PUBBLICITÁ

Così Di Maio usa il Ponte di Genova per mettere Conte sulla graticola

Redazione

Come sul Mes, il ministro degli Esteri si smarca anche sulla grana di Aspi e mette Giuseppi nell'angolo. E cita le vittime di Genova per dire che se la revoca non ci sarà, la colpa è del premier

PUBBLICITÁ

Prepara un’altra trappola a Giuseppe Conte. Ma da adorabile furbo qual è, usa le perifrasi, commercia con la retorica di cui ormai si è impadronito.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Prepara un’altra trappola a Giuseppe Conte. Ma da adorabile furbo qual è, usa le perifrasi, commercia con la retorica di cui ormai si è impadronito.

PUBBLICITÁ

 

Il Mit, vale a dire la ministra Paola De Micheli, annuncia che il Ponte verrà affidato ad Autostrade, e allora Luigi Di Maio che organizza? Prima manda allo scoperto Vito Crimi che è il reggente tonto, l’orsacchiotto che non graffia; poi, sapendo che a Palazzo Chigi (dove in segreto spera sempre di sedersi) annaspano alla disperata ricerca di una strategia che non c'è, lui afferra il telefono, compone un post tutto anema e core e recita la parte del “io non sapevo nulla”, fa sapere che ha “fatto delle promesse alle vittime” e che ha tutta intenzione di mantenerle.

 

PUBBLICITÁ

E infatti, il ministro degli Esteri tira fuori dal suo album dei ricordi l’incontro con la moglie di un autotrasportatore morto nella tragedia del Ponte Morandi (“Lei si chiama Filomena. Suo marito si chiamava Gennaro Sarnataro…”) e la scekera con la revoca delle concessioni che c’entra come i cavoli a merenda, la frulla con il dolore delle vittime che attendono giustizia, cosa molto diversa dalla buca in cui ha deciso di gettarsi il governo per dare una lezione esemplare ai Benetton

 

 

Come Quinto Ortensio Ortalo, oratore dell’antica Roma anche se è di Pomigliano D'Arco, Di Maio, nel post che ha diffuso su Facebook, premette che “non è vendetta, né un capriccio, né uno slogan. È più semplicemente politica”. Assicura dunque che il ministro degli Esteri, che è il governo, si batterà contro il governo perché alle vittime avevamo promesso due cose: “Che il ponte non lo avrebbero costruito i Benetton. Infatti lo hanno costruito Fincantieri e Webuild” e che “i Benetton non avrebbero più gestito le autostrade. Tantomeno il ponte”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Consegna così Conte alla bava della piazza e si sfila con un andreottismo che farebbe impallidire anche gli squali e le balene scudocrociate. Pure in occasione del Mes aveva orchestrato la stessa farsa. In un’intervista di pochi giorni fa, a La Stampa, ha passato la pentola che scotta al premier e poi è uscito da palazzo per andare a prendere l’aperitivo con il segretario del Pd “con cui condivido l’idea di un ammodernamento del sistema sanitario”. Dunque sul Mes? “Sceglierà Conte” ha dichiarato Di Maio in maniera pilatesca.

 

PUBBLICITÁ

E come due vecchi compari che conoscono il gioco e sanno come mettere nel sacco gli ingenui di strada, Di Maio ha trovato in Laura Castelli la spalla che lo completa. Altra intervista e stessa domanda: allora il Mes? E lei: “Ne riparleremo dopo aver letto tutte le carte, non prima di settembre”. Sono tutti tranelli che semina lungo il bosco, nient’altro che un tentativo di togliere il sonno a Conte. Prima Di Maio sorrideva adesso invece ghigna.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