PUBBLICITÁ

Ora cambiamo davvero

Valerio Valentini

Prescrizione, Csm, Bonafede e il giustizialismo. “Serve discontinuità”, ci dice il sottosegretario Giorgis (Pd)

PUBBLICITÁ

Roma. Ora che il polverone s’è depositato, dopo settimane di polemiche intorno alla giustizia e al suo ministro, Andrea Giorgis dice “che si può tornare a discutere seriamente sulle cose da fare, che sono molte”, e che bisogna farlo “con equilibrio e con coraggio”. Pensavamo che si potesse parlare d’altro, per un po’, e invece Giorgis, sottosegretario a Via Arenula del Pd, spiega che il dibattito parlamentare, con le annesse mozioni di sfiducia ad Alfonso Bonafede, “non ha esaurito il dibattito sulle riforme da attuare, ma anzi ne ha ribadito l’urgenza”. Una fase due, dunque, anche per la giustizia, “perché questo governo è nato sul presupposto che, anche in materia di giustizia, occorresse una forte discontinuità rispetto all’esecutivo precedente, quello in cui il M5s era alleato della Lega. E per realizzarla, questa discontinuità, bisogna appunto procedere nell’attuazione delle riforme rimaste sospese a causa della crisi del Covid. In primo luogo quella del processo penale, su cui il Cdm ha licenziato un testo depositato alla Camera e che è necessario iniziare a discutere subito, coinvolgendo tutti gli operatori del diritto, dall’avvocatura alla magistratura al mondo accademico. L’obiettivo prioritario è quello di garantire un processo che sia, oltreché giusto, anche rapido: nell’interesse di tutti”.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Ora che il polverone s’è depositato, dopo settimane di polemiche intorno alla giustizia e al suo ministro, Andrea Giorgis dice “che si può tornare a discutere seriamente sulle cose da fare, che sono molte”, e che bisogna farlo “con equilibrio e con coraggio”. Pensavamo che si potesse parlare d’altro, per un po’, e invece Giorgis, sottosegretario a Via Arenula del Pd, spiega che il dibattito parlamentare, con le annesse mozioni di sfiducia ad Alfonso Bonafede, “non ha esaurito il dibattito sulle riforme da attuare, ma anzi ne ha ribadito l’urgenza”. Una fase due, dunque, anche per la giustizia, “perché questo governo è nato sul presupposto che, anche in materia di giustizia, occorresse una forte discontinuità rispetto all’esecutivo precedente, quello in cui il M5s era alleato della Lega. E per realizzarla, questa discontinuità, bisogna appunto procedere nell’attuazione delle riforme rimaste sospese a causa della crisi del Covid. In primo luogo quella del processo penale, su cui il Cdm ha licenziato un testo depositato alla Camera e che è necessario iniziare a discutere subito, coinvolgendo tutti gli operatori del diritto, dall’avvocatura alla magistratura al mondo accademico. L’obiettivo prioritario è quello di garantire un processo che sia, oltreché giusto, anche rapido: nell’interesse di tutti”.

PUBBLICITÁ

 

Insomma è inutile girarci intorno: il nodo della prescrizione resta ancora da sciogliere. “Il tema va affrontato rapidamente – dice Giorgis – perché, così com’è, il sistema non è in equilibrio. Il Pd non ha mai ritenuto che l’interruzione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, approvata dal governo gialloverde, fosse un punto di arrivo accettabile”. Vi si è spesso accusati di timidezza, sul tema, quasi che foste più preoccupati ad arginare le pressioni renziane che non il giustizialismo grillino. “Non direi. Vedo, ad esempio, che ora è stata confermata la volontà di istituire una commissione di monitoraggio sugli effetti della riforma della prescrizione. Ben venga: era una richiesta che il Pd aveva avanzato fin da subito, insieme a misure capaci di garantire tempi certi alle diverse fasi del processo”.

