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“Forza Italia ha un programma economico, Conte ci ascolti”, dice Mariastella Gelmini

Salvatore Merlo

Via il codice degli appalti, rivedere l’Anac, cancellare l’abuso d’ufficio, riformare la Pa

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Roma. “Per la ripartenza dopo il coronavirus servirà uno spirito rivoluzionario. La recessione ci colpirà in maniera violentissima, basta guardare cosa dicono gli analisti. Sarà come se fossimo stati bombardati. Dunque non possiamo pensare di ricostruire con i tempi biblici del nostro processo amministrativo e burocratico. Non ne usciremmo vivi. Si tratta di difendere il nostro benessere, le nostre abitudini, i nostri livelli di vita”, dice Mariastella Gelmini. E la capogruppo di Forza Italia annuncia allora le principali proposte che oggi saranno portate dall’opposizione a Giuseppe Conte. “Si tratta di fare in pochi mesi quello che non siamo riusciti a fare in trent’anni. Liberare l’imprenditoria italiana. Le sue energie. Ora o mai più”. 

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Roma. “Per la ripartenza dopo il coronavirus servirà uno spirito rivoluzionario. La recessione ci colpirà in maniera violentissima, basta guardare cosa dicono gli analisti. Sarà come se fossimo stati bombardati. Dunque non possiamo pensare di ricostruire con i tempi biblici del nostro processo amministrativo e burocratico. Non ne usciremmo vivi. Si tratta di difendere il nostro benessere, le nostre abitudini, i nostri livelli di vita”, dice Mariastella Gelmini. E la capogruppo di Forza Italia annuncia allora le principali proposte che oggi saranno portate dall’opposizione a Giuseppe Conte. “Si tratta di fare in pochi mesi quello che non siamo riusciti a fare in trent’anni. Liberare l’imprenditoria italiana. Le sue energie. Ora o mai più”. 

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Ed ecco allora l’elenco delle proposte: cancellare il codice degli appalti, togliere all’Anac la vigilanza sui contratti pubblici, riformare la Pubblica amministrazione, introdurre procedimenti a “burocrazia zero” per la pianificazione e la realizzazione delle grandi opere. Ma anche: semplificazione normativa con il ritorno a codici e tesi unici in materia di attività di impresa, ambiente, edilizia, fisco, lavoro e sanità. E ancora: interventi e procedure di acquisto in deroga nell’ambito della sanità, riformulazione del reato di abuso d’ufficio e della responsabilità erariale.

 

“Dobbiamo impedire la desertificazione industriale, turistica e del terziario”, dice Mariastella Gelmini. “Dobbiamo impedire che le famiglie cadano nella spirale del bisogno. Dobbiamo agire come nel Dopoguerra. Liberando l’impresa privata e contemporaneamente mettendo l’attività pubblica in condizione d’investire. Ne va del futuro”.

 

Una corsia preferenziale per le infrastrutture, dunque. “Stiamo lavorando con i consigli di Ettore Incalza, che è il migliore sul campo. Già in questo decreto che si sta formulando, Conte dovrebbe prevedere un procedimento speciale, guidato da un commissario straordinario che possa operare in deroga a tutte le regole vigenti salvo quelle antimafia, penali, costituzionali ed europee, per l’affidamento e la conclusione di lavori pubblici entro termini che devono essere predeterminati, definiti e accelerati. Come si è fatto con il ponte Morandi. Immaginiamo un meccanismo secondo il quale ogni anno il governo debba individuare dieci grandi opere, infrastrutture strategiche da realizzare nell’arco dei successivi cinque anni. E questo si deve affiancare a un percorso che rilanci la qualità della Pubblica amministrazione: meno personale, più qualificato, meglio pagato con meccanismi che premino le capacità individuali. Senza una Pa efficiente, infatti, l’Italia non riparte. Inoltre è chiaro che bisogna cancellare il codice degli appalti. Non è emendabile. Come pure dobbiamo modificare il ruolo dell’Anac, che si deve occupare di corruzione, va bene, ma non può fare anche vigilanza sui contratti pubblici. Perché produce un atteggiamento sospettoso, burocratizzante e inquisitorio nei confronti della materia. Bisogna vincere la cultura del sospetto. I controlli si fanno dopo. In tutto il mondo funziona così. Altrimenti blocchi ogni cosa. La psicosi della corruzione porta i dirigenti pubblici e persino i sindaci a non prendersi responsabilità. A non firmare gli atti. Per questo bisogna anche rivedere il reato di abuso d’ufficio, che ormai è ingovernabile, assieme al danno erariale. Solo chi non fa, oggi, in Italia, non finisce indagato per abuso d’ufficio. Allora dobbiamo liberarci di tutta questa zavorra. Che si riverbera nella mole di regole, stratificazioni legislative, prassi, interpretazioni giurisprudenziali che rendono impossibili gli investimenti, pubblici e privati. Bisogna semplificare. Ora. Dobbiamo arrivare a dei testi unici, senza rimandi normativi a mille altre leggi che nemmeno un giurista riesce a mettere a sistema. Le imprese sono costrette a sopportare costi enormi in consulenze di cui potrebbero fare a meno, solo per difendersi dallo stato. Dovremmo utilizzare un meccanismo ‘taglia leggi’, attraverso il Comitato parlamentare per la legislazione, per esempio. E’ un’idea. E dovremmo ridurre Ires e Irpef per consentire la ripresa dei consumi. Non c’è tempo da perdere. Secondo alcuni report finanziari fallirà il 10 per cento del nostro tessuto produttivo. Temo siano stime ottimistiche”. E i soldi? “Se liberiamo le energie del paese, pubbliche e private, i soldi non sono un problema. Se l’Italia cresce, anche il debito è sostenibile. Se adesso, nell’emergenza, l’Europa non ci dovesse aiutare fino in fondo, allora si potrebbe sviluppare la proposta di Giulio Tremonti nel senso di collegare l’enorme risparmio privato al sostegno alle imprese”. Senza esporre i risparmiatori a rischi. “Senza rischi. E con garanzia dello stato”.

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