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Il virus e i nuovi confini tra sinistra e destra

Giuliano Ferrara

La paura vale per tutti, è per sua natura egualitaria, ma la reazione culturale diverge (vedi Bolsonaro) ed è il riflesso di due visioni del mondo. Perché le virtù repubblicane antivirus stanno a metà tra la nostra indipendenza etica e il nostro buon senso solidale

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Non è così difficile capire perché ci siano due sensibilità diverse nella reazione all’epidemia. A sinistra si crede nell’uso razionale di strumenti preventivi, al principio di precauzione, al concetto di cura di sé e degli altri, e alla comunità. Di qui propensione maggiore a usare mascherine, a distanziarsi, a osservare regole collettive alla cui radice sta la fiducia nell’umanità, nelle sue magnifiche sorti e progressive, nelle sue risorse comuni e condivise, nei dettami dell’autogoverno e nel welfare di stato. A destra prevale una logica opposta, si teorizza una comunità di destino fondata sulle libertà dell’individuo viste senza illusioni razionalistiche (“alla fine tutti dobbiamo morire”, ha ricordato l’infetto Bolsonaro che gioca d’azzardo per conto proprio e altrui), la prevenzione è una trappola per il controllo del popolo da parte delle élite, le precauzioni riguardano i bambini, ciascuno deve cavarsela senza fare affidamento su un eccesso di cura e di solidarietà comunitaria

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Non è così difficile capire perché ci siano due sensibilità diverse nella reazione all’epidemia. A sinistra si crede nell’uso razionale di strumenti preventivi, al principio di precauzione, al concetto di cura di sé e degli altri, e alla comunità. Di qui propensione maggiore a usare mascherine, a distanziarsi, a osservare regole collettive alla cui radice sta la fiducia nell’umanità, nelle sue magnifiche sorti e progressive, nelle sue risorse comuni e condivise, nei dettami dell’autogoverno e nel welfare di stato. A destra prevale una logica opposta, si teorizza una comunità di destino fondata sulle libertà dell’individuo viste senza illusioni razionalistiche (“alla fine tutti dobbiamo morire”, ha ricordato l’infetto Bolsonaro che gioca d’azzardo per conto proprio e altrui), la prevenzione è una trappola per il controllo del popolo da parte delle élite, le precauzioni riguardano i bambini, ciascuno deve cavarsela senza fare affidamento su un eccesso di cura e di solidarietà comunitaria

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C’è una eco della diatriba tra il primato della vita e dell’assistenza ai vulnerabili, valori fondati sull’autorità della legge e della sensibilità sociale, e il primato della dignità e dell’indipendenza come garanzie di uno stile di vita che mette al vertice della morale l’intraprendenza del singolo. Sono motivi postilluministici e postromantici che si integrano, si mescolano e si disgiungono fino a opporsi e a cristallizzarsi. La paura vale per tutti, è per sua natura egualitaria, ma la reazione culturale diverge, del tutto a prescindere dal coraggio come temperamento e carattere. Obbedire al principio di autorità è il forte della destra e della sua ideologia tradizionalista, il che porta fior di demagoghi a sfruttare e irregimentare questa inclinazione “naturale” anche in paradossale senso libertario, poi c’è la disciplina civile, che in un’epoca di pandemia diventa tutt’uno con la cura dell’altro e la solidarietà nell’ambito di una società che si dà da sola la sua legge con strumenti liberali e democratici.

 

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L’estrema divaricazione porta avanguardie imbizzarrite di trumpisti a scendere in strada armati per impedire il prolungarsi dei lockdown e a una fatalistica alzata di spalle rispetto alle procedure sanitarie di tutela, a una riottosità psicologicamente evidente, nei casi meno effervescenti e ribaldi, mentre lo scrupolo nell’imporsi anche i più minuziosi e apparentemente vani fastidi che la procedura impone è tipico di chi si fa banditore di un benessere perseguito con schemi di ragionevolezza e di conformità dei comportamenti a uno scopo. E’ difficilissimo capire come siamo orientati o dobbiamo orientarci, dipende a che ora, in che stato d’animo, al seguito di quali informazioni e ragionamenti, è un po’ come i vecchi quiz dei settimanali rotocalco in cui ci si specchiava con frivolezza per arrivare a sapere che tipo di persona si è. Le motivazioni sono spesso in buona fede, anche troppa, da una parte e dall’altra, e l’unica soluzione, come sempre, è una dose da cavallo di buon senso, di attenzione alle circostanze, se non si voglia diventare petulanti pedagoghi dell’Io condiviso o dirompenti demagoghi dell’io diviso e separato. In ciascuno di noi abita un patrimonio ereditario di un tipo e dell’altro, dobbiamo imparare a investirlo e spenderlo bene, per cominciare evitando di sentirci eroi o di agire piattamente secondo il conformismo medio. Le virtù repubblicane antivirus stanno a metà tra la nostra indipendenza etica e il nostro buon senso solidale.

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