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I Cinque stelle buttano fuori gli sciroccati con il metodo Al Capone

David Allegranti

Il senatore Giarrusso è stato espulso dal M5s non per le sue tesi complottiste ma per non essere in regola con il fisco grillino

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Roma. “Abbiamo un problema di massoni al governo che dobbiamo chiarire al più presto… Questo sembra un governo di figli di massoni se non di massoni essi stessi”. Era il 2016 e c’era ancora il governo Renzi. A parlare il senatore Mario Michele Giarrusso, che in questi anni di notorietà regalati dal M5s ha riversato una ricca quantità di liquame nell’àere dello spazio pubblico, senza tralasciare niente; nel 2019, quando il M5s era ancora al governo con la Lega, Giarrusso ha simulato le manette rivolto ai parlamentari del Pd, con un sorriso maligno e sudaticcio. Questa settimana è stato espulso dal M5s, ma non perché le sue posizioni complottiste sono state revisionate dai vertici dei grillini e dalle loro proiezioni mentali (Beppe Grillo, Vito Crimi, Casaleggio Associati). Eh no: Giarrusso è stato buttato fuori dal M5s come un Al Capone qualunque. Non per le sue malefatte politiche ma perché non ha restituito i soldi secondo quanto stabilito dal contratto farlocco con la Casaleggio Associati e con la sua dépendance politica, il M5s.

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Roma. “Abbiamo un problema di massoni al governo che dobbiamo chiarire al più presto… Questo sembra un governo di figli di massoni se non di massoni essi stessi”. Era il 2016 e c’era ancora il governo Renzi. A parlare il senatore Mario Michele Giarrusso, che in questi anni di notorietà regalati dal M5s ha riversato una ricca quantità di liquame nell’àere dello spazio pubblico, senza tralasciare niente; nel 2019, quando il M5s era ancora al governo con la Lega, Giarrusso ha simulato le manette rivolto ai parlamentari del Pd, con un sorriso maligno e sudaticcio. Questa settimana è stato espulso dal M5s, ma non perché le sue posizioni complottiste sono state revisionate dai vertici dei grillini e dalle loro proiezioni mentali (Beppe Grillo, Vito Crimi, Casaleggio Associati). Eh no: Giarrusso è stato buttato fuori dal M5s come un Al Capone qualunque. Non per le sue malefatte politiche ma perché non ha restituito i soldi secondo quanto stabilito dal contratto farlocco con la Casaleggio Associati e con la sua dépendance politica, il M5s.

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Non è l’unico a essere stato espulso dai grillini in questi mesi, che hanno autorevolmente fatto finta di smettere di ruttare, salvo poi continuare a farsi rappresentare a vari livelli da Crimi, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Carlo Sibilia non parla più dell’allunaggio, Paola Taverna non parla più di vaccini. Al che il dubbio viene? Sono cambiati o semplicemente qualcuno di loro s’è fatto più furbo? Anche Davide Barillari, consigliere no vax del M5s, è stato buttato fuori. “Sono stato cacciato dopo 10 anni di vero attivismo dal basso, oggi sono dichiarato ‘colpevole’ di essere rimasto coerente ai valori e alle promesse fatte ai cittadini, ‘colpevole’ di non essermi mai venduto al Partito democratico”, ha detto Barillari dopo la sua espulsione. Per i paradossi offerti gentilmente dai cloni di Casaleggio, Barillari ha pure ragione. Non si capisce bene perché sia stato buttato fuori, ma senz’altro non è piaciuta la sua recente iniziativa (orribile, certo): un sito di “controinformazione” sul coronavirus dal nome simile a quello dell’assessorato alla Salute della Regione Lazio. “Ci dissociamo, è un gesto grave”, ha detto il M5s, e pure il Sacro Blog l’ha bollata come “una sua iniziativa”. Anche qui, Barillari è stato espulso non per avere sostenuto per anni le più feroci teorie complottiste contro le case farmaceutiche. No, è stato espulso (se ben si capisce) per avere detto quello che i vertici del M5s, come Paola Taverna, vicepresidente del Senato, dicono da anni, e cioè che “ce sta er complotto”. Ora, “er complotto” probabilmente c’è ancora nelle sospettose menti del M5s. I grillini d’altronde non hanno revisionato se stessi; si sono limitati a multare per eccesso di velocità e a togliere la patente a quelli che sono entrati nelle istituzioni.

 

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Da Gianluigi Paragone a Sara Cunial, la deputata ex M5s che l’altro giorno è stata fermata perché andava al mare in pieno lockdown (“La Verità non si può multare”). Anche lei, nota antivaccinista, è stata espulsa ma solo nel 2019 perché, ha spiegato Francesco D’Uva, già capogruppo alla Camera del M5s, “nell’esprimere la sua contrarietà al provvedimento sull’agricoltura, ha detto che favoriamo le agromafie. E questo è inaccettabile”. Ma figuriamoci, i Cinque stelle per anni hanno detto di peggio su chiunque, distribuendo patenti di mafiosità; solo che a un certo punto c’è chi ha iniziato ad adontarsi, fra i grillini, perché c’è qualcuno che fa il grillino. Come, appunto, la deputata Cunial, che mesi prima aveva organizzato un incontro alla Camera insieme a una associazione no vax. Il M5s, anche lì, aveva “preso le distanze” ma non si sa bene da chi se non da se stessi e ha aspettato la sortita sulle “agromafie”. Secondo questo modo di procedere, poi, toccherà pure a Dibba essere congedato. E anche lì il dubbio se sia nato prima l’uovo di Barillari o la gallina di Casaleggio rimarrà intatto e finirà come i “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie: “E nessuno ne restò”.

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