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Adesso la società civile è la prima a mollare i Cinque stelle

David Allegranti

Tra espulsioni e addii, i grillini fanno scappare tutti i “competenti” che avevano messo in campo alle elezioni politiche del 2018

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Roma. La mitologica società civile recupera ciclicamente spazi, adesso tocca al Pd che propone alla scrittrice Chiara Gamberale la presidenza del partito o a Italia Viva che avrebbe voluto candidare la giornalista Federica Angeli alle suppletive nel collegio di Roma. Con i Cinque stelle invece succede esattamente il contrario: è la società civile, anche quella presunta, a essere espulsa dai grillini o ad allontanarsene. Nelle ultime settimane i grillini hanno perso pezzi proprio fra quei campioni della “civicità” che su indicazione dell’ex capo politico Luigi Di Maio erano stati candidati a furor di Casaleggio Associati. Si ricorderà la funambolica presentazione di due anni fa al tempio di Adriano, in cui Di Maio si sdilinquiva in una lunga serie di professore, dottore, avvocato, come a sottolineare l’alto tasso di competenza presente fra i futuri parlamentari. Orbene, Gianluigi Paragone è stato espulso e ora fa video caricaturali (anche di se stesso) in cui ha il ciuccio in bocca e si toglie una cravatta dal collo. Lorenzo Fioramonti, già ministro dell’Istruzione, ha accarezzato l’idea di fare il leader di un presunto fronte progressista a metà fra i Cinque stelle, il Pd e gli ambientalisti ma per ora è stato superato al centro da Beppe Conte che gode dell’immutata stima dei dirigenti del Pd, a partire da Dario Franceschini, l’elemento in comune che hanno i grillini e il partito di Zingaretti. Gregorio De Falco, “salga a bordo cazzo!”, è stato espulso nel dicembre 2018 e ha dunque mollato gli ormeggi da tempo. Vincenzo Zoccano, già candidato alle elezioni del 2018 (non eletto), ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe a Famiglia e Disabilità del primo governo Conte, poche settimane fa ha lasciato il M5s, accusando l’ex partito di “relegare la disabilità ai margini”. Zoccano è dispiaciuto per aver lasciato “un Movimento che in origine era nato per cambiare il paese e a cui ho creduto, ma che nel tempo si è impantanato nelle ‘acque paludose’ delle vecchie logiche ‘illogiche’, partitiche e politiche”.

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Roma. La mitologica società civile recupera ciclicamente spazi, adesso tocca al Pd che propone alla scrittrice Chiara Gamberale la presidenza del partito o a Italia Viva che avrebbe voluto candidare la giornalista Federica Angeli alle suppletive nel collegio di Roma. Con i Cinque stelle invece succede esattamente il contrario: è la società civile, anche quella presunta, a essere espulsa dai grillini o ad allontanarsene. Nelle ultime settimane i grillini hanno perso pezzi proprio fra quei campioni della “civicità” che su indicazione dell’ex capo politico Luigi Di Maio erano stati candidati a furor di Casaleggio Associati. Si ricorderà la funambolica presentazione di due anni fa al tempio di Adriano, in cui Di Maio si sdilinquiva in una lunga serie di professore, dottore, avvocato, come a sottolineare l’alto tasso di competenza presente fra i futuri parlamentari. Orbene, Gianluigi Paragone è stato espulso e ora fa video caricaturali (anche di se stesso) in cui ha il ciuccio in bocca e si toglie una cravatta dal collo. Lorenzo Fioramonti, già ministro dell’Istruzione, ha accarezzato l’idea di fare il leader di un presunto fronte progressista a metà fra i Cinque stelle, il Pd e gli ambientalisti ma per ora è stato superato al centro da Beppe Conte che gode dell’immutata stima dei dirigenti del Pd, a partire da Dario Franceschini, l’elemento in comune che hanno i grillini e il partito di Zingaretti. Gregorio De Falco, “salga a bordo cazzo!”, è stato espulso nel dicembre 2018 e ha dunque mollato gli ormeggi da tempo. Vincenzo Zoccano, già candidato alle elezioni del 2018 (non eletto), ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe a Famiglia e Disabilità del primo governo Conte, poche settimane fa ha lasciato il M5s, accusando l’ex partito di “relegare la disabilità ai margini”. Zoccano è dispiaciuto per aver lasciato “un Movimento che in origine era nato per cambiare il paese e a cui ho creduto, ma che nel tempo si è impantanato nelle ‘acque paludose’ delle vecchie logiche ‘illogiche’, partitiche e politiche”.

 

Andrea Mura, velista, skipper, noto alle cronache per le sue assenze in Parlamento e per aver fatto il deputato, si fa per dire, fra il 23 marzo e il 27 settembre 2018, è stato espulso dopo aver spiegato in un’intervista che il suo sarebbe stato più un ruolo di testimonial per la difesa degli oceani che non di parlamentare (l’indennità però la prendeva lo stesso) e che avrebbe potuto far politica anche a bordo di una barca senza andare in Parlamento, sede di lavoro. E’ stato espulso e poi s’è dimesso ma potenzialmente avrebbe potuto rivoluzionare il concetto di teledeputato. C’è poi Ugo Grassi, giurista, noto per aver preparato il testo per l’impeachment di Mattarella su richiesta di Di Maio, nel frattempo passato alla Lega. Anche Salvatore Caiata, da Potenza con furore, è passato ai sovranisti: Fratelli d’Italia però. Catello Vitiello, che aveva la colpa d’essere stato un fratello muratore, è in Italia Viva. Gianluca Rospi, dottorato di ricerca in architettura, costruzioni e strutture, ha approfittato del Natale per riflettere: “Manovra di Bilancio a parte, non è più tollerabile una gestione verticistica e oligarchica del gruppo parlamentare con il risultato che ristrette minoranze decidono per la maggioranza; il M5S non vuole più dialogare, con la base che si limita a veicolare le scelte prese dall’alto senza più essere portatrice di proposte”. Nunzio Angiola, ordinario di Economia Aziendale a Foggia, ha detto che il suo  dissenso “non deriva da un mio personale cambiamento di opinioni, ma dalla presa d’atto che, chi più chi meno, i vertici del Movimento hanno preferito trincerarsi in una chiusura pregiudiziale nelle proprie granitiche convinzioni”. Insomma, come nelle migliori relazioni che finiscono: non sono io, sei tu.

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