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Il Parlamento europeo studia come lavorare a distanza

Valerio Valentini

Il 25 marzo è atteso il voto sul pacchetto di misure anti-crisi che la commissione di Ursula von der Leyen sta preparando. Il Pse chiede di valutare una votazione via mail o tramite una piattaforma digitale ancora da inaugurare

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Roma. A prima vista, sembra l’ennesima replica del nostro passato prossimo su scala europea. Dopo le chiusure di scuole e ristoranti, dopo l’istituzione delle zone rosse, gli inviti a restare a casa trasformatisi nel breve volgere di qualche giorno in divieti e prescrizioni, ora ecco che i politici di mezzo continente s’arrovellano intorno a un dilemma che qui in Italia è già stato a lungo analizzato. E cioè: che fare col Parlamento, in tempo di coronavirus? Solo che stavolta, a differenza delle precedenti, le istituzioni comunitarie potrebbero perfino superare quelle nostrane: perché se la conferenza dei presidenti in programma oggi arriverà a trovare una soluzione, questa potrebbe fungere da indicazione anche per chi, a Roma, s’interroga su come gestire i lavori d’Aula nel bel mezzo dell’emergenza epidemiologica.

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Roma. A prima vista, sembra l’ennesima replica del nostro passato prossimo su scala europea. Dopo le chiusure di scuole e ristoranti, dopo l’istituzione delle zone rosse, gli inviti a restare a casa trasformatisi nel breve volgere di qualche giorno in divieti e prescrizioni, ora ecco che i politici di mezzo continente s’arrovellano intorno a un dilemma che qui in Italia è già stato a lungo analizzato. E cioè: che fare col Parlamento, in tempo di coronavirus? Solo che stavolta, a differenza delle precedenti, le istituzioni comunitarie potrebbero perfino superare quelle nostrane: perché se la conferenza dei presidenti in programma oggi arriverà a trovare una soluzione, questa potrebbe fungere da indicazione anche per chi, a Roma, s’interroga su come gestire i lavori d’Aula nel bel mezzo dell’emergenza epidemiologica.

 

Salvo stravolgimenti di calendario, infatti, a Bruxelles il 25 marzo il Parlamento europeo dovrà votare, in seduta plenaria, il via libera al pacchetto di misure anti-crisi che la commissione di Ursula von der Leyen sta preparando (si partiva da una base di 25 miliardi, ma si va ora prospettando un intervento assai più corposo). Che fare? Inizialmente si era pensato a una seduta scaglionata, con un almeno uno o due posti vuoti per ciascuno scranno occupato così da rispettare le distanze di sicurezza, e con procedure di voto diluite per consentire ai parlamentari di entrare a gruppi sparuti nell’Aula. Un po’ com’è stato fatto a Montecitorio e Palazzo Madama la scorsa settimana, in occasione del voto allo scostamento di Bilancio. E tuttavia, mentre il Ppe propende per l’adozione britannica del “pairing” (bilanciare le assenze nei vari gruppi così da mantener le proporzioni), da parte del Pse arriverà oggi la richiesta di valutare l’applicabilità del voto a distanza, in vista del 25 marzo. Un’ipotesi su cui già da giorni stanno riflettendo i vari capigruppo socialisti, e che la presidente Iratxe García Pérez ha prefigurato ai suoi colleghi, sia pure a livello informale, come quella preferibile. Una votazione, dunque, da affrontare o attraverso invio di mail, o tramite una piattaforma digitale ancora da inaugurare. Ed è probabile che questo metodo lo si sperimenti, a Bruxelles, già alla vigilia del voto in plenaria, quando a esprimersi sul pacchetto di misure varato dalla VdL sarà la commissione Bilancio. Un azzardo, certo, ma che potrebbe essere l’unica via per evitare un rinvio del voto a data da destinarsi, visto che – oltre ai rischi e ai timori crescenti da parte di molti parlamentari – di qui a mercoledì prossimo si dovrà fare i conti anche con le generali limitazioni ai trasporti e agli spostamenti individuali in giro per l’Europa. Senza contare che anche lo stesso Belgio, paese che ospita la sede del Parlamento europeo interessata, è già in stato di semi lock-down, ieri ha deciso di varare nuove misure restrittive, sul modello di quelle francesi e italiane. Benvenute, peraltro, proprio da parte degli europarlamentari italiani, tutt’ora i più preoccupati dalla mancanza di controlli. “Io sono in auto-quarantena avendo avuto contatti con varie persone sospette, ma qui non fanno né tamponi né controlli. Inaccettabile”, dice il grillino Ignazio Corrao.

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