Nicola Zingaretti (foto LaPresse)

“Meno genericità, più fiducia”. Quattro punti contro l'agenda Tafazzi. Colloquio con Zingaretti

Claudio Cerasa

Il Mes su cui puntare, il piano di Alitalia da completare, il futuro di Ilva da definire, le semplificazioni da non rimandare. “È l’ora del rilancio. E apriamo una fase concordia con l’opposizione”. Due chiacchiere con il segretario del Pd

La fase 1 è finita da tempo e tutto sommato l’Italia ha retto meglio del previsto: il governo ha fatto quello che poteva fare, il lockdown ha protetto i cittadini, gli italiani hanno mostrato di essere più disciplinati del previsto e diversi paesi che fino a qualche mese fa ci osservavano alzando il sopracciglio – ah che disastro questi pizza e mandolino – oggi ci osservano con uno sguardo diverso, pensando, sotto sotto, che affrontare la pandemia come ha fatto l’Italia sarebbe più un sogno che un incubo (citofonare a Boris Johnson e citofonare a Donald Trump). Anche la fase 2, se vogliamo, è finita da tempo, e pur con tutti i problemi del caso in questa fase la protagonista è stata l’Europa, che ha fatto di tutto, con i nuovi acquisti di titoli di stato della Bce, con il fondo per la disoccupazione, con il fondo per le piccole e medie imprese, con le modifiche al Mes, con il lavoro sul Recovery fund – per combattere le drammatiche conseguenze economiche innescate dal lockdown. Quella che viviamo oggi, almeno in Italia, è una fase diversa che presenta una caratteristica nuova rispetto alle prime due. Nella prima fase, il governo ha chiesto uno sforzo ai cittadini. Nella seconda, il governo ha chiesto uno sforzo all’Europa. Nella terza, gli equilibri si sono ribaltati e a ritrovarsi a dover fare uno sforzo non è più l’Europa, non sono più i cittadini ma è direttamente il governo. E più che fase 3, la fase che viviamo oggi meriterebbe forse di essere chiamata in un modo diverso: la “fase presto”. E se vogliamo in fondo oggi il problema è tutto qui: che fare per non sprecare l’occasione unica di cambiare l’Italia?

  

Nicola Zingaretti, segretario del Pd da poco più di un anno, che in questi mesi ha portato il Partito democratico dall’essere un’opposizione come le altre a essere il nuovo baricentro del governo, è consapevole che in un momento storico come quello attuale – in cui il partito di maggioranza relativa in Parlamento, il M5s, vive, diciamo così, tensioni quotidiane – è al suo partito che in molti guardano con la speranza di registrare un cambio di ritmo nei tempi della politica. E dopo aver offerto negli ultimi giorni segnali espliciti di insofferenza – “basta fare i tafazzi” – conversando con il Foglio il segretario del Partito democratico aggiunge qualche elemento di riflessione in più per provare a inquadrare con chiarezza la strada che la maggioranza avrebbe il dovere di percorrere.

  

“Il governo – è il pensiero di Zingaretti – sta vincendo la sfida del contenimento del coronavirus, sta vincendo la sua sfida in Europa, sta dimostrando di avere pazienza e capacità di ascolto nel paese. Ora però ci troviamo di fronte a un bivio cruciale, di fronte al quale la maggioranza deve capire che c’è solo una strada che si può imboccare. E quella strada è la strada non della gestione del presente ma dell’impegno verso il futuro”. In che senso? Zingaretti si spiega meglio. “Ci sono, a mio avviso, alcuni dossier che sono aperti da troppo tempo e che il governo avrebbe la necessità di risolvere. Penso alle linee del Mes senza condizionalità e sono convinto che questa opzione rappresenti una leva straordinaria per il rafforzamento della nostra Sanità e su questo tema dobbiamo uscire in fretta dalle diatribe ideologiche. Penso al futuro dell’Ilva, da troppo tempo incerto, che come ha recentemente ribadito il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans, rappresenta una grande sfida europea anche sul terreno della riconversione ecologica, e su questo fronte l’Italia potrebbe essere all’avanguardia nel nostro continente. Penso poi anche ad Alitalia, oltre al caso Atlantia, e non è pensabile che un paese come il nostro non abbia chiaro, in una stagione delicata come quella che stiamo vivendo, che fine farà il suo principale vettore aereo. Penso a tutto questo ma penso anche a molto altro. E penso, per esempio, che a partire dal prossimo decreto semplificazione, che mi auguro possa avere una gestazione rapida, sia compito del governo dimostrare di essere entrato nella fase dell’uscita della genericità dei progetti. Serve concretezza. E, anche in vista dei progetti e degli obiettivi che dovremmo presentare sul Recovery fund, serve mettere in campo anche lungimiranza”. 

