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Emiliano inaugura (di nuovo) il Frecciarossa che aveva soppresso

Annarita Digiorgio

Il treno che il 26 ottobre non era indispensabile, due mesi dopo per il governatore pugliese ridiventa un’importante connessione

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Taranto. “Questo treno rappresenta il risultato dei nostri sforzi istituzionali per avvicinare l’alta velocità a Taranto, grazie alla sinergia e alla collaborazione con la Regione Basilicata. Ma c’è di più. Su quei binari corrono anche le nostre speranze, per riportare Taranto al centro dell’attenzione nazionale. Il nostro viaggio è solo all’inizio”. Così a dicembre 2016 con una diretta Facebook, alle 5.48 di mattina dalla Stazione di Taranto, Michele Emiliano inaugurava il nuovo Frecciarossa, che non è un Frecciarossa (non essendoci rete alta velocità sotto Salerno), che è pagato dalla Basilicata, e che dopo nove ore e mezzo e 12 fermate arrivava a Milano.

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Taranto. “Questo treno rappresenta il risultato dei nostri sforzi istituzionali per avvicinare l’alta velocità a Taranto, grazie alla sinergia e alla collaborazione con la Regione Basilicata. Ma c’è di più. Su quei binari corrono anche le nostre speranze, per riportare Taranto al centro dell’attenzione nazionale. Il nostro viaggio è solo all’inizio”. Così a dicembre 2016 con una diretta Facebook, alle 5.48 di mattina dalla Stazione di Taranto, Michele Emiliano inaugurava il nuovo Frecciarossa, che non è un Frecciarossa (non essendoci rete alta velocità sotto Salerno), che è pagato dalla Basilicata, e che dopo nove ore e mezzo e 12 fermate arrivava a Milano.

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Quel viaggio è durato tre anni fino a quando di fronte all’annuncio della Basilicata di sopprimere la fermata di Taranto (poiché non si era vista corrispondere il dovuto dalla Puglia), Michele Emiliano ha ammesso di aver fatto correre quelle speranze sui binari sbagliati, ma soprattutto di non avercele imbarcate lui: “La barzelletta che la Regione Puglia avrebbe tagliato i fondi del Frecciarossa da Taranto non fa ridere, fa piangere di vergogna chi l’ha inventata. Innanzitutto la Regione Puglia non ha mai pagato il Frecciarossa 1000 né si è mai impegnata in tal senso, non potendo utilizzare soldi pubblici destinati al trasporto pubblico locale per finanziare linee di trasporto nazionale. La Regione Basilicata ha chiesto alla Puglia di farsi carico del 25 per cento del costo sostenuto dai lucani nei confronti di Trenitalia, pari a 3 milioni di euro l’anno, e chiede inoltre il medesimo contributo anche per le due annualità pregresse. Dati Trenitalia attestano che i passeggeri saliti e scesi a Taranto sono mediamente 40 a tratta. Per questo esiguo numero la Regione dovrebbe sottrarre 825 milioni di euro l’anno. La decisione toglie a Taranto un collegamento utile, ma non certo indispensabile. Taranto infatti è oggi già collegata a Milano da una coppia di Frecciabianca con tempi di percorrenza pari a 8 ore e 40 minuti, di per sé già più veloci del Frecciarossa lucano che impiega 9 ore e 23 minuti. Il tutto a zero oneri per il bilancio regionale”. Non pare vero, ma queste cose le ha scritte Emiliano con un post su Facebook il 26 novembre 2019, concludendo: “Amareggia constatare che su queste questioni si montino intollerabili speculazioni politico elettorali senza rendersi conto che si rischia di privilegiare l’interesse dei pochi rispetto all’interesse pubblico generale a cui ogni amministratore pubblico deve guardare”.

 

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Questo fino al 31 dicembre 2019, quando Emiliano fa un nuovo annuncio: “Dal 1° gennaio 2020 il treno Frecciarossa che parte da Metaponto per Milano passerà anche da Taranto. Si tratta di un importante connessione per la città. Una sfida vinta grazie a un accordo tra Regione Basilicata e Regione Puglia”.

 

E così il treno che il 26 ottobre non era indispensabile, due mesi dopo ridiventa un’importante connessione. Così importante che i passeggeri che partono da Taranto sono sempre 40, che il Frecciargento costa la metà, ci mette un’ora di meno, e parte a un orario molto più comodo dal momento che alle 5.28, orario di partenza del Frecciarossa (anticipato di un’altra mezz’ora), e a mezzanotte e sette, orario di arrivo, non vi è alcun mezzo di trasporto pubblico locale (quelli di responsabilità degli enti territoriali) per raggiungere la stazione di Taranto.

 

E i soldi che fino a un mese prima la Basilicata voleva sottrarre al bilancio pugliese, diventano per Emiliano “una collaborazione tra due regioni del sud”. “La Puglia pagherà”, ha detto l’assessore lucano Metta, come del resto aveva detto Emiliano a Pittella quando tre anni fa, partito col primo treno inaugurale, da Taranto scese a Potenza. Quindi magari ora insieme al treno non indispensabile diventato strategico, lo diventeranno anche i soldi che ci metteremo e l’interesse di pochi (40 passeggeri) diventerà l’interesse pubblico generale.

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Del resto Emiliano pure di Mittal diceva che “è venuto in Italia per far cadere il governo Conte” e ora invece vuole diventarci socio in una fabbrica che voleva chiudere perché “totalmente illegale” (ma non l’ha mai detto), che tap è come Auschwitz (ma non l’ha mai detto) e che il blocco all’eradicazione degli ulivi infetti era una liberazione (ma non l’ha mai detto). E il treno che parte alle 5.48 da Taranto non l’ha mai preso.

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