 

PUBBLICITÁ

Il premier Conte propone un tavolo allargato anche alle opposizioni, sulla giustizia. “Assolutamente condivisibile”. Ma è possibile far dialogare il M5s con Forza Italia, sul tema? “La demagogia, nel campo della giustizia, rischia di creare disastri. Penso al tema del sovraffollamento carcerario: se si fosse investito di più nelle misure alternative al carcere, sarebbe stato meno difficile anche affrontare l’emergenza sanitaria. Peraltro, i tassi di recidiva diminuiscono notevolmente quando ai condannati viene offerta la possibilità di espiare una pena, pur severa, ma collegata a un progetto di riabilitazione. E, a proposito di discontinuità, nella legge di Bilancio 2020 è stato assunto personale per dare nuovo impulso all’esecuzione penale esterna. Ma se ogni volta che si propongono soluzioni simili si grida allo scandalo per lo ‘svuota-carceri’, tutto si complica”.

 

Crede che lo scontro tra Bonafede e Nino Di Matteo abbia insegnato al M5s che la cultura del sospetto è pericolosa per tutti? “Sono rimasto molto colpito sia per il contenuto sia per la forma delle dichiarazioni del dottor Di Matteo: è quantomeno irrituale, per un magistrato e un membro del Csm, fare certe esternazioni in diretta televisiva. Vedremo, a tal proposito, cosa il Csm deciderà di fare; intanto l’Anm ha opportunamente richiamato tutti i magistrati a una maggiore prudenza. Quanto al giustizialismo, lo si combatte proprio attuando le riforme discusse sin dalla nascita del governo. Il ministro Bonafede, al Senato, ha ribadito che il suo faro è la Costituzione. Bene. Lo prendiamo sul serio. Ciò significa, appunto, un processo giusto e con tempi ragionevoli: articolo 111. Significa funzione rieducativa della pena, articolo 27, ed effettiva garanzia del diritto di difesa anche per i non abbienti, articolo 24. Significa presunzione d’innocenza e separazione dei poteri”.

 

Molto si è discusso sulle scarcerazioni adottate dalla magistratura di sorveglianza. “Nessuna scarcerazione di condannati per mafia è avvenuta in applicazione delle misure del decreto Cura Italia per ridurre il sovraffollamento”. Però il cortocircuito s’è generato anche a causa delle dichiarazioni del M5s, secondo cui sono stati “rimessi dentro”, per decreto, i detenuti scarcerati. “Se è questo il messaggio che è passato, è sbagliato. Il decreto adottato il 10 maggio non ha ordinato alcuna carcerazione, anche perché sarebbe incostituzionale. Ha solo previsto che i magistrati di sorveglianza verifichino, ogni mese, se persistono i presupposti di fatto e le esigenze sanitarie che li hanno indotti a differire l’esecuzione della pena in carcere. Ma il tutto dimostra, nel complesso, come la riforma organica dell’ordinamento penitenziario sia urgente”.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

E quella del Csm? “Anche. Una riforma da attuare non in violazione dell’autonomia della magistratura, ma anzi a sostegno della credibilità della magistratura stessa. Nessuno vuole negare il pluralismo culturale e associativo dei magistrati, ma bisogna contrastarne le degenerazioni correntizie. Il che impone anche di ripensare la legge per l’elezione dei membri togati del Csm. Nel Pd abbiamo varie idee, che vanno dal doppio turno al collegio uninominale: ci confronteremo, con l’obiettivo di valorizzare, sempre, competenza e rappresentanza. Dopodiché, manca il quarto pilastro: la riforma del processo civile. Il testo è incardinato al Senato senza entrare nello specifico, ricordo che ci sono misure importanti volte a semplificare e razionalizzare la risoluzione delle controversie: si è ipotizzato, ad esempio, di ridurre i riti e sostituire l’articolato procedimento ordinario di cognizione con un rito modellato sullo schema del rito sommario; di introdurre strumenti di istruzione preventiva, di rivedere i casi di negoziazione assistita, ecc. E poi la digitalizzazione. Equilibrio e coraggio, anche qui, perché la riforma della giustizia civile è urgente e serve altresì a sostenere crescita e sviluppo economico. E l’Italia, la crisi economica, ce l’ha ancora davanti a sé”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