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La confusa gestione delle epidemie di Michele Emiliano

Annarita Digiorgio

Dalla Xylella al coronavirus. La messa di piazza con il Papa, “è simile all’influenza”, infine il “catastrofico errore”. Il presidente della regione Puglia alle prese col virus

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Taranto. Il coronavirus è arrivato in Puglia e siamo già all’inchiesta per epidemia colposa, aperta dalla procura di Foggia. Ed è anche l’ultima plateale performance di Michele Emiliano.

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Taranto. Il coronavirus è arrivato in Puglia e siamo già all’inchiesta per epidemia colposa, aperta dalla procura di Foggia. Ed è anche l’ultima plateale performance di Michele Emiliano.

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A San Marco in Lamis (Foggia), un defunto viene trovato positivo dopo che le autorità ne hanno autorizzato il funerale prima dell’esito del tampone, nonostante la famiglia avesse sin dall’inizio avvisato che l’uomo era stato nella zona gialla. E così risultano positivi due parenti, il medico di base e sua moglie: 87 partecipanti ai funerali vengono messi in quarantena, ma è a rischio mezza città. Emiliano, che è presidente di regione e assessore alla Sanità, parla di “errore catastrofico” e scarica la responsabilità sul medico legale. Ma il suo atteggiamento verso il coronavirus è stato sin dall’inizio disattento e contraddittorio. Tutto inizia con la grande messa del Papa in piazza a Bari, domenica 23 febbraio, alla presenza di vescovi di 20 paesi del Mediterraneo, del presidente Mattarella, di ministri e parlamentari: 50 mila persone da tutta Italia, e naturalmente Emiliano a fare gli onori di casa. Da giorni gli esperti chiedevano di annullare l’evento: per l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco era “un caso da manuale per diffondere contagio”, e il virologo Roberto Burioni aveva invitato i pellegrini a pregare da casa. Ma Emiliano, pregustando la foto opportunity con il Papa e Mattarella, sentenziò: “Bisogna spiegare che non è una malattia molto diversa dalle altre influenze… è un virus che siamo perfettamente in grado di fronteggiare”. Le ultime parole famose, speculari a quelle con cui annunciò di aver portato la Puglia fuori dall’emergenza epidemica di Xylella. 

  

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Il giorno dopo, il 24 febbraio, come chiesto dal governo, viene istituzionalizzata la task force regionale e a capo ovviamente c’è Emiliano, che per caso, curriculum o megalomania è anche assessore alla Sanità (oltre che all’Agricoltura). Da quel giorno si mette la maglietta della Protezione civile personalizzata col suo nome (cosa che neanche Salvini ha mai fatto) e ogni sera manda il bollettino a sua firma. Quando arriva il primo caso in Puglia, scoppia il giallo del paziente di Torricella  scappato da Codogno. Il primo a rivendicarne la conoscenza è un medico di Torricella che è anche consigliere regionale di maggioranza di Emiliano. Dice di essere stato contattato dal paziente che aveva avuto il permesso di partire, e di aver poi avvertito i sanitari. Su come sia potuto tornare da Codogno, già dichiarata zona rossa, ci sono diverse versioni: il sindaco dice che non era mai stato a Codogno, il dirigente della Asl dice che ci è andato prima che diventasse zona rossa, il paziente dice che era libero di muoversi per Codogno. Si scoprono positivi anche moglie e fratello ed Emiliano chiude tutte le scuole della provincia di Taranto. A quel punto parte la verifica per mettere in quarantena i 113 passeggeri del volo con cui il paziente era rientrato a Torricella. E’ Emiliano in prima persona a guidare le ricerche, ma restano ancora 31 passeggeri introvabili, e potenzialmente contagiati, liberi in giro per la Puglia. Ma per Emiliano la situazione è sotto controllo. Il giorno dopo si tiene in commissione regionale Sanità un’audizione sul virus. “Non desertificherò la Puglia – dice Emiliano –. Il pericolo maggiore, dopo il virus, sono le parole. E per questo stiamo cercando di parlare il meno possibile”. Dal giorno dopo tiene una conferenza stampa al dì, in divisa della Protezione civile.

 

Mentre ancora dice che l’emergenza in Puglia non esiste, scrive al ministro Franceschini chiedendo lo stato di calamità e contributi a pioggia per almeno 3 milioni di euro per le imprese del turismo musica e spettacolo. Nel frattempo annuncia l’istituzione dei triage presso otto ospedali con reparto infettivologia, solo che non riesce ad avvisare tutti i pazienti, che si recano dove ci sono i pronto soccorso. E così dopo qualche giorno cambia anche quella direttiva: si passa alle tende negli ospedali. Triste ironia della sorte, una tenda allestita per emergenza coronavirus viene spazzata via dal vento: un’immagine simbolica di cos’è la sanità in mano a Emiliano. Il “catastrofico errore” di San Marco in Lamis è solo un prodotto di questa gestione disordinata. In fin dei conti Emiliano non è riuscito a fermare la Xylella, figuriamoci il coronavirus. 

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