti criteri di obiettività e uguaglianza di trattamento tra Stati membri con un “approccio basato sulle prove”. Per l'ungherese Viktor Orban è una linea rossa. Ma il suo paese è anche quello che rischia di rimetterci di più da un mancato accordo sul bilancio Ue. E comunque Michel può sempre ricorrere a qualche altro trucco per rispettare i principi, rendendoli inapplicabili.

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