     

Zingaretti, proseguendo nel ragionamento, dice che l’Italia si trova nelle condizioni giuste per poter vincere la sfida del futuro e fa notare che “gli elettori del Pd sono consapevoli dello sforzo fatto dal partito” se è vero, come riportato ieri da un sondaggio Ixè, che il Pd si troverebbe oggi solo a 2,3 punti dalla Lega di Salvini (22 per cento contro 24,3 per cento, un anno fa la Lega aveva circa 10 punti in più). E aggiunge: “Penso sia un errore sottostimare il disagio sociale che potrebbe crescere nei prossimi mesi in Italia. Ma allo stesso tempo, guardando ai nostri fondamentali, penso che il nostro paese possa riprendersi dalla crisi economica più in fretta del previsto. Il tema più importante, oltre alla capacità di chi governa di indicare una chiara direzione per il futuro, è capire che tutte le forze della politica devono essere orientate a rafforzare la fiducia nell’Italia. E in questo caso la fiducia ha una doppia accezione. Occorre lavorare affinché l’Italia venga considerata sempre di più come un paese di cui fidarsi – e su questo punto credo che il lavoro fatto delle forze di governo vada nella giusta direzione e anche negli ultimi giorni registro con piacere che il differenziale di rendimento fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi è sceso verso il basso. Ma, sul tema della fiducia, occorre lavorare anche su un altro piano che è quello, altrettanto delicato, della ricostruzione della fiducia delle persone. Ci sono molti italiani che negli ultimi mesi hanno sofferto e si sono ritrovati in condizioni difficili. Ma ci sono anche molti italiani che negli ultimi mesi hanno messo da parte molti risparmi. E compito di un paese con la testa sulle spalle è fare di tutto affinché gli italiani vengano incentivati ad avere fiducia nel proprio paese e ovviamente anche a investirci. E’ questo il compito di un paese con la testa sulle spalle che dovrà anche mostrare di essere all’altezza di un’altra sfida importante: non perdere l’occasione storica di gestire come si deve i 270 miliardi, di cui 100 a fondo perduto, che arriveranno dall’Europa, e non perdere l’occasione di utilizzare questi fondi per costruire la strada dove l’Italia camminerà nel futuro”.

  

Per fare tutto questo, conclude il segretario del Pd, il governo dovrà inserire una nuova marcia e dovrà farlo anche cercando di coinvolgere il più possibile l’opposizione. “Non ne faccio un mistero: sono il sostenitore in questa fase di una operazione di concordia e sono più che favorevole all’idea che in una fase difficile come quella che sta vivendo l’Italia la maggioranza di governo faccia di tutto per trovare dei punti di convergenza con l’opposizione. Ci sono alcuni partiti che hanno mostrato disponibilità, e non solo sul Mes, e altri che la disponibilità invece non l’hanno ancora mostrata. Io sono favorevole ad aprire un tavolo e a provare a imboccare anche con le opposizioni un tratto di strada per costruire un percorso comune. Si tratta solo di scegliere se farlo o meno. E poi sono certo che i punti su cui ragionare e trovare accordi si troverebbero facilmente. E sono certo che anche seguendo questo percorso alla fine la storia ci premierà. Che aspettiamo?”.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.