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Gli uomini all'ombra dello scontro Conte-Di Maio

Salvatore Merlo

Alle spalle del duello tra il premier e il ministro degli Esteri se ne consuma un altro: quello tra i loro portavoce Rocco Casalino e Augusto Rubei

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Roma. Conte si toglie la pochette e va dai ragazzi del Cinema America, iconografia de sinistra romana, mentre Di Maio si rimette la cravatta che s’era sfilato dal collo per incontrare Draghi e Gianni Letta, l’uno insomma ora fa il popolare mentre l’altro si traveste da establishment, al punto che il loro conflitto politico, il dualismo che serpeggia e scoppietta e di cui tutti parlano nel governo, ma che pure democristianamente mai davvero esplode, sempre più segue l’andamento d’una articolata sceneggiatura che porta in calce le firme dei due uomini nell’ombra, i collaboratori dell’uno e dell’altro – anche loro specularmente in conflitto – Rocco Casalino e Augusto Rubei.

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Roma. Conte si toglie la pochette e va dai ragazzi del Cinema America, iconografia de sinistra romana, mentre Di Maio si rimette la cravatta che s’era sfilato dal collo per incontrare Draghi e Gianni Letta, l’uno insomma ora fa il popolare mentre l’altro si traveste da establishment, al punto che il loro conflitto politico, il dualismo che serpeggia e scoppietta e di cui tutti parlano nel governo, ma che pure democristianamente mai davvero esplode, sempre più segue l’andamento d’una articolata sceneggiatura che porta in calce le firme dei due uomini nell’ombra, i collaboratori dell’uno e dell’altro – anche loro specularmente in conflitto – Rocco Casalino e Augusto Rubei.

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Le interviste sui quotidiani, le fotografie sui rotocalchi, i retroscena conditi di sapidi elementi, insomma il nuovo Conte scapigliato e barricadero sul Mes come il nuovo Di Maio che mai più si affaccerebbe scamiciato al balcone di Palazzo Chigi, sono tutti segni e minuzzoli seminati apposta ai crocicchi di un labirinto da questi due uomini d’immagine, Casalino e Rubei, Rocco e Augusto, appunto, il portavoce del presidente del Consiglio e il portavoce del ministro degli Esteri, che sono un po’ l’articolazione di un unico personaggio proprio come Conte e Di Maio: le due intelligenze sin dall’inizio occultate nel mare matto dei Cinque stelle, destinati a non piacersi, a farsi concorrenza come spesso capita ai talenti debordanti quando sono costretti in uno spazio troppo ristretto. E infatti ogni volta che Rocco cresceva, ecco che Augusto rotolava giù, e ogni volta che Augusto recuperava e s’arrampicava ecco che Rocco perdeva terreno, sin dall’inizio dei tempi, quando entrambi erano gli alterni consiglieri di Dibba e di Luigi, scudieri di una scalata politica e sociale.

 

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E così fatalmente, i duellanti nell’ombra tessono ancora oggi la loro rivalità sceneggiando il racconto del duello politico che si consuma invece sotto il sole dell’estate, il conflitto sinuoso destinato a trascinarsi fino all’autunno del Mes e delle elezioni regionali, lo scontro freddo e finale tra Conte e Di Maio, il presidente del Consiglio che vuole farsi capo politico dei 5 stelle e l’ex capo politico dei 5 stelle che forse vuole farsi presidente del Consiglio. L’uno vuole le scarpe dell’altro, come Augusto quelle di Rocco e viceversa, l’uno alla ricerca di un’immagine più semplice e vicina al popolo (Conte), l’altro orientato a cancellare gaffe e congiuntivi sbagliati attraverso le giuste frequentazioni (“Merkel mi stima”, ha raccontato Di Maio a Daniele Raineri sul Foglio), il tutto all’interno però d’una vicenda di potere immersa nel rapporto sempre più intenso e morboso che la politica ha con la comunicazione: le foto al mare di Di Maio, con la fidanzata, si fanno più raffinate, più Sabaudia che Fregene, in attesa di vedere quelle di Conte, chissà, con i frati di Assisi. E infatti: “Guarda cosa faccio dire oggi a Conte sul Fatto”, dice Casalino mentre spinge il premier a farsi più grillino dei grillini anche sulla revoca della concessione ad Autostrade. E Rubei, di rimando: “Luigi mica lo posso portare al Cinema America”, sarebbe sbagliato, ma da Draghi sì, funziona.

 

E allora Giuseppe Casalino e Luigi Rubei, Rocco Conte e Augusto Di Maio, sono davvero la doppia coppia del governo rossogiallo. Nei loro rapporti c’è qualcosa di nemico e ancora di complice, negli occhi, nei gesti, che li rivelano avversari eppure alleati in un medesimo codice, legati a identici segreti di trucco, a paralleli sortilegi di civetteria politica. Se c’è un attrito nel governo, come accade per esempio in queste ore tra Conte e la ministra Paola De Micheli per via di Autostrade, ecco il messaggino sms di Rubei alla ministra in difficoltà (“Di Maio è con te”) e se a Conte chiedono delle ambizioni vere e presunte di Di Maio ecco che lui allarga le braccia: “Io mi occupo di scenari globali” (che sarebbe però il lavoro del ministro degli Esteri, cioè proprio di Di Maio). Alla fine probabilmente di questi quattro protagonisti, di questa doppia coppia dal destino incrociato, ne resterà soltanto una. Due facce e un’unica sorte.

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