PUBBLICITÁ

Contro le ossessioni del fissato liberista

Giuliano Ferrara

Non facciamo gli schifiltosi. Senza stato non si spengono gli incendi

PUBBLICITÁ

C’è il fissato bollato, una specie di modello per l’autocertificazione, e il fissato liberista. Il lib obsessed è quel tale che vede tutto quello che accade, comunque accada, dovunque e in ogni tempo, nello spettro ideologico della servitù pubblica dilagante sulla disinvolta mobilità privata, la mano invisibile dell’economia liberale schiacciata dalla mano lesta del sovrano statuale. E’ quel tale che si strappa tutti i capelli perché lo stato si indebita molto oltre il suo collo per arginare qualcosa di pericoloso, e che urla con timbro preficale contro la rinazionalizzazione di Alitalia. Anche chi abbia contratto il morbo e creda plausibilmente che il mercato è un regolatore non impeccabile ma attendibile e nella sostanza giusto per la creazione e distribuzione della ricchezza sociale, sempre che sia fondata sulla proprietà privata, dunque sull’individuo, infine sulla libertà civile, anche costui intuisce che in tempi di guerra (old fashion) o di carestia (old old fashion) o di pandemia (new fashion) lo stato è insuperabile.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


C’è il fissato bollato, una specie di modello per l’autocertificazione, e il fissato liberista. Il lib obsessed è quel tale che vede tutto quello che accade, comunque accada, dovunque e in ogni tempo, nello spettro ideologico della servitù pubblica dilagante sulla disinvolta mobilità privata, la mano invisibile dell’economia liberale schiacciata dalla mano lesta del sovrano statuale. E’ quel tale che si strappa tutti i capelli perché lo stato si indebita molto oltre il suo collo per arginare qualcosa di pericoloso, e che urla con timbro preficale contro la rinazionalizzazione di Alitalia. Anche chi abbia contratto il morbo e creda plausibilmente che il mercato è un regolatore non impeccabile ma attendibile e nella sostanza giusto per la creazione e distribuzione della ricchezza sociale, sempre che sia fondata sulla proprietà privata, dunque sull’individuo, infine sulla libertà civile, anche costui intuisce che in tempi di guerra (old fashion) o di carestia (old old fashion) o di pandemia (new fashion) lo stato è insuperabile.

PUBBLICITÁ

  

Perfino se ricompri Alitalia e eroghi il “reddito di quarantena” (ascoltato a Radio 3) o la cassa integrazione anche per un solo non licenziabile lavoratore messo a spasso, si fa per dire, dal virus che lo chiude in casa. E poi, via, è intuitivo che se per esigenze di salute pubblica in senso non del tutto giacobino, puoi fermare un tizio che va a Follonica, se tu sia in divisa, domandargli che faccia a zonzo e multarlo o riaccompagnarlo a casa se risponda che stava andando a trovare un amico, è successo, bè, allora di che cosa mai vogliamo parlare?

  

PUBBLICITÁ

Gallidellaloggiamente, è tornata la nazione identitaria che quegli squinternati di storici suoi competitor pensavano fosse morta e sepolta (Corriere di ieri). In realtà non è tornato nessuno, è arrivato bensì un virus demoniaco, e si fa uno sforzo per affamarlo impedendogli di trasferirsi dall’uno all’altro in tempi e modi tali da distruggere, insieme con qualche milione di persone, l’intero sistema di cura. Il che è possibile solo via ordinanze, come nello stato moderno predemocratico, come nel Medioevo feudale e poi imperiale, ma è compatibile con la sopravvivenza di un tasso discreto di libertà economica, civile, sociale, individuale e con il disdegno che ha giustamente messo di lato il concetto chiuso e nazionalistico di nazione identitaria, sangue e suolo e altre rischiose pulsioni esistenti ma troppo insistenti.

 

Autogoverno non è anarchia, quelli sono altri sogni, migliori da sognare quando a casa tutti bene. Certo i nazionalsocialisti di ogni foggia e gallidellaloggia hanno gioco facile quando i liberisti libertari neo e sfrenati liberali fanno tutta quella ammuina. Quando il fissato guarda con disprezzo il sacro lenzuolo statale della rianimazione, le siringhe, tutti quegli impiegati della sanità pubblica diventati eroi civili e assistenti materiali e spirituali dei disgraziati che finiscono in ospedale sotto i ventilatori, quando si adonta per lo spirito di comunità che imbolsisce e insieme rafforza le retoriche nazionali fino ai sacrosanti balli e canti tribali dal balcone, quando pensa che l’agio fiscale improvviso, la bonanza necessaria per la sopravvivenza del nucleo familiare, sia un’occasione di spesa pubblica improduttiva, curativa, medicale, insomma qualcosa che serve a impedire l’incendio del villaggio.

PUBBLICITÁ