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Milano dall’emergenza a una ripartenza. Ecco il piano che serve

Maurizio Crippa

Parla il sindaco Beppe Sala. Mobilità, scuole, lavoro (e servirebbero più dati)

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Milano. Si sentirebbe “più confortato” se la sua città potesse disporre di dati ufficiali più attendibili sull’epidemia. Perché il numero dei nuovi contagiati che esce dai bollettini della sera, in decine di migliaia, è frutto soprattutto di tamponi negli ospedali e si scontra con le stime dei virologi secondo cui i contagi sarebbero 10 o 20 volte tanto: da 100 a 200 mila milanesi. E “se le nostre riflessioni sull’aprire e chiudere si basano sul numero di contagi che vediamo la sera peggio mi sento”, ha detto il sindaco Beppe Sala nel suo consueto video da Palazzo Marino ieri mattina. Messaggio alla regione – che gestisce la Sanità, e i rapporti tra i due palazzi sono quel che sono – ma Sala non ha voglia di polemiche. Pensa invece al 4 maggio, e preferirebbe ci fosse un piano per test e statistiche più preciso. “Ogni sera, dall’inizio, chiamo un po’ di medici”.

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Milano. Si sentirebbe “più confortato” se la sua città potesse disporre di dati ufficiali più attendibili sull’epidemia. Perché il numero dei nuovi contagiati che esce dai bollettini della sera, in decine di migliaia, è frutto soprattutto di tamponi negli ospedali e si scontra con le stime dei virologi secondo cui i contagi sarebbero 10 o 20 volte tanto: da 100 a 200 mila milanesi. E “se le nostre riflessioni sull’aprire e chiudere si basano sul numero di contagi che vediamo la sera peggio mi sento”, ha detto il sindaco Beppe Sala nel suo consueto video da Palazzo Marino ieri mattina. Messaggio alla regione – che gestisce la Sanità, e i rapporti tra i due palazzi sono quel che sono – ma Sala non ha voglia di polemiche. Pensa invece al 4 maggio, e preferirebbe ci fosse un piano per test e statistiche più preciso. “Ogni sera, dall’inizio, chiamo un po’ di medici”.

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Dice Sala: “Chiamo gli ospedali e i pronto soccorso, e sento che la situazione sta oggettivamente migliorando”. Però è un po’ perplesso sulla data, è così? “Quella data mi pare il frutto di due spinte. Da un lato il sistema produttivo che deve ripartire prima possibile, e ovviamente sono il primo a capire queste preoccupazioni, dall’altro una stima della curva dei contagi. Ma appunto, sarei più confortato se avessimo dati più sicuri”. 

 

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Quindi si riparte, ma con prudenza. E Milano è una città abituata a muoversi veloce. “Il comune ha questi primi due obiettivi: la mobilità e l’aiuto alle famiglie con i figli che non vanno a scuola. Sulla mobilità, con Atm stiamo predisponendo il miglior piano possibile: distanziamenti, frequenze eccetera. Ma è chiaro che nei prossimi mesi la capacità sarà al 25 per cento. Da sindaco che ha investito moltissimo su un futuro green mi dispiacerà vedere più auto, sospendere Area B e C, ma dobbiamo far fronte all’emergenza. E servono idee nuove: il piano per aumentare le piste ciclabili, per avere più bici elettriche, non è una fantasia, bisogna far muovere le persone con più mezzi, in sicurezza”. E’ il piano che il comune ha presentato chiamandolo “Milano 2020 - Strategia di adattamento”. “Ho parlato col ministro De Micheli, spero fortemente che venga finanziato l’acquisto delle ‘elettriche’ e semplificate le procedure per la creazione di nuove ciclabili con segnaletica orizzontale. Milano in fondo è piccola, anche trasformando in corsie ‘zona 30’ i controviali si può aumentare la mobilità in sicurezza”. Poi la scuola, lei è stato uno dei primi a proporre di modificare gli orari delle lezioni per alleggerire il traffico, ma soprattutto bisogna ripartire. “Un elemento di riflessione: in questi anni la disoccupazione a Milano è scesa soprattutto fra le donne”. 

