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Il Salvini suonato

Salvatore Merlo

Francia e Germania propongono sussidi per 500 mld dal bilancio Ue. E lui: “Troppo poco”. Vuole più Europa?

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Roma. La contraddizione in termini, l’aporia, è forse l’ultimo stadio della condizione confusionale nella quale sembra precipitato. Di fronte alla proposta franco-tedesca di utilizzare 500 miliardi di euro in sussidi presi dal bilancio comune europeo, Matteo Salvini ha detto così: “Troppo poco”. Vuole quindi più Europa? 

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Roma. La contraddizione in termini, l’aporia, è forse l’ultimo stadio della condizione confusionale nella quale sembra precipitato. Di fronte alla proposta franco-tedesca di utilizzare 500 miliardi di euro in sussidi presi dal bilancio comune europeo, Matteo Salvini ha detto così: “Troppo poco”. Vuole quindi più Europa? 

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E insomma il campione dell’euroscetticismo italiano, l’uomo che ha trasferito in blocco dai palinsesti degli horror-show al Parlamento il baraccone televisivo dei noeuro e degli italexiter chiede un maggiore intervento dell’Europa: meno sovranismo e più devoluzione sovranazionale? Stati Uniti d’Europa? Ovviamente non è quello che Salvini intendeva. “Ma il problema è che non sa più cosa dire”, sostiene la politologa Sofia Ventura. “L’argomento dell’immigrazione non fa più presa. Non se ne parla. La gente vuole sapere quanti soldi arriveranno dallo stato, vuole sapere come e quando si riapre, vuole sapere quanti morti e quanti contagiati ci sono. E da quando è iniziata questa storia del Covid Salvini si è trovato sempre più a corto di argomenti che facciano presa. E per lui è un guaio, visto che campa di sparate. Dunque casca sempre più spesso in contraddizioni logiche, che per lui tuttavia non hanno grande importanza. A lui basta dare l’idea, generica e superficiale, che l’Europa sia cattiva. Il vero guaio è un altro. E’ che questo nuovo genere di sparate non funzionano. Dire che ‘ci danno pochi soldi’ è estremamente meno eccitante di dire ‘i negri ci invadono’. E infatti se Giorgia Meloni in questa fase funziona meglio, è proprio perché modula, ha cioè una tastiera di note articolata. Lui sa fare solo una cosa. E siccome adesso non la può fare come prima, allora va in confusione e l’elettore si sposta verso qualcosa che gli assomiglia, ma appare più credibile”.

 

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E forse se è vero che il Covid lascia sul campo il sovranismo (non la destra), portando al cortocircuito l’uomo che fino a ieri ne è stato l’interprete più efficace sul proscenio italiano, la questione riguarda sì la natura di Salvini, la sua antropologia e i suoi limiti, ma riguarda anche la natura del fenomeno sovranista in sé. Lo pensa, per esempio, il professor Alessandro Campi. “Il sovranismo, anche sul piano psicologico, è una dottrina totalmente difensiva”, dice il professore. “È la nazione che si chiude dentro ai suoi confini per paura di non reggere la competizione con il mondo esterno. Il problema, per il sovranismo, è infatti quello di non fare entrare gli immigrati, di tenere tutto a casa. La grande questione, per loro, non è portare l’Italia all’estero, renderla grande, ma impedire che l’estero arrivi da noi. E infatti ci dicono che dobbiamo mangiare italiano, non ci dicono che tutto il mondo dovrebbe mangiare italiano. Il sovranismo è una specie di caricatura rovesciata del nazionalismo, che è al contrario un fenomeno che proietta le sue energie verso l’esterno, che si pone il problema di difendere e affermare l’interesse nazionale con ogni strumento, anche mostruoso come la guerra. Il sovranismo è l’opposto. È un fenomeno puramente difensivo. È la nazione che si chiude dentro i suoi confini per paura di non reggere. È un pensiero decadente tipico di un paese vecchio, che non ha più ambizioni. Mentre il nazionalismo, come ben sappiamo, è anche dal punto di vista storico una tempesta emotiva che esplode in paesi in fase fortemente espansiva. Ecco io allora credo che la crisi, forse momentanea ma vedremo, del sovranismo sia da imputarsi proprio al Covid e all’ipotesi che ci sia un rimbalzo, un rilancio di vitalità dopo l’epidemia. Che i soldi che si stanno utilizzando possano innescare occasioni. Per questo la cosa che mi colpisce di più è che, per esempio, non dico Salvini, ma Giorgia Meloni, non imbracci una politica di proposta forte uscendo dalla spirale decadente del sovranismo. Quali sono gli assi di una nuova modernizzazione italiana? Quale indirizzo si deve prendere in politica industriale per evitare che tutto si risolva in aziendalismo di stato, in soldi dati ad aziende decotte, in una sterile redistribuzione a pioggia anche a fini elettoralistici? La Meloni non è mai stata liberale. Ma può rivendicare una storia, quella dell’Iri di Beneduce, che non era l’idea dello stato elemosiniere dei grillini e della sinistra, ma era uno stato che promuoveva l’impresa”. E insomma, dice Campi, se vedi tutto in negativo alla fine la partita la perdi. “La mancanza di proposta arriva al dunque”. Com’è capitato a Salvini, il confuso e contraddittorio Salvini.

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