 

“Milano fa parte di C40, la rete delle grandi città più impegnate per un futuro sostenibile.
Sono stato scelto per guidare la task force per il dopo emergenza, è un orgoglio per Milano
ma è anche la dimostrazione che siamo visti come un riferimento per la strada di innovazione intrapresa. Non dobbiamo rinunciare”  

 

Spiega Sala: “Le mamme a casa sono sempre meno. Le aziende non possono pensare di ripartire se non si viene incontro a questo problema. Anche per questo ho proposto la ‘summer school’, e non sarà solo una iniziativa del comune, ho chiesto la collaborazione di oratori, associazioni. Quanto a orari, doppi turni, è fondamentale decidere e in fretta. Ma decide il governo. Ho parlato anche con i sindacati, è chiaro che non è tutto così semplice”. Questa è la “strategia di adattamento”. Poi serve una più articolata strategia di ripartenza. Beppe Sala è l’emblema del sindaco manager. Da Expo in poi, il modello che ha promosso è quello di una città innovativa, attrattiva, eventi e week. Non si sarebbe mai aspettato di arrivare al suo ultimo anno di mandato dovendo rivedere molto di quel modello. Quali saranno le priorità e le scelte? “Un numero come esempio. La grande attrattività di Milano in molti settori è stata accompagnata anche dalla crescita del turismo. Dai 5 milioni pre Expo ai 10 lo scorso anno. Quest’anno sarà un crollo, per recuperare ci vorrà molto tempo e nuove idee. Ma nel frattempo ci sarà un grave aumento della disoccupazione soprattutto in certi settori. Dobbiamo trovare soluzioni”.

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Il lavoro, appunto. “La cosa che temo di più è la disoccupazione. Finora c’è un grande sforzo da parte di tutti, ma è chiaro che le aziende in difficoltà utilizzeranno lo strumento della contrazione. Bene lo smart working, ma forse qualcuno sta pensando che si può lavorare con meno personale. C’è una carta che dobbiamo giocare. Gli ingentissimi investimenti pubblici che arriveranno, anche dall’Europa, saranno indirizzati in molta parte su tre filiere: ambiente, digitale e salute. Dobbiamo essere veloci a inserirci in questo flusso di contributi. Moltissime aziende possono mettere in campo riconversioni in chiave ambientale o di digitalizzazione. Io mi rifiuto di usare la parola ‘opportunità’ per una epidemia tragica, preferisco dire che è un ‘obbligo’ cambiare, diventare più veloci”. Vale anche per lo stato e l’amministrazione: abbiamo imparato che serve rapidità di decisione, efficacia. “Questo è ovvio, serve un cambio nei sistemi decisionali e nella burocrazia. Poi verrà il tempo di parlare del Titolo V o dell’autonomia. Ma bisogna cambiare e in fretta”.

 

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Ma lo spazio di intervento del Comune non è molto, in una fase regressiva. “Milano fa parte di C40, la rete delle grandi città più impegnate per un futuro sostenibile. Sono stato scelto per guidare la task force per il dopo emergenza, è un orgoglio per Milano ma è anche la dimostrazione che siamo visti come un riferimento per la strada di innovazione intrapresa, per le soluzioni ideate. Non dobbiamo rinunciare a questo – anche perché sono i settori su cui più si investirà – Dobbiamo imparare dalle best practices delle città migliori”. Non sarà tutto facile, i bilanci sono stretti. “Avevamo una situazione finanziaria virtuosa, ma quest’anno perderemo i dividendi di Sea (un centinaio di milioni), la tassa di soggiorno (50 milioni) e avremo un buco importante su Atm. Come Comuni stiamo chiedendo aiuti subito, ma anche più flessibilità, rivedere i vincoli. Dovremo sostenere i servizi, la manutenzione delle scuole primarie che sono comunali, una messa in sicurezza delle strade”. In tutto questo, tira anche un’aria di accusa all’economia, contro le aziende che “non volevano chiudere”. Evviva la decrescita felice è un brutto virus… “Ma proprio no! Milano, come l’Italia, non ha altra scelta che crescere. Crescita e solidarietà, l’altra parola necessaria. E collaborazione tra lavoro e capitale, che per me è una idea politica”. Milano era the place to be. Ora l’immagine è ammaccata, servirà fantasia. Un’idea? “Ci stiamo pensando. E’ chiaro che si dovrà far ripartire il sistema degli eventi il prima possibile. E che servirà una campagna di comunicazione globale potente, non possiamo restare con l’immagine della città malata. La gente viene da tutto il mondo perché Milano simboleggia il futuro. Dobbiamo pensare il futuro”.

